Essere felici è un'arte, e l'arte aiuta ad essere felici. Non a caso esistono tantissime tecniche come la teatroterapia,la  musicoterapia, danzaterapia, che permettono di lavorare sulla psiche. "Ma gli studi hanno dimostrato che al di là delle metodologie, è l'esercizio artistico di per sé a dare benefici", spiega la psicoterapeuta Alice Natoli, "soprattutto quando si tratta di entrare in contatto con le proprie emozioni e liberarle".

"Un'emozione che non viene espressa infatti spesso si traduce in un disagio e malessere psichico che spesso non si riesce a esprimere a parole. Attraverso, l'espressione artistica si entra in una dimensione pre-verbale dell'esperienza e si riesce a dare una forma anche all’indicibile, suscitando a loro volta delle emozioni. In più l'emozione si  traduce in qualcosa di esterno, osservabile, e quindi condivisibile".

Non resta che scegliere un'attività a cui dedicarsi, per aumentare il benessere psicofisico ed esprimere le nostre potenzialità. Per scegliere, "bisogna seguire l'istinto. È la pancia che ci dice quale forma di espressione dà senso alla nostra emozione", spiega l'esperta.

Liberare le emozioni con l’arte

Danza, teatro, canto, scrittura, pittura... ogni forma d'arte può essere terapeutica e aiutarci a entrare in contatto con le nostre emozioni e liberarle, per essere più felici. Non resta che scegliere quella giusta per noi, con l'aiuto di 5 esperti

Tra tutte le forme arte con risvolti curativi, il teatro è forse quella che si è sviluppata di più, e in forme diverse: non si tratta però di salire su un palco per superare la timidezza, ma di fare un lavoro profondo su sé stessi, entrando in contatto con le proprie emozioni e il proprio corpo, riappropriarsene, per poterle prestare a un personaggio. “Giocare un ruolo diverso dal solito, in un contesto ludico come quello teatrale, aiuta l’evoluzione personale, perché si ha la possibilità di sperimentare delle alternative di comportamento, senza temere conseguenze nella vita reali e senza giudizio”, spiega la Dottoressa Natoli.

Un elemento comune, tra le tante tecniche e metodologie, è di sicuro l’improvvisazione teatrale che, come spiega l’esperta “ci obbliga all’ascolto, a calarci nel presente e agire, esprimendo sé stessi per come si è in quel preciso momento, attraverso il corpo e il movimento. Così, imparando a lasciarsi andare, si liberano le emozioni, si sciolgono dei blocchi e spesso si scoprono anche nuove – e insospettabili – capacità”.

Secondo la psicoterapeuta Barbara Florenzano – ma non è l’unica a sostenerlo – il tango è il ballo più indicato per noi donne moderne. “Aiuta a ristabilire dei ruoli, fondamentali per le dinamiche uomo-donna. Nel tango infatti la donna  deve essere portata dall’uomo, e questo permette di imparare ad affidarsi, e ad abbandonare il controllo tipico delle  donne multitasking, e a contatto con il momento presente, attraverso l’ascolto dell’altro, della musica, del movimento”.

Il tango, inoltre, aiuta a ritrovare ed esprimere la propria femminilità: “non solo per via dell’abbigliamento, con tacchi alti e gonna, ma anche per il rituale tipico di questa danza, che recupera quello del corteggiamento: lo sguardo della donna, l’avvicinamento lento dell’uomo,  l’abbraccio in cui ci si ascolta e ci si assesta, e poi il muoversi insieme”, spiega l’esperta.

Infine, il tango aiuta a cambiare postura… e atteggiamento. “Imparando a stare ben dritte, con le spalle larghe e il mento alto, come se fossimo tirate verso l’alto, si tira sù anche il morale, si ha un portamento più sicuro e anche più aperto nei confronti degli altri”.

Oltre al tango, ogni tipo di danza può essere utile, se aumenta la sensazione di benessere. “In generale, il ballo, grazie alla combinazione di ritmo musicale e movimento, migliora la consapevolezza corporea perché aiuta a prestare attenzione alle sensazioni corporee, alla prossemica, ad ascoltare quello che vuole dire il corpo e a recuperare il contatto con la fisicità”, spiega Barbara Florenzano.

In particolare, “le  danze africane, grazie a movimenti per noi insoliti, aiutano a liberare il respiro e di conseguenza le emozioni, sbloccando il corpo. Così si destrutturano i vecchi schemi psicofisici e si può trovare un nuovo e migliore assetto”, spiega l’esperta.

A differenza delle altre forme d’arte liberatorie per le emozioni, la scrittura è l’unica a fare uso della parola. Quella scritta, però, che è molto diversa da quella parlata, in cui si concentrano difficoltà espressive e i nostri stereotipi comportamentali.

“Bisogna fare un vero e proprio elogio elogio della scrittura digitale in cui la tastiera diventa una stampante dell’anima“, sottolinea Alberto Caputo, psichiatra e psicoterapeuta. “Mentre la scrittura manuale richiede una maggiore articolazione e complessità dei pensieri, che possono bloccare l’emotività, la digito-scrittura, più veloce, immediata e intuitiva, proprio grazie ai movimenti ai movimenti ipnotici delle dita, permette di bypassare le barriere della razionalità per attingere alle nostre emozioni profonde”. Che così si riversano sulla pagina digitale e vengono liberate, ad esempio in un diario, o in una lettera in cui si esprime tutta la propria frustrazione per una situazione, e che si rilegge a qualche giorno di distanza.

“Non solo: la scrittura digitale ci permette anche di modellare la nostra individualità e per questo è particolarmente utile quando si tratta si superare il passato e ristrutturare del proprio orizzonte esistenziale. Ad esempio scrivendo una lettera al sé ventenne, o a sé tra 6 mesi, con tanto di risposta per conciliarsi con le proprie emozioni, dopo averle liberate ed osservate”, spiega Caputo.

Ascoltare musica, è terapeutico di per sé. Non solo perché, come il sesso e il buon cibo, libera dopamina, il neurotrasmettitore del piacere, e ci fa sentire bene, ma anche perché, come sottolinea Paola Bonora, musicista e docente al Conservatorio di Udine “la musica è un linguaggio universale che supera la razionalità e il limite della parola, per metterci in contatto diretto con l’emozione, eliminando blocchi e barriere interiori. Siamo fatti di vibrazioni, con la musica ci aiuta a entrare in risonanza, per attingere alle profondità dell’io e ritrovare armonia”.

Non a caso, come ricorda l’esperta “la musica esiste da quando esiste l’uomo, l’udito è un senso primordiale, che si sviluppa già nel ventre materno”. Ma se l’ascolto è una terapia passiva, suonare uno strumento o cantare, hanno un ruolo attivo sul benessere…

Suonare uno strumento e cantare aiutano a liberare il proprio ritmo interiore, a rivelare la propria vera identità attraverso l’espressione del suono. Nello specifico, il canto (ma anche suonare uno strumento), basandosi sulla respirazione aiuta a riequilibrare le energie, a sciogliere blocchi e sofferenze e a superarle, buttandole fuori”.

Per quanto riguarda gli suonare uno strumento, inoltre “è noto che permette di sviluppare delle aree del cervello e del cervelletto, e delle abilità particolari. Non solo a livello di coordinazione motoria, ma anche di comunicazione e di forma mentis: si stabiliscono infatti connessioni che permettono al suono di oltrepassare la parte razionale ed entrare in contatto diretto con il centro delle emozioni, diventando a tutti gli effetti un linguaggio che permette creare associazioni inedite e sfruttare nuove risorse”.

Anche la pittura ha il potere di liberare le emozioni, perché “riflette all’esterno i colori e le forme dell’interiorità, e viceversa, l’immagine viene percepita in modo immediato, prima che arrivino la logica e la parola a bloccare l’emozione” spiega la councelor Laura Ghirardi.

Ma non si tratta solo di dipingere, quando di “immergersi in una dimensione profonda, e riversare all’esterno tutto quello che arriva, liberi dal giudizio e dall’intenzione di dover fare qualcosa di bello per qualcuno. La parte più difficile – ma anche utile – del lavoro, è staccare e svincolarsi dal mondo esterno per entrare in contatto con sé stessi”.

“Per questo, ad esempio, Arno Stern ha ideato la metodologia del Closlieu, che significa luogo chiuso, libero da qualsiasi stimolo esterno, per fare silenzio e ripulirci da quello che non ci appartiene, trovando così la propria espressione autentica, libera dal giudizio, dall’estetica e dall’obbligo di doverle dare un significato”, spiega l’esperta.

Modellare e manipolare materiali plastici come argilla e creta, invece” spiega la councelor, “è una pratica molto rilassante, che aiuta a entrare letteralmente in contatto con le proprie emozioni e arrivare in profondità. In più, permette darsi una forma: così il materiale modellato diventa un’estensione del sé, di cui prendersi cura, da modellare come con carezze che curano il corpo e la mente”.

“Inoltre, la sola azione fisica della modellazione, richiedendo concentrazione, ci aiuta a sganciarci dalla nostra identità stereotipata, per riuscire, finalmente a essere.”

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