È appena uscito in Italia il film L’amore dura tre anni, esordio alla regia di Frédéric Beigbeder (che è anche autore del romanzo da cui è tratta la pellicola), e già si scatenano due fazioni agli antipodi: i pessimisti che sostengono duri anche meno, soprattutto se si parla di passione e di focose giravolte nel letto; e gli ottimisti convinti che alla fine i sentimenti vincano su ogni traversia sessuale e non. Proprio come succede nel film al cinico Marc Marronier (Gaspard Proust), critico letterario di giorno e cronista mondano di sera. La sua visione della vita, e quindi dell’amore, vira al disincanto spinto: tutto ha una data di scadenza e l’amore resiste allo sfregio della quotidianità al massimo tre anni, il tempo che ci ha messo il suo matrimonio ad andare a rotoli. Poiché siamo in una scafata commedia francese, Marc non può evitare di innamorarsi della bellissima Alice: con grande sorpresa, il giorno del terzo anniversario, si risveglierà ancora più innamorato della sua splendida ragazza… Ma inganni della fiction a parte, che cosa succede nella realtà, quando si devono affrontare le delusioni inflitte dal proprio lui che russa come un ornitorinco e dalla propria lei che si mette la maschera al cetriolo (contro le rughe, ma in definitiva contro ogni tentazione) invece del reggicalze rosso?