“A Dangerous Method”: rapporto tra psicoanalista e paziente

  • 27 10 2011

Film che esplora una tematica ambivalente e discussa: il rapporto tra psicoanalista e paziente. Dal divieto assoluto, imposto dal codice deontologico, di frequentare il paziente da parte dello psicoanalista alle differenze dei metodi di Freud e Jung. Abbiamo chiesto allo psicoanalista, Prof. Roberto Pani, un'interpretazione del film che coniughi cinema e psiconalisi.

A Dangerous Method“, film di David Cronenberg presentato a Venezia 2011, racconta il periodo di frequentazione dei due psicoanalisti Carl Gustave Jung (Michael Fassbender) e Sigmund Freud. Amicizia che nasce all’incirca nel 1906-1914, periodo durante il quale Jung cominciò a scrivere da Zurigo – dove viveva – al maestro Freud e poi aderì alla psicoanalisi con entusiasmo e passione. La corrispondenza con il padre della psicoanalisi iniziò nel 1906 in occasione del trattamento della giovane Sabina Spielrein (Keira Knightley), malata seriamente d’isteria, e curata seguendo il metodo freudiano. Jung incontrò il maestro per la prima volta a Vienna nel 1907. In seguito lo incontrò nuovamente a Zurigo, dove scrissero un libro insieme.

Durante la cura di Sabina, il rapporto tra Jung e la paziente si fa sempre più stretto. Mentre la paziente migliora in modo considerevole fino al punto di voler intraprendere lei stessa la professione di psichiatra, Freud chiede a Jung di prendere in cura lo psichiatra Otto Gross, contestatore del metodo psicoanalitico freudiano.

Jung si lascia influenzare dalle pregiudicate teorie di Gross, e infrange il setting previsto dal maestro Freud riguardante il codice deontologico del rapporto tra medico e paziente, iniziando una relazione passionale con Sabina.

Il film appare attraente non tanto per la cronaca storica, che riproduce abbastanza fedelmente seppur con qualche sbavatura, gli avvenimenti, così come accaddero; quanto perché è incentrato sulla storia d’amore alquanto piccante che nacque tra Jung e Sabina, la quale si rivolse in seguito, anche a Freud, aderendo alle sue idee più di quanto avesse aderito a quelle del suo amante Jung” – sostiene lo psicoanalista Roberto Pani, docente all’Università di Bologna.

Si tratta di una storia romanzata o di una storia vera?
“Il primo ad occuparsi del rapporto tra Sabina Spielrein, Jung e Freud fu lo psicoanalista junghiano Aldo Carotenuto nel 1980 con il libro “Diario di una segreta simmetria”, mentre il cinema aveva affrontato l’argomento con lo svedese “Il mio nome era Sabina Spielrein” (2002) e con il poco riuscito “Prendimi l’anima” (2003) di Roberto Faenza.
Nel 1909 Jung, assieme a Freud e Ferenczi, andò alla Clark University di Worcester, nel Massachusetts, dove Freud relazionò in 5 conferenze il metodo psicoanalitico che si diffuse rapidamente in tutta America”.

Differenze tra il metodo freudiano e junghiano
“Durante il lungo viaggio in nave i due pionieri della psicoanalisi analizzarono reciprocamente i loro rispettivi sogni. In questa psicoanalisi sull’oceano, dove i due fungevano entrambi da psicoanalisti e da pazienti, Freud manifestò un atteggiamento di reticenza su alcuni particolari della sua vita privata che invece sarebbero serviti a Jung per una più attenta interpretazione.

Ad aggravare questa situazione però fu il fatto che Freud su questo punto dichiarò il motivo della propria inibizione a raccontarsi: non poteva permettersi la libertà di mettere a repentaglio la sua autorità. Proprio in quel momento Jung cominciò a mettere in discussione la propria stima per Freud cosa che avrebbe condotto alla fine del loro rapporto. Nel 1910 nacque l’Associazione Psicoanalitica Internazionale di cui Jung fu eletto presidente.

In questo periodo, Jung iniziò a essere descritto come il “delfino” della psicoanalisi, il possibile successore di Freud alla guida del movimento psicoanalitico.

Il punto centrale delle differenze teoriche consisteva nel concepire diversamente la libido: mentre per Freud la base della psiche risiedeva nelle pulsioni sessuali, Jung proponeva di riarticolare ed estendere l’aspetto teorico di libido, rendendolo così estensivo anche di altri aspetti dell’energia psichica.

La sessualità per Jung passa così dall’essere la base unica e centrale nella metapsicologia freudiana, a base importante ma non esclusiva della vita psichica.
In altre parole, la libido tutta rappresenta l’energia psichica in generale, motore di ogni manifestazione umana, compresa la sessualità.”

E’ un film interessante dal punto di vista psicoanalitico?
“Considero il film molto interessante anche per i non addetti ai lavori, sia per la garbatezza con cui viene trattato il periodo storico, il giusto ritmo e per l’identificazione che suscita nello spettatore di fronte ad una controversa storia di passione tra psicoanalista e paziente. Sabina diventerà psichiatra e si occuperà analiticamente di psicoanalisi infantile divenendo famosa.”

(Ringraziamo il professor Roberto Pani, psicologo clinico e psicoanalista in Bologna)

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