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Linguaggio del corpo: ma quanto parla!

  • 18 09 2012

Parla per noi quasi quanto le nostre parole. Esprime la nostra gioia o tristezza. È capace di tradire le nostre vere emozioni, anche se non vogliamo. Attraverso il suo proprio linguaggio, il corpo comunica più di ciò che immaginiamo

Una buona parte della comunicazione tra persone è espressa dal linguaggio del corpo: si tratta della arcinota comunicazione non verbale che interessa il 50% delle interazioni umane.

Questo è dovuto al fatto che noi siamo forniti di alcune strutture muscolari e articolari, che consentono di esprimere un’infinità di emozioni. “Si pensi solo alla maschera figurale, cioè quella struttura muscolare che avvolge il nostro viso, e che ci distingue sia dal punto di vista anatomico che fisiologico da tutti gli altri esseri viventi – sostiene il Professore Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica all‘Università di Bologna. È proprio la maschera figurale che permette di esprimere emozioni piacevoli o spiacevoli”.

Da una parte i tratti del nostro viso possono comunicare dolore, sconforto, rammarico, senso di abbandono, solitudine, depressione, chiusura ecc; dall’altra parte invece felicità, gioia, piacere, sensazione di libertà, gioia di vivere, rilassatezza, distensione ecc.

Emozioni: tenute dentro o espresse attraverso il corpo

Nell’ambito della comunicazione emotiva, bisogna distinguere le emozioni che il corpo esprime  in maniera “introvertita”, cioè che tiene dentro, da quelle che esprime in maniera “estrovertita”, cioè visibile e manifesta.
“Le prime si riferiscono a vissuti psichici rivolti verso se stessi, e che spesso si manifestano in somatizzazioni, che non hanno sempre una connotazione negativa. Le emozioni di piacere procurano un senso di benessere al nostro corpo. Le emozioni spiacevoli invece possono causare disturbi funzionali e organici, e cioè malattie psicosomatiche.

Le emozioni che il corpo esprime in modo “estrovertito” invece sono quelle visibili attraverso gesti o comportamenti o espressioni riconoscibili attraverso la mimica espressiva. Da questo punto di vista il volto e il corpo ‘parlano’ molto  chiaramente, veicolando dei messaggi sotto forma di comunicazione visibile e non verbale” – spiega l’esperto.

L'arco sopraccigliare abbassato tradisce la tristezza

Ci sono movimenti dei muscoli del volto, come l’abbassamento dell’arco sopraccigliare e le sopracciglia spioventi, che indicano tristezza. Persino lo scultore greco Skopas del IV secolo a.C. sosteneva attraverso la sua arte che la depressione viene espressa attraverso l’arco delle sopracciglia abbassato in senso spiovente.

Non è un caso che spesso ci si accorga del momento depressivo vissuto dal nostro interlocutore dalla sua mimica facciale, anche se le parole esprimono serenità.

– Un altro modo di esprimere la tristezza è appoggiare la mano sulla  guancia quasi per reggere e tenere su la testa che sta per cadere. Ciò può indicare anche uno stato  d’animo pensoso e triste.

– Camminare con testa e spalle basse, un po’ ingobbiti, come trascinandosi con fatica.
Difficoltà a sorridere di fronte a degli stimoli che normalmente promuoverebbero una reazione allegra sorridente. Qualcuno si sforza di sorridere fingendo un po’, ma altre volte i muscoli tesi del volto fanno fatica ad aprirsi in un sorriso.

Atteggiamento in genere poco espressivo, come se si avessero i muscoli della faccia irrigiditi.

Lentezza delle reazioni di tutto il corpo, come se il corpo fosse un po’ ingessato e rigido.

Sorriso non indica sempre felicità, ma…

Il corpo che esprime vitalità e voglia di vivere manifesta le sue emozioni positive attraverso un sorriso aperto. Ciò non indica necessariamento felicità ma almeno proponimento di andare verso la positività.
Non necessariamente uno è felice se sorride ma si propone di esserlo, o per lo meno di essere socievole e costruttivo.

Cercare l’interazione con le persone sia in senso duale che all’interno di un gruppo.

La condivisione degli spazi degli altri
Persino camminare e muoversi in uno spazio condiviso da altri sono indicativi di sentimenti, in particolare la sicurezza e l’insicurezza di sé.

Se ad esempio si cammina con una certa sicurezza, si entra negli spazi degli altri con comportamento educato ma disinvolto vuol dire che si ha fiducia in se stessi. Uno dei modi di esprimere questa sicurezza in se stessi è tenere le spalle larghe, mentre si occupa lo spazio dell’altro, e accettare con disinvoltura questa condivisione di spazi.
Se invece, malgrado i segnali positivi inviati dall’altro, si mantiene un irrigidimento nel condividere lo spazio, vuol dire che si è insicuri di qualcosa. È come se ci si sentissi estranei e non a casa propria.

Anche se è tuo è mio: persone che sono spavalde, spadroneggiano immaginando con il loro corpo che tutto le appartengo, indica arroganza comunicano di essere da quel comportamento che intendono impossessarsi dello spazio dell’altro senza rispetto e con prepotenza

Timidezza versus arroganza

Spesso la timidezza è sinonimo di insicurezza, e autorizza ad avere un  atteggiamento di chiusura e scarsa interazione, i quali possono essere scambiati per presunzione, mentre invece indicano solo una difesa a causa di un’incapacità di governare la situazione psicologica a contatto con gli  altri.

Alcune persone mostrano irrigidimento e chiusura soprattutto in pubblico.

Al contrario, ci sono persone spavalde che spadroneggiano nello spazio altrui, immaginando attraverso i movimenti del loro corpo che tutto gli appartenga. Sono le persone che con i gesti vogliono comunicare: “quel che è tuo è mio, anche se è tuo diventa mio”. Tale atteggiamento indica arroganza e desiderio di impossessarsi dello spazio dell’altro senza rispetto e con prepotenza.

Sedurre con il corpo

Sedurre con il corpo

Nel linguaggio del corpo, una grande parte è occupata dalle comunicazioni seduttive, che sono molto interessanti da osservare.

Le persone seduttive indipendentemente dal loro aspetto estetico tendono a valorizzare il loro corpo più per se stessi che per gli altri.

Le persone che hanno bisogno (o vogliono) sedurre possono essere riconosciute perché si pongono al centro dell’attenzione. Desiderano essere apprezzati e osservati, si toccano i capelli, si toccano il proprio corpo, si guardano le mani, se c’è uno specchio si guardano (sia di profilo che a figura intera), mettono in luce gli aspetti più interessanti del loro corpo come gli ad esempio gli occhi e i capelli.

Le donne dotate di un bel seno, e desiderose di sedurre, non lo nascondono nella postura; così come quelle che hanno belle gambe. Assumono inoltre un timbro vocale che tende a valorizzare e a coinvolgere l’altro nella sua valorizzazione si se stesse.

I segnali di rifiuto

– Porre una certa distanza nelle interazioni a tu per tu. Ci sono studi su questo argomento, inaugurati nel secolo scorso dal padre della psicologia sociale, lo psicologo tedesco Kurt Lewin, che rivelano come la distanza che si assume tra persone sia indicativa dell’accettazione o del rifiuto delle stesse.
Se si occupa uno stesso spazio si può notare anche empatia.

Non guardarsi mai negli occhi

Nascondere le mani e non mostrarle all’altri
– I pugni stretti invece indicano tensione. Di contro alle mani aperte che mostrano rilassatezza.
Sguardo sfuggente e fuggitivo: indica timidezza e insicurezza

Si ringrazia la gentile consulenza del Prof. Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica all’Università di Bologna

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