Romina Power e Cristel Carrisi

Il rapporto madre e figlio è centrale per la crescita psicologica dei bambini. Ma anche delle stesse mamme, che devono proteggere, favorendo nello stesso tempo l'autonomia. Un compito non facile e, in un certo senso, contraddittorio.

La parola allo psicologo clinico.

Il ruolo psicologico delle mamme: tra protezione e crescita dei figli

  • 06 05 2014

Le ultime teorie di psicologia infantile e femminile spiegate dall'esperto

Madri e figli: in contatto psicologico già dalla vita intrauterina

Dalla psicoanalisi e dalle neuroscienze è stato ampiamente osservato come il bimbo entri in contatto con la madre già nella condizione fetale, per completare poi il suo incontro primordiale attraverso il seno. Ciò permette di stabilire un rapporto empatico e interattivo sin dal grembo materno.

“Dal punto vista psicologico, la coppia madre-bambino costituisce una diade inseparabile: non c’è una madre senza un bambino, non c’è un bambino senza una madre – dice il prof. Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica all’Università di Bolognaentrambi si “ammalano” di una malattia primaria che si chiama preoccupazione primaria“.

La definizione sembra iperbolica, lasciando presagire scenari poco positivi. In realtà, è proprio questa “malattia” a consentire lo sviluppo psichico del bambino, come dimostrano gli ultimi studi di neurologia infantile. Come avviene ciò?

Mamma e bambino: le ultime teorie psicologiche

La preoccupazione primaria, da cui sono “affetti” reciprocamente madre e figlio, permette la crescita psicologica del bambino. “La madre, ansiosa (in senso positivo ndr), è protesa nel tentativo di svolgere il proprio compito in modo perfetto per non danneggiare il figlio – chiarisce l’esperto – allo stesso modo il figlio appena nato è ansioso, perché teme per il proprio destino affidato alle mani della madre, ma al tempo stesso anche lui teme di danneggiarla”.

Si tratta delle ultime teorie psicologiche, per spiegare il rapporto speciale tra madre e figlio, fonte di crescita per entrambi. Sia la mamma che il bambino “guariranno” da questa malattia a mano a mano che la separazione del piccolo seguirà il suo corso naturale – continua il Prof. Pani.
Con il passare dei mesi, da un lato il bambino cercherà di trovare un’individuazione di se stesso, per affermare la propria identità; e dall’altro lato la madre lo accompagnerà nel distacco, per facilitargli il compito di crescere”.

Ruolo della mamma nella crescita del bambino

Uno dei mezzi che servirà alla crescita è proprio quel pupazzo di peluche, il compagno inseparabile del bambino, ovunque sia: dalla culletta al passeggino. Interagendo con il giocattolo, il bambino entra gradatamente in quell’area di gioco, detta in gergo psicologico di “transizione“, che lo porterà a scambiare il giocattolo con il seno materno e quindi a rinunciare al seno in modo indipendente.

La funzione della madre è quindi fondamentale per la costruzione del Sé del bambino, poiché lo guida nel suo processo evolutivo.

Ma se la protezione materna è troppa...

Ma a volte la protezione delle mamme verso i figli diventa iper-protezione, ostacolando la crescita psicologica dei figli, che possono diventare poco autonomi, ben oltre l‘infanzia.

“L’iperprotettività delle madri è un modello educativo di impostazione mediterraneo-latina – spiega l’esperto . Negli ultimi anni però è diventata un modo ossessivo di controllare la loro “angoscia di vivere” (e farcela) nel gestire gestire casa, coppia, figli e lavoro. In questo le donne si sentono sole soprattutto come madri, e paradossalmente amplificano la loro funzione protettiva.

Dal punto di vista psicologico, questa iperprotettività sembra concretizzarsi in una grande illusione reciproca. I figli hanno assorbito inconsciamente il messaggio di potere-dovere dipendere dalle madri vita natural durante. E le  madri dal loro canto si illudono inconsciamente di poter controllare perennemente i propri figli – prosegue l’esperto”.

Tutto ciò non giova all’autonomia psicologica dei figli. Si può verificare infatti quella che in psichiatria si chiama la sindrome del nido pieno, che oggi sostituisce la vecchia sindrome del nido vuoto (quando i figli uscivano di casa troppo precocemente).

Autonomia psicologica dei figli dalle madri

Quali sono gli effetti di un atteggiamento materno troppo protettivo?

L’iperprotettività genera intrusione, ma soprattutto dipendenza assoluta e non solo relativa al momento specifico di relazione madre e figlio diretto. “Sentendosi iperprotetto, il figlio è come se introiettasse dentro di sé un “personaggio interiore” che lo protegge sempre, lasciandolo poco libero di camminare con le proprie gambe, e persino di cadere – sostiene lo psicoterapeuta Roberto Pani – La protezione in un certo senso è anche controllo: questo soggetto protettivo interiorizzata diventa un giudice, che potrebbe impedire il senso di libertà. E il giovane adulto finisce per vivere in modo da accontentare sempre la mamma, evitando di deluderla”. Naturalmente stiamo parlando di interpretazioni psicologiche: nella realtà ogni storia è a sé.

Se invece la protezione materna è troppo poca...

Il modello educativo anglosassone, al contrario, è improntato per tradizione storico-culturale alla facilitazione dell’indipendenza e dell’autonomia dei figli.
Ma è sempre così? “Spesso sì – risponde il prof. Pani – ma è anche vero che le madri troppo poco protettive possono eccedere nell’intento di ‘lasciare i figli liberi di crescere, rischiando di lasciarli troppo soli. Si pensi ai figli anglosassoni che a 16 anni vanno al College senza fare più ritorno a casa. La loro autonomia e indipendenza può risultare forzata e non naturale: quindi può accadere che siano carenti di fiducia e di affetto.
I figli infatti potrebbero inconsciamente percepire la troppa libertà come una sorta di abbandono, pur comprendendo, a livello razionale, che l’intento della madri è stato a fin di bene”.

Favorire l'autonomia dei figli con la giusta 'protezione'

In definitiva se l’educazione di stampo anglosassone può aumentare la diffidenza nei giovanissimi nel mondo esterno, a causa della precocità di prove ed esperienze per le quali non sono portati, il modello mediterraneo tenderebbe a rendere i figli poco autonomi.

Se fosse così facile educare i figli, si potrebbe concludere che l’ideale sarebbe un modello educativo materno a metà tra quello mediterraneo e quello anglosassone.
E tu che ne pensi? Discutine nel blog di Roberto Pani, Dialogo con la psiche

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