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Dai un calcio al diabete

Due malati su dieci devono fare i conti con problemi ai piedi che non vanno mai trascurati. Quando peggiorano, infatti, sono guai

Il diabete è ormai una vera e propria epidemia: solo in Italia ne soffrono tre milioni di persone. E quasi due malati su dieci prima o poi devono affrontare il cosiddetto piede diabetico, una complicazione della malattia che va colta ai primi segni.

“Si tratta di lesioni e ulcerazioni che in genere si manifestano dopo circa 20 anni di diabete, quando il sistema circolatorio e quello nervoso iniziano a funzionare male, predispondendo a questi problemi” spiega Carlo Caravaggi, che dirige il centro per la cura del piede diabetico dell’Iccs (Istituto clinico città studi) di Milano (tel. 0223934328).
“Se vengono trascurati, però, nei casi più gravi possono portare all’amputazione del piede”.

Ecco allora quali sono i campanelli d’allarme a cui chi è malato da molto tempo deve prestare attenzione e le precauzioni da adottare per limitare il rischio di disturbi.
 
Formicolii sospetti

Il diabete può causare una perdita di sensibilità dei nervi della pianta del piede. Da lì nascono una serie di problemi.
“Tra le prime avvisaglie c’è la difficoltà a camminare perché non si sente come prima il contatto con il terreno. I piedi sono intorpiditi e l’equilibrio diventa instabile” dice il dottor Caravaggi. Ma sono frequenti anche formicolii e punture di spillo che all’inizio si presentano durante la notte, poi anche di giorno.

Talvolta questo disturbo è talmente forte che persino il contatto con il lenzuolo può dare fastidio. Con il diabete, infatti, i vasi che portano il sangue ai piedi si restringono e la circolazione rallenta. All’inizio si ha male ai polpacci anche solo dopo una breve camminata o addirittura a riposo. In più il piede è spesso freddo e arrossato.

Purtroppo, vista la perdita di  sensibilità, la metà dei malati non avverte nemmeno dolore. “Capire subito se ci si trova di fronte a queste complicazioni è fondamentale. Quando il sangue circola male i tessuti poco nutriti e ossigenati si ulcerano facilmente e fanno fatica a rimarginarsi. Anche una piccola callosità quindi può degenerare e infettarsi, creando gravi problemi” spiega l’esperto.

Appena si avverte uno di questi sintomi, è bene rivolgersi a un centro che si
occupa di piedi diabetici (si trovano nei reparti di diabetologia di molti grandi ospedali).
 
Buone abitudini

Per stare tranquilli, il modo più facile è fare un piccolo test fai-da-te quotidiano.

“Bisogna osservare se ci sono delle callosità. Oppure delle ulcere, che si possono presentare  sotto la pianta come un callo con un punto nero al centro, oppure sul dorso o sulle dita come delle lesioni dai bordi frastagliati e il fondo nero” spiega l’esperto.
“Meglio non ricorrere a strumenti fai-da-te, che possono fare guai, ma rivolgersi al centro specialistico: lì cureranno l’ulcera togliendo il tessuto calloso e necrotico e disinfettandola».

Come misura preventiva, poi, ogni giorno va fatto un pediluvio con acqua tiepida, controllando la temperatura col gomito per evitare di scottarsi senza rendersene
conto. Il piede poi deve essere asciugato molto bene, eventualmente con il phon, e idratato con creme emollienti. Le unghie vanno tagliate con forbici a punte smussate, e arrotondate con una lima di cartone.

Anche la scelta della scarpa è importante: dev’essere di pianta larga e senza cuciture interne e con un tacco inferiore ai cinque centimetri. In più, si può usare una crema a base di urea, ad azione emolliente, e allantoina, che favorisce la riparazione dei tessuti. Per mantenere attiva la circolazione è utile anche farsi consigliare dallo specialista un’attività fisica come cyclette, camminate o ginnastica.

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