guarire dalla depressione

Si guarisce dalla depressione?

È la domanda che si pongono tutti i depressi nel mondo, compresi quelli che non riescono a confessare il male nemmeno a se stessi. Lo chiediamo all'esperto

Depressione: non deve essere confusa con la malinconia

Da non confondere con la normale malinconia, la depressione è uno stato di prostrazione e profondo abbattimento psicologico che si accompagna a sintomi fisici,  quali: forte stanchezza, spossamento, disturbi del sonno e  dell’appetito. Il pianto inoltre è frequente e l’emotività è labile.  L’abbattimento è talmente forte che diventa difficile – quando non  addirittura impossibile – gestire situazioni quotidiane, che vanno dalle  attività lavorative a quelle sociali; dalla cura della persona a quella  della propria abitazione.

Difficile sintetizzare la definizione della depressione in poche righe: occorrerebbe un trattato. Ci limitiamo con molta cautela a distinguere la depressione in “semplice”  e “maggiore“. All’interno di quest’ultima si differenzia inoltre la depressione bipolare, che è caratterizzata da ciclotimia dell’umore, ovvero alternanza da stati di abbattimento totale (fino all’incapacità di alzarsi dal  letto) a stati di euforia maniacale, connotati da una forte eccitazione  comportamentale, che può indurre il soggetto a compiere azioni senza  controllo o comportamenti impulsivi, come ad esempio la guida  spericolata senza rispettare il codice della strada.

Dunque il tempo è un fattore da tenere in considerazione…
“Se i sintomi depressivi durano circa  3 mesi, e poi gradualmente passano, probabilmente si è di fronte ad un  caso di depressione reattiva ad un evento particolarmente traumatico.
Se invece superano i 3 mesi non si parla più di depressione reattiva, ma endogena, che non è dovuta ad un avvenimento preciso, ma è originata da una situazione profonda.  A volte la depressione è una manifestazione di una situazione psichica  latente che soggiace silenziosa da qualche tempo – dentro di sè – ed  improvvisamente si rivela in occasione di eventi apparentemente banali”.

Si guarisce dalla depressione?
“Si migliora moltissimo con la cura psicoterapeutica già entro i primi 6 mesi dalle prime sedute. I sintomi sono alleviati, e  la persona si sente molto meglio. Ciò è tanto più osservabile nelle  persone che hanno una lunga storia di depressione, poiché, grazie alla relazione terapeutica con lo psicoterapeutica, si sentono meno sole e abbandonate.
La  psicoterapia può alleviare il dolore sia fisico che psicologico. La  guarigione invece richiede più tempo, che non può essere quantificato”.

Quando è il caso di consultare uno specialista?
“Quando, oltre a pensieri tristi e negativi, si presentano sintomi fisici come: inappetenza, insonnia, risvegli precoci, stanchezza parossistica,  atteggiamento di grande fatica, vari disturbi psicosomatici, legati a  difficoltà respiratorie e digestive. Se il tono dell’umore è fortemente  angosciato è bene parlarne con uno specialista – sostiene lo psicologo clinico Roberto Pani, docente all’Università di Bologna – soprattutto se il complesso dei sintomi non scompare nell’arco di circa 3 mesi.
È  bene consultare innanzi tutto, il medico di famiglia, che può avallare  il ricorso alla visita specialistica, ed eventualmente indirizzare il  paziente dallo psicoterapeuta e/o dallo psichiatra (La differenza consiste nel tipo di trattamento ndr)”.

Lo psichiatra curerà la depressione dal punto di vista farmacologico, lo psicoterapeuta invece tenderà ad indagarne le cause (orientamento psicoanalitico) oppure a fornire un supporto e a modificarne il comportamento (orientamento cognitivo-comportamentista). Le due cure possono coesistere.
“Nelle  situazioni di depressione maggiore è indispensabile la cura  farmacologica, in quelle più leggere è sufficiente il trattamento  terapeutico, costituito da vari indirizzi di psicoterapia – prosegue lo  psicologo clinico Prof. Pani

A che età si manifestano i primi sintomi di depressione?
“Non  c’è un’età precisa: persino i bambini possono manifestare sintomi  melanconici. Generalmente la depressione in senso clinico si manifesta  durante l’adolescenza e verso l’età l’adulta, dopo i 20 anni.  Nel bambino non si parla di depressione, perché è in corso  un’evoluzione della mente, ed eventuali melanconie possono essere  ricondotte ad episodi di tipo reattivo”.

L’amore cura la depressione?
“Domanda delicata. Se durante il percorso di cura, si verifica un incontro fortunato con una persona con cui si instaura una buona relazione affettiva, il depresso ha maggiori probabilità di guarigione.
L’amore guarisce, certo, però non bisogna fare confusione tra una situazione clinicamente patologica – come la depressione – e la  pretesa di guarire grazie all’amore passionale. In questo caso l’amore  non guarisce il depresso, perché spesso questo amore è confuso con un bisogno di essere amati. In altre parole, l’amore può dare una soddisfazione momentanea.

Quanto più il depresso progredisce nel suo “percorso di cura”, tanto più è in grado di innamorarsi e di condividere l’amore con qualcuno: in questo senso guarisce. L’amore non risolve di per sé. Del resto, è difficile innamorarsi quando si è depressi.

È  indispensabile che il soggetto faccia progressi, perché altrimenti non è  amore, ma solo soddisfazione di un bisogno del momento. Il bisogno  urgente di essere amati fa sì che si proietti sul primo che si incontro i  sogni d’amore: non c’è lo spazio psichico per vedere l’altro com’è  realmente.”

Ci possono essere ricadute nel percorso di cura?
La cura non procede seguendo un percorso lineare, ma a zig a zag: 3 passi avanti e 2 indietro; 5 passi avanti e 4 indietro”.

Come mai ci si vergogna della depressione? E non ci si cura?
“È insita nella depressione l’autosvalutazione di sé. Il soggetto depresso, quindi, sentendosi in condizione precarie  di fragilità e di debolezza, ha vergogna di confessare la propria  depressione. Rivelarla fa sentire ancora più indegni, pertanto si tende a  nascondere. Ciò perché i disagi psicologici sono associati a debolezza e colpa.
Il depresso è come se si sentisse in colpa e in dovere di autopunirsi. In realtà il depresso non ha fatto nulla di male.”

La depressione è ancora così misconosciuta?
“Ci  sono molti più depressi di quanto si creda. Le ultime statistiche di  psichiatria mondiale parlano addirittura del 50%, percentuale in cui  dobbiamo includere anche le depressioni non riconosciute, non  diagnosticate e trascurate.
Una volta si nascondevano molto di più.  Oggi fortuntamente la depressione non viene vista come male oscuro: è  più riconosciuta anche perché non si può nascondere più di tanto. Però  ammetto che fino a 20 anni fa la depressione era negata prima a se  stessi e poi agli altri”.

Ringraziamo il Prof. Roberto Pani, autore insieme a Roberta Biolcati e Samanta Sagliaschi del manuale
Psicologia clinica e psicopatologia per l’educazione e la formazione, edito da Il Mulino, Bologna.

(Data la natura delicata del tema trattato, ricordiamo che questo articolo non costituisce materia di autodiagnosi).

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