malattie della crisi

Psiche e dintorni: le malattie della crisi

  • 19 06 2013

Accanto ai classici sintomi psicosomatici, si affacciano nuovi disturbi psicologici. Generati dal senso di precarietà. Ne parliamo con lo psicoterapeuta

Insicurezza causata dall'instabilità economica e sociale

Incerti, ansiosi, preoccupati: così sono le persone (la maggior parte) che oggi risentono della crisi economica. Medici e psicologi sono unanimi nel confermare che si sta verificando una sorta di “pandemia” collettiva sulle malattie generate dal senso di precarietà. Persino chi ha uno stipendio fisso non ne sarebbe immune. Sì, perché essere in balia dell’andamento economico accentua le insicurezze individuali, che possono somatizzarsi in vari disturbi fisici.

“Ad essere più esposti a somatizzazioni e sofferenze psicologiche di varia natura sono coloro che hanno già difficoltà nel sentirsi sicuri verso la vita in genere, e che fanno fatica ad affermare la propria identità – spiega lo psicoterapeuta Roberto Pani, professore di psicologia clinica all’Università di Bologna.

Non avendo più punti di riferimento stabili, provano angoscia pensando al futuro, ma anche nel vivere il presente.”

C’è chi si sente perennemente a galla e chi appeso a un filo, con la percezione di non poter fare nulla per opporsi a tale condizione.  

Senso di vuoto

“Un nuovo fenomeno psicologico che si sta verificando è il senso del vuoto (o per dirla con Nietzsche del nichilismo) cioè la sensazione di non avere una bussola di orientamento. Ciò porta alla mancanza di vitalità, di partecipazione alla vita e di interesse verso il futuro – prosegue l’esperto”.
In questo contesto sembra molto difficile per le persone che risentono della crisi trovare la motivazione a pensare a progetti e persino a provare desideri o passioni.

“Non si tratta più della melanconia tout court, che ha una sua caratteristica precisa, bensì di un senso di malessere diffuso, difficile da spiegare persino da chi ne soffre – precisa il Prof. Pani.

Chi guadagna poco, vive solo, e deve coprire una serie di spese quotidiane, è facile che si senta molto precario: avvertendo che il mondo sta cambiando, si sente disorientato, e non sa come affrontarlo.

Angoscia e depressione

Il senso di precarietà inoltre può spingere le persone alla ricerca di qualcosa (qualsiasi cosa) che possa rassicurare.

“Paradossalmente in un primo momento si può negare l’insicurezza (psicologica e sociale), rifiutando di accettare gli eventi economici destabilizzanti, poiché di fronte a questi si è impreparati. Tale negazione porta a comportarsi in modo euforico, come ad esempio fare spese eccessive (shopping compulsivo), rifugiarsi in viaggi dispendiosi, concedersi più regali e così via…: è come se fosse un modo di precedere la catastrofe imminente.

Successivamente le persone che sono minacciate economicamente entrano in una fase depressiva, poiché constatano la perdita e provano una sensazione di lutto difficile da elaborare.

Così si chiudono alle spese cercando di mantenere quello che hanno, temono che il denaro scarseggi sempre più, si immaginano continuamente uno scenario di realtà dura e disonesta.

Gioco d'azzardo ed altre compulsioni

A causa della crisi si riscontra un aumento delle sindromi compulsive, come la cleptomania, il gioco d’azzardo, l’accumulo di oggetti.

Chi si sente fortemente angosciato, non sa cosa fare di se stesso, perché la sua identità è gravemente compromessa. Ecco che si rifugia nelle compulsioni, come giocare la fortuna, rubare nei supermercati, essere ossessionati dai mezzi tecnologici. Sono tutti comportamenti che indicano il bisogno di trovare uno scopo nella vita, che razionalmente bocceremmo, ma dal punto di vista psicologico serve ad affermare la propria identità: chi è affetto dalle compulsioni è come se si sentisse valido se attua comportamenti compulsivi.

Ansia e attacchi di panico

Qualcuno può reagire alla crisi manifestando ansie e persino attacchi di panico. Dal punto di vista psicologico si tratta di somatizzazioni che indicano un forte senso di solitudine generato dalla mancanza di protezione. Nel momento in cui il mondo sociale si sta sbriciolando, alcune persone possono avvertire dentro di sé che nessuno li protegge più, e manifestano così un forte disagio. Naturalmente non si tratta di una protezione reale, ma di una situazione interiore, data dalla madre simbolica interiorizzata nel percorso di crescita. Se il sistema sociale funziona questa sorta di madre simbolica ci accompagna, infondendo fiducia e coraggio. Quando invece l’economia comincia ad essere traballante, è come se venisse a mancare. Di qui la delusione rispetto a ciò che ci era stato promesso: “un giorno potrai godere del tenore di vita migliore di quello che ti abbiamo concesso noi” – sembra l’eco di un’illusione fatta in buona fede da genitori ai figli.

Questo inganno subito dà origine all’attacco di panico che è un po’ come dire: “io sono solo e non c’è più nessuno che mi protegge”

Sintomi fisici della crisi

Per quanto riguarda i sintomi fisici generati dalla crisi, possono presentarsi: insonnia, cefalee, gastriti, dermatiti, persino febbre da stress. Molte persone inoltre si sentono nervose, senza sapere perché.

Si tratta di manifestazione fisiche che hanno orgine da un senso di colpa che porta a svalorizzarsi come se la responsabilità della crisi fosse da attribuire a se stessi. Un po’ come i bambini che pensano che se qualcosa di esterno va male, dipende da loro. Naturalmente sono processi inconsci, che il soggetto non avverte a livello razionale.

Possono esserne colpite persone di tutte le età, dai più ai meno giovani, soprattutto chi si sente in uno stato di crisi perenne, chi ha subito un fallimento (o ne sente l’incombenza), e chi non ha più speranza per il futuro.

Rimedi al senso di crisi?

Sembra delinearsi un affresco allarmante. C’è rimedio?

Una delle possibili soluzioni consiste nello sforzo di pensare che siamo in una fase di cambiamento e che è inevitabile una certa insicurezza e precarietà.

In questi periodi di “caduta dei sogni” si può fare affidamento alla propria resilienza cioè la capacità di trasformare un evento che di per sé è negativo in una risorsa proficua e utile al miglioramento di se stessi.

E soprattutto avere fiducia che nonostante le previsioni economiche nefaste, ci può essere una variabile indipendente che apra ad alternative non prevedibili. Che preannunciano una rimessa in moto dell’economia.

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