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Tradimento: negare o confessare?

La tendenza generale è "negare, negare sempre", ma ci sono anche altri punti di vista, che possono portare ad esisti inaspettati

Capita – prima o poi – di chiedersi: e se dovessi avere una scappatella, come mi comporterei? E subito dopo: e se dovesse essere lui a tradirmi, preferirei sapere o non sapere?

Sarà che a volte un’avventura non è necessariamente sinonimo di una crisi di coppia, sarà che vige il detto “occhio non vede, cuore non duole”, e che alla cruda verità preferiamo spesso e volentieri confortevoli illusionismi, fatto sta che la maggior parte preferirebbe occultare il tradimento. Se capita, vige la regola: negare, negare sempre. Salvo quando si viene beccati in flagrante.

Lo conferma anche un’indagine svolta da Incontri-Extraconiugali.com, secondo cui il 48% degli italiani decide di tacere riguardo i propri tradimenti, mentre solo il 13% opterebbe per una sincera – e dolorosa – confessione, e tutte le conseguenze del caso. Secondo gli esperti del sito, chi decide di non confessare, lo farebbe perché il tradimento non è sintomo di problemi all’interno della coppia, che si manterrebbe solida; al contrario, chi vuota il sacco, lo farebbe perché ormai la relazione è conclusa, e il tradimento rappresenta solo l’evento scatenante della rottura. C’è poi un 39% che non ha avuto scelta perché sorpreso/a sul fatto spesso non dal partner, ma da parenti e amici in comune, che hanno pensato fosse meglio mettere il dito tra moglie e marito.

Tra chi confessa, la maggior parte hanno dovuto dire addio alla relazione che avevano, mentre (pochi) altri hanno deciso di portare avanti il rapporto con il proprio partner di sempre: se si affronta l’infedeltà a viso aperto – sostengono gli esperti – potrebbe addirittura rafforzare l’unione, sviscerando e risolvendo i problemi che hanno portato al tradimento. Non solo: potrebbe portare a un nuovo modello di coppia, in cui dal tradimento del singolo partner si passi alla trasgressione di coppia.

La questione del negare o confessare, potrebbe sembrare un semplice bianco o nero, ma non lo è. Innanzitutto perché ci sono tradimenti e tradimenti: avere una storia d’amore parallela o un’unica avventura di una notte, non sono esattamente la stessa cosa. Inoltre, omettere l’adulterio potrebbe essere sì un’odiosa bugia, ma anche un indicatore di maturità: capito che è stato uno scivolone creato da problemi personali – e non di coppia – come un calo di autostima e un bisogno di conferme, restare in silenzio potrebbe essere un modo per preservare il partner da un dispiacere inutile, imparando una lezione dai propri errori, da gestire in solitudine, prendendosene tutta la responsabilità. Al contrario confessare, non sempre indica un’autentica sincerità e onestà d’animo: qualche volta significa scaricarsi la coscienza e delegare al partner la fatidica decisione: perdonare o chiudere?

In conclusione: i sentimenti non andrebbero giudicati, e non esiste un codice etico di comportamento adatto a tutte le situazioni, che indicherà senza margine d’errore come agire. L’unica regola, è quella di essere sinceri almeno con sé stessi, e chiedersi “perché ho tradito?”.

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