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ITSO e l’impossibilità di disconnettersi

Da qualche tempo una nuova sindrome compulsiva sta facendo capolino nelle vite delle persone sempre connesse. Si tratta della ITSO. Abbiamo chiesto al Prof. Roberto Pani, Psicologo Clinico e Psicoanalista a Bologna, di cosa si tratta

Sempre connessi

ITSO è un acronimo che viene dalla lingua inglese, e che sta per Inability-to-switch-off, cioè, incapacità di disconnettersi.
Calandosi nelle situazioni reali, ci si riferisce ai mezzi elettronici, utilizzati in particolare sul lavoro, dai quali è difficilissimo staccarsi. Si tratta di un disturbo psicologico che proviene dal “mondo” (per mondo si intende realtà psicologica interiorizzata) dello stress da lavoro.

Secondo lo psicoanalista Roberto Pani: “Quando le persone si connettono a Internet e contemporaneamente scrivono, chattano, parlano al telefono, magari muovendosi e camminando con lo smartphone e il tablet, alla fine della (lunga) giornata sono sfiniti. Soprattutto se nel frattempo non hanno smesso di pensare ai loro progetti quotidiana di altra natura, come ad esempio cosa preparare per cena.

Con l’andare del tempo, le persone sempre connesse si esauriscono psichicamente e fisicamente.

Sintomi della ITSO

Nella lingua inglese, per connotare persone esaurite e sfinite da logoramento, in gergo medico si usa anche l’espressione psych out (ovvero, fuori contesto psichicamente, fuori di testa), oppure ci si riferisce al più noto burnout (bruciati). “In origine il burnout si riferiva alle professioni di aiuto (medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali) – continua l’esperto – ma oggi ha assunto anche il senso di “distress” in generale, ovvero una situazione di stress che dal punto di vista medico altera le condizioni psicofisiche. Nella pratica, avviene che sintomi quali la mancanza di interesse, una leggera depressione e la scarsa concentrazione prevalgono nella propria attività lavorativa e quotidiana”.

La ITSO è dunque uno stress da “iper-connettività”.

Contatto con la "realtà vera" (e non quella virtuale)

Professore, cosa bisognerebbe fare per non cadere in questa trappola?

“Sembra banale ripeterlo, ma occorre staccare spesso dal lavoro, magari per poco tempo, specialmente quando si lavora con gli strumenti elettronici e tecnologici.

È bene adottare piccole pause per mantenersi in contatto con il mondo, possibilmente con la parte piacevole dei rapporti umani reali.”

Un caffè in compagnia, una breve chiacchiera, sfogliare una rivista possono essere alcuni espedienti per disconnettersi.

Logorio da strumenti elettronici: perché?

Perché gli strumenti elettronici sono così logoranti?

“Utilizzando – ma sarebbe più corretto dire ‘inseguendo’ – tali strumenti la mente umana è costretta ad un’attenzione non naturale, basata su una logica tanto rigorosa quanto fallibile e fuorviante – spiega il Prof. Pani –  Errori della macchina (pc, smartphone, tablet ecc) o errori imputabili a noi (per esempio un documento non salvato, le batterie scariche sul più bello, il pc che va in tilt) possono provocare enormi frustrazioni, che spesso sfuggono alla nostra comprensione razionale.

La conseguenza è quella di sentirci affranti dalla rabbia impotente verso una macchina che paradossalmente dovrebbe facilitarci la vita quotidiana. E invece…tanto lavoro, tanto impegno, tante energie ed ecco che per un click si perde lavoro!

Non accendere quel computer

Nei casi più severi di ITSO i rapporti umani, interattivi e reali sono ridotti. La fantasia può essere inoltre imprigionata dal computer, che per giunta procura fastidio e stanchezza agli occhi e non da ultimo – ammettiamolo – non ci fa sentire sempre intelligenti.

Sembra un quadro allarmante. Suggerimenti?

“Molte aziende suggeriscono ‘pace & serenità‘, come se fosse un mantra catartico. Qualcuna, soprattutto in USA, arriva ad imporre il monito con più determinazione: ‘Non toccare i computer almeno la sera, fuori dall’ufficio’ – chiarisce il prof. Pani.

Alcune aziende infine si stanno finalmente rendendo conto della pericolosità per i loro dipendenti di essere sempre connessi, vivere il lavoro 24 ore su 24 sette giorni su sette.

Non si tratta di uno scherzo purtroppo: chi è affetto da ITSO non ce la fa proprio a staccare, neanche un attimo. Se lo smartphone emette un segnale, ogni pensiero, azione e movimento sono immediatamente sospesi per verificarne contenuto e mittente”.

Si avverte disagio anche se NON si ricevono messaggi

Il distress da iper-connettività elettronica non riguarda solo un sovraccarico di mail o messaggi difficile da smaltire, ma paradossalmente anche la loro mancanza: ricevere qualche messaggio in meno può lasciare un posto vuoto nella psiche.
Paradossale, ma è così. Soffrire per la mancanza di mail o chat è la prova inconfutabile che lo stress da logoramento ha causato la nuova sindrome di ITSO.

Una volta affetti da ITSO, cosa di deve fare per imparare a staccarsi? C’è possibilità di avere un rapporto normale con gli strumenti elettronici?

“Bella domanda…! Sì, penso che il solo fatto di iniziare ad accusare tale disturbo, e poter quindi segnalare tale compulsione e tale dipendenza costituisca un primo passo. Il soggetto affetto da ITSO può di per sé controllare il problema, cioè in modo autonomo, a meno che non sia gravissimo. In quest’ultimo caso è bene ricorrere a psicofarmaci e/o psicoterapia mirata e condotta da specialisti che conoscano bene la psicopatologia delle compulsioni.

Nei casi leggeri, l‘esortazione a staccare, anche facendo un viaggio ogni tanto può essere di aiuto.

Si ringrazia la gentile disponibilità del Prof. Roberto Pani, Docente di Psicologia Clinica all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

E tu cosa pensi di questo nuovo comportamento compulsivo? Discutine nel blog Dialogo con la psiche

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