I rischi del light

Quando si decide che è giunta l'ora di perdere peso o sgonfiarsi, la prima decisione solitamente vira sul cambio-spesa, ovvero sull'acquisto di cibi e alimenti che si pensa possano aiutare nell'impresa dieta dimagrante.

Quindi, una volta al supermercato, ci si sente irresistibilmente attratte da tutte le confezioni su cui campeggiano le scritte 'light', 'a ridotto contenuto di grassi', 'senza zucchero' o 'con ingredienti naturali'.

Alcuni di questi prodotti possono risultare veri alleati di un'alimentazione sana e snellente ma altri, e purtroppo non sono pochi, si rivelano veri e propri specchietti per le allodole se non addirittura nemici di benessere e salute.

Scegli light? Attenzione, non sempre è sano

La dicitura light sull'etichetta, a volte, può trarre in inganno: spesso, infatti, questi prodotti non solo non aiutano la linea ma si rivelano anche poco salutari

 

Senza zucchero? A volte sugar free è peggio

Edulcoranti nemici dell’intestino

Un pacchetto di coloratissime caramelle, una bibita gassata oppure una confezione di biscotti dall’aspetto goloso e invitante. Immediatamente, squilla il campanello d’allarme della dieta ma se c’è scritto ‘senza zucchero‘, i dolciumi in questione finiscono nel carrello della spesa e poi in dispensa.

Attenzione però: sugar free non significa aver fatto un acquisto sano e intelligente. Questi prodotti, infatti, per mantenere un gusto dolce ed essere privi di saccarosio o glucosio (zucchero comune), hanno altri tipi di ingredienti che fanno tutt’altro che bene alla nostra salute.

Tra questi, spiccano gli edulcoranti come saccarina, aspartame, acesulfame k e maltitolo. Si tratta di sostanze non propriamente benefiche per la nostra salute, anzi.

Innanzitutto, tutti questi dolcificanti tendono a peggiorare l’infiammazione intestinale in chi soffre di colite e, se assunti in quantità medio-alta, provocano forti mal di pancia e dissenteria. Dunque, sono assolutamente sconsigliati per l’alimentazione di bambini e donne in gravidanza o in allattamento.

Inoltre, non è stata ancora dimostrata una diretta relazione causa-effetto, ma numerose ricerche scientifiche hanno evidenziato alcune correlazioni tra il consumo di queste sostanze e un’incidenza più elevata di patologie come tumori e malattie neurodegenerative.

Come evitare tutti i rischi? Puntando sul prodotto ‘classico’ consumato in quantità minore, proprio come facevano le nostre nonne quando volevano perdere peso.

Cereali per la prima colazione, non sempre dietetici

Se vuoi perdere peso controlla bene l’etichetta

Uno dei prodotti più gettonati in caso di dieta, sono gli specifici cereali per la prima colazione. Infatti, sono sempre più numerose le varietà di cornflakes, fiocchi di cereali o muesli che si presentano come amici di un’alimentazione sana e detox.

Solitamente, queste tipologie di cereali sono acquistate dalle donne perché proposti come ‘integrali’ e, si sa, la parola integrale lampeggia nella coscienza come un qualcosa che fa bene a chi deve perdere i chili di troppo.

Infatti in linea generale, è proprio così: le fibre dei cereali integri aiutano l‘intestino a funzionare regolarmente e abbassano lindice glicemico degli alimenti. Ma perché tutto ciò sia vero, è necessario che il cereale sia davvero integrale e che non vi sia aggiunta una quantità abnorme di zucchero.

Come controllare se i cornflakes sono amici della linea? Leggendo l’etichetta: da evitare i prodotti con aggiunta di sciroppo di glucosio, melassa e oli vegetali imprecisati ma anche i fiocchi con aggiunta di cruschello. Il cruschello, infatti, è spesso l’espediente utilizzato per spacciare un alimento come integrale aggiungendo questo ingrediente a una comune farina raffinata (bianca).

Dunque, se volete dimagrire o disintossicarvi, meglio optare per fiocchi d’avena al naturale oppure per i cornflakes più semplici ed essenziali, ovvero con due o al massimo tre ingredienti riportati in etichetta (un esempio: mais, zucchero di canna, vitamine).

Cocktail analcolico? Meglio un bicchiere di vino

Non sempre senza alcol è garanzia di sano

Un classico: è l’ora dell’aperitivo, sei a dieta e scegli un cocktail analcolico pensando di farti del bene. Purtroppo 9 volte su 10, non è così. I cocktail analcolici, spesso presentati come ‘alla frutta’, di vitamine e minerali della frutta ne hanno visti ben pochi.

Queste bevande, infatti, hanno sì il pregio di non contenere alcol (calorico e nemico del detox) ma sono a base di sciroppi ricchi di coloranti, zucchero e una minima quantità di frutta (se c’è).

Dunque se si è a dieta, è molto meglio concedersi un bicchiere di vino, facendo in modo che sia l’unico della giornata. Rosso o bianco, non fa differenza: le calorie sono più o meno le stesse e anche la quantità di polifenoli, potenti antiossidanti.

Se, invece, l’obiettivo è il detox, allora è meglio eliminare totalmente l’alcol dall’alimentazione quotidiana e optare per un succo di pomodoro o una spremuta fresca di agrumi senza zucchero.

Gelato di soia? Controlla i grassi vegetali

Scegliere veg ma senza oli idrogenati

Perché si sceglie di acquistare un gelato a base di latte di soia? Perché si segue un’alimentazione vegana o semplicemente perché si ha l’esigenza di limitare la quantità di grassi e proteine di origine animale (ipertesi, colesterolo elevato).

Ma perché un gelato vegetale sia davvero buono (e non solo per quanto riguarda il gusto) è fondamentale controllare che non siano stati aggiunti oli vegetali idrogenati come ‘leganti’ al posto di panna e tuorlo d’uovo. Questa tipologia di oli si trova sotto in etichetta sotto le diciture ‘oli vegetali’ o ‘grassi vegetali’ o, in modo ancora più specifico come grasso oppure olio di palma, colza, ecc..

Diciamo che la panna e l‘uovo, in confronto a questo tipo di grassi vegetali, sono ben più salutari. Dunque, se si opta per il gelato vegetale (a base di latte di soia o riso), che sia ‘puro’ e privo di ogni tipo di grasso imprecisato.

In ogni caso, se si è a dieta, molto meglio scegliere un sorbetto alla frutta oppure un gelato a base di cioccolato extra-fondente (amico della linea) e latte vaccino.

Non cedere alla cicca: aumenta la fame e gonfia la pancia

Il chewing gum nemico del punto vita

Spesso quando si sente il morso della fame ma non si vuol cedere alla tentazione, si tira fuori dalla borsetta una cicca e si inizia a masticare. Questa azione è quanto di più deleterio si possa fare per la salute e per la linea.

Infatti, il problema del consumo di chewing gum non è più tanto nel pericolo di carie: le cicche in commercio sono quasi tutte senza zucchero e con sostanze (xilitolo) che aiutano a mantenere pulita e fresca la bocca.

Il vero problema di questa pessima abitudine è, invece, l’effetto rebound ovvero l’aumento vertiginoso della fame con annesso gonfiore di stomaco e pancia. Infatti, masticare una cicca non fa che stimolare la produzione di succhi gastrici e, dunque, amplificare la voglia di mangiare.

Chi consuma molti chewing gum nell’arco della giornata, anche se magra, presenta spesso una pancia ‘a palloncino‘. In quest’ultimo caso non si tratta di grasso ma è sufficiente interrompere la masticazione delle cicche per riottenere un addome piatto e un intestino in perfetta salute.

L'importanza del vero peccato di gola

Un dolce ‘vero’ per restare in linea

Mangiarsi una fetta di torta golosa e restare comunque fedeli alla dieta? Non è una missione impossibile, anzi. Concedersi una golosità, uno sfizio o una tentazione, non fa che rafforzare la dieta e aumentare il senso di appagamento.

L’importante è farlo una sola volta a settimana, magari in compagnia di amici: una pizza sfiziosa, un pasticcino, un gelato con panna, sono tutte golosità che una tantum sono concesse (e anzi consigliate dagli stessi dietologi) anche a chi è a dieta.

Cedere una volta non significa mandare a monte i buoni propositi ma fare una scelta consapevole che rientra, nella sua unicità, in un programma alimentare sano ed equilibrato. Il modo migliore per far fallire la dieta, infatti, è vivere di privazioni e di etichette light.

 

 

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