litigare al telefono

Litigare nell’era dei social network

Si litiga sempre di più al telefono e via internet. Secondo un'indagine, la tecnologia ha cambiato anche il nostro modo di litigare: ma siamo sicuri che si tratti di un'evoluzione?

Il saggio motto popolare recita “i panni sporchi si lavano in casa”. Ovvero: se una coppia deve discutere o litigare (fatto più che normale), meglio farlo faccia a faccia, in un ambiente “protetto”, e senza occhi e orecchie estranei. Questo perché quando si hanno delle divergenze di opinioni o dei confronti accesi, si dovrebbe poter disporre di tutta la tranquillità e la calma per risolvere il conflitto.

Peccato che la vita moderna sia sempre più frenetica, e che il tempo che si passa in casa e a contatto diretto con il partner, gli amici e i familiari sia sempre meno: di conseguenza anche i litigi tendono ad uscire dalle mura domestiche, per svolgersi in altri luoghi, reali o virtuali che siano. Anzi, sono proprio gli ambienti digitali ad essere sempre più spesso teatro di scaramucce, insulti e diverbi, sottolineando l’impatto – potente a dir poco – che la tecnologia, i social network e il mondo digitale hanno sulle relazioni umane: è possibile trovare l’amore on line o con una app per smartphone e usare internet e mail come strumenti romantici, così come ci si può lasciare con un sms o scoprire un tradimento grazie a una foto su Facebook.

Secondo un’indagine svolta dal club per single Eliana Monti, ad esempio, oggi il telefono è lo strumento ideale per litigare (34%): quante volte è capitato di sentire qualcuno che per strada, con tanto di auricolare, alzava la voce alla cornetta? Seguono il centro commerciale e il supermercato (21%), dove si litiga per i motivi più diversi, davanti al banco dei surgelati o tra le vetrine, e soprattutto, davanti a un nutrito gruppo di osservatori che non mancherà di interessarsi, e magari di intervenire.

La ciliegina sulla torta è rappresentata dalle case di parenti stretti e amici, dove magari si creano imbarazzi e schieramenti, che trasgrediscono un altro proverbio: tra moglie e marito non mettere il dito. Infine, c’è un sommerso non rilevato dal sondaggio, ma visibile a occhio nudo quasi ogni giorno, di coppie che si danno contro pubblicamente su Facebook o in privato via chat.

Tutte queste nuove modalità di litigio hanno qualcosa in comune, che il allontana da quello che dovrebbe litigare in modo intelligente e utile alla coppia, aggiungendo ulteriori elementi che aggravano una situazione già critica e frustrante, ovvero la mancanza di un confronto faccia a faccia. Privarsi della possibilità di chiarire guardandosi negli occhi, spesso porta il litigio ad acuirsi, scaldando ulteriormente gli animi, creando ulteriori malintesi, piuttosto che aiutare a trovare un punto d’incontro e a comprendere l’altro. Insomma, viene a mancare l’empatia che ci dovrebbe essere tra due persone che si amano e cercano di risolvere un problema.

E come nota giustamente Eliana Monti, «le discussioni peggiori sono quelle che terminano lasciando i due partner nella medesima posizione in cui si trovavano ancor prima di discutere. Questo significa che entrambi sono troppo attaccati al proprio punto di vista e che tengono più al proprio “io” rispetto al “noi” che identifica la coppia».

Per quanto riguarda i diverbi in luoghi pubblici, siano essi reali o virtuali, oltre a creare imbarazzo, ad essere difficilmente costruttivi, aggiungono alla frustrazione e al dispiacere della lite anche l’umiliazione, dettata proprio dal lasciare aperti i propri armadi di coppia, con tutti gli scheletri a vista.

Infine, quando non si litiga nell’intimità della propria casa, spesso viene meno anche un altro fattore fondamentale: la possibilità di riconciliarsi, sbollire e fare la pace, magari in camera da letto.

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