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Come affrontare la bocciatura di tuo figlio

I consigli dell'esperta per trasformare la bocciatura a scuola in un'opportunità di crescita

Come affrontare una bocciatura alle scuole superiori? Oggi l’eventualità non costituisce una sorpresa. Spiega Barbara Repossini, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa con studio a Legnano, «nel momento in cui si prospetta una bocciatura i genitori vengono avvisati dalla scuola».

Registri online e incontri con i docenti dovrebbero rappresentare una possibilità importante in grado di mettere in relazione famiglia e scuola, tuttavia il dialogo non sempre è costruttivo, ecco perché diventa importante riflettere con onestà e aiutare un figlio a trasformare questo evento frustrante in un insegnamento utile per il futuro.

La pagella del primo quadrimestre costituisce un indizio da tenere in considerazione. La bocciatura può umiliare, mettere in crisi e portare a un contrasto insanabile fra individuo e scuola, con il rischio di distruggere l’amore per lo studio. L’esperta ricorda che «alla base della bocciatura in primis c’è una scelta sbagliata, in secondo luogo la poca motivazione. Qualche volta la mancanza di impegno è connessa alla voglia di iniziare presto un percorso lavorativo».

Come si comportano i genitori rispetto alle scelte dei figli? Attenzione alle aspirazioni o gli obiettivi che possiamo nutrire a livello inconscio. «I genitori tendono a considerare la scuola come qualcosa che deve dare ai maschi una base lavorativa, per questo si privilegiano ragioneria oppure una scuola tecnica nel caso dei figli, per cui si investe in attività con un aspetto pragmatico. Le ragazze invece sono orientate verso licei, linguistico e psicopedagogico, senza trovare ostacoli da parte delle famiglie».

Fare scelte è difficile a ogni età e quanto più si è giovani, tanto maggiore è la difficoltà per conquistare la propria autonomia decisionale. Di frequente gli adulti considerano ragazzi e bambini incapaci di scegliere in modo adeguato, per questo finiscono per prendere decisioni importanti al posto dei figli, dallo sport alla scuola da frequentare.

«I genitori in genere considerano i risultati raggiunti durante le scuole medie, tuttavia è chiaro che si tratta di capacità e carichi di studio differenti. Il percorso di uno studente non sempre è predittivo rispetto alle scuole successive» spiega l’esperta.

Avere la possibilità di seguire le proprie inclinazioni è ciò che può permettere a un giovane di affrontare a testa alta la giornata e la scuola, sviluppare amore per lo studio, dedicarsi attivamente alla ricerca di ciò che reputa interessante per il futuro, ricorda Barbara Repossini dopo anni di lavoro agli sportelli d’ascolto psicologico.

«I genitori dovrebbero osservare le attitudini e non basarsi sulle loro aspettative». Quando la scuola non è quella giusta, seguire le lezioni e dare prova di adattabilità diventa più difficile: ci si sente sbagliati, ma è la scuola a essere inadatta.

Seguire con fatica matematica o latino nel caso di uno studente con potenzialità nel disegno o doti manuali è frustrante, rischia di esaurire il suo entusiasmo e far crollare l’autostima. Imparare a valutare con onestà le proprie aspettative è fondamentale per migliorarsi come esseri umani e genitori.

«Dietro una bocciatura possono essere presenti anche problemi più importanti, legati a conflittualità familiari, di carattere o connesse alla crescita» chiarisce l’esperta, che aggiunge «mai sottovalutare il metodo. Oggi in molte scuole esistono progetti e momenti di formazione che aiutano a acquisire un metodo diverso: le scuole superiori rappresentano un salto a livello cognitivo».

«Non è il ragazzo a essere sbagliato: scorretto è il suo approccio allo  studio» conclude Barbara Repossini: «Impariamo a scindere i comportamenti dal giudizio alla persona. Non si deve mai mettere in discussione la capacità di potercela fare di un figlio».

Inoltre, anche se un adolescente apparentemente sa gestire la giornata in maniera autonoma vive un capitolo di vita in cui il supporto e l’accompagnamento di un adulto sono ancora fondamentali. «Si combatte la mancanza di impegno e la tendenza a fuggire dalle responsabilità stando insieme a un figlio».

L’esperta avverte poi che «colpevolizzare gli insegnanti non è utile. Attraverso la poca messa in discussione si tende a prendere le difese dei ragazzi: una modalità che si ritorce contro i figli».

Durante la giornata è importante sapere che cosa fa un ragazzo, avere sott’occhio i voti e ciò che sta attraversando. Stare seduti a studiare insieme non serve ed è controproducente; al contrario realizzare un’alleanza positiva con la scuola, leggere insieme e scegliere la discussione come modalità di confronto, dagli argomenti scolastici alla questioni personali, è proficuo e aiuta a creare relazione.

Sviluppare la capacità di impegnarsi contiene una lezione importante, perché allena e stimola al raggiungimento degli obiettivi che consideriamo importanti: un passaggio fondamentale verso la maturità e l’indipendenza emotiva.

Al tempo stesso fondamentale è osservare i segnali, perché permette di effettuare le scelte più idonee, come un eventuale cambio di istituto o il ritiro a metà anno, sfruttando il semestre o un biennio di recupero. «Si deve cercare una soluzione e un nuovo indirizzo di studi nel momento in cui capisco si capisce che la scuola non fa per il figlio».

Proibire il motorino? Non è utile. Più dell’aspetto punitivo, diventa positivo dare e far capire l’importanza dei limiti. Usare l’estate per studiare con una guida, ogni giorno qualche ora, è già una punizione sufficiente.

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