Nella psicologia del segreto

Difficili da custodire, si insidiano nella mente con la tentazione di essere rivelati. Eppure dei segreti non possiamo fare a meno per varie motivazioni psicologiche. Ne parliamo con l'esperto

Per vivere in equilibrio, abbiamo bisogno di custodire qualche piccolo segreto dentro noi stessi, perché i nostri pensieri e azioni non coincidono sempre perfettamente con l’immagine che diamo di noi stessi.  
C’è infatti una sorta di discrepanza tra come siamo interiormente e ciò che vogliamo apparire  all’esterno, nei rapporti sociali. Questa frattura implica un lavoro continuo di organizzazione tra ciò che vogliamo far sapere e ciò che vogliamo tenere per noi. In questo senso il segreto ha la funzione di proteggere la nostra sfera privata, e di mantenere equilibrate le relazioni con gli altri.
Nelle prossime pagine vediamo meglio gli aspetti psicologici del segreto insieme allo psicoterapeuta e psicoanalista, Prof. Roberto Pani.

Nelle fasi precoci della vita di una persona il segreto ha un’accezione positiva perché è ciò che permette di costruire il proprio senso di identità.
È proprio grazie ad azioni e cose che ‘solo lui conosce’ che il bambino comincia a differenziare se stesso dai genitori. Custodendo delle conoscenze, che mantiene nel profondo di se stesso, il bambino si percepisce come essere vivente e unico, che ha una propria identità differente dagli altri.

In linea generale si potrebbe ricondurre questo aspetto del segreto al diritto di ognuno alla propria privacy, aspetto di grande attualità da un decennio a questa parte. In questo significato, il segreto assume i tratti di una complicità con se stessi che alimenta il senso di identità.

Allo stesso modo, il bambino giocando a “fare finta che …” (il gioco di finzione), svilupperà l’intelligenza e la creatività.

Ad avallare il la teoria del segreto come ciò che dà origine al senso di identità di noi stessi, ci pensa persino l’espressione verbale con cui definiamo un segreto. Qualcosa che è dentro di noi, cioè che è nella nostra testa, come se questo “dentro di noi” fosse uno spazio privato tutto nostro.

Tuttavia, il segreto non è mai una cosa del tutto individuale. Ma è sempre in rapporto con gli altri.
Da un lato, se custodito serve a costruire e a difendere il senso della propria identità individuale; dall’altro lato se condiviso aiuta a stabilire relazioni di intimità, di lealtà e di fiducia con gli altri.

Non è facile gestire segreti, soprattutto quando si tratta di segreti importanti, perché l’Io deve governare contemporaneamente due personalità differenti, da tenere continuamente separate, pena la rivelazione – seppure involontaria – del segreto stesso. Cià comporta uno sforzo non da poco.

Naturalmente ci sono persone che, avendo strutturato una personalità molto sicura, riescono a gestire parecchi segreti di amici e conoscenti, anche molto importanti, senza risentirne in modo particolare.
Diverso è il caso di segreti molto pesanti da sostenere (come ad esempio violenze, abusi, figli segreti): nell’età infantile e adolescenziale possono far sì che l’individuo cresca con molte insicurezze, proprio perché possono alimentare un senso di doppiezza che indebolisce la personalità che si sta formando.

La difficoltà di mantenere un segreto può dipendere dalla fatica di gestire un fatto che deve restare ignoto. Al di là dei giudizi morali, che in psicolgia non vengono menzionati, le persone che tendono a rivelare i segreti hanno una struttura personalità che ha bisogno di avere molta corenza e linearità per restare solido. È come se questi soggetti facessero fatica a vedersi come custodi di segreti da tenere tutti per sé. È probabile che inconsciamente identifichino il segreto come una sorta di menzogna, e quindi hanno bisogno di rivelarlo per tornare “neutri”:

In altre parole avvertono il segreto come incongruente con quella parte di lei che ha sempre detto la verità. Si sente in colpa per il fatto di contenere dentro di sé qualcosa di non vero, sente di mentire, ed è spinta a rivelare un segreto. Naturalmente il processo è inconscio né riguarda la lealtà o la fidatezza della persona.

A volte ci sono segreti che si tramandono nelle famiglie, di generazione in generazione. Spesso vengono mantenuti per preservare l’equilibrio di un nucleo familiare, anche se il fatto che ha dato orgine al segreto è ormai lontanto. A volte invece costituiscono un tabù, del quale non parlare, che pesa sulla famiglia senza che si sappia perché. In questi casi, il segreto è percepito ma non del tutto compreso: questo essere sottinteso può creare una strana tensione inspiegabile all’interno dei rapporti familiari.

Si ringrazia la gentile disponibilità del Prof. Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica all’Università di Bologna.

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