Donna che dorme

Sonnambulismo: tanto misterioso quanto poco preoccupante

  • 09 05 2016

La maggior parte di noi ne è forse venuta a conoscenza guardando gli episodi di Heidi, in cui la piccola svizzera soffriva di nostalgia delle Alpi, e manifestava così la sua repressione, indotta dalla Rottermaier, camminando durante il sonno. Se già negli anni '70 un cartone animato aveva intuito qualcosa, oggi molto si sa di uno dei fenomeni più misteriosi del sonno: il sonnambulismo. Ne parliamo con lo psicologo clinico e psicoanalista, Roberto Pani, Docente all'Università di Bologna

Che cos’è il sonnambulismo?

È una parasonnia (disturbo del sonno ndr) di carattere motorio che consiste nell’attivazione di diverse aree del sistema nervoso centrale durante le ore di sonno. In conseguenza di ciò possono innescarsi, nel senso di attivarsi, anche il sistema motorio come pure quello vegetativo. Va riconosciuto che alcune parasonnie sono ereditarie.

Qual è l’età di insorgenza del sonnambulismo?

Il sonnambulismo appare fra i fenomeni più misteriosi e affascinanti della psiconeurologia. Statistiche recenti dicono che colpisce almeno una volta nella vita un bambino su tre, con un picco d’incidenza attorno ai 12 anni, mentre negli adulti l’incidenza è attorno all’1%, ma fortunatamente solo in pochi casi il sonnambulismo può essere sintomo di patologia: più frequentemente è il segnale di un disturbo di controllo ossessivo compulsivo.

Durante questo tipo di parasonnie i movimenti appaiono scoordinati; la vista e l’udito non funzionano come da svegli e le parole pronunciate spesso sono prive di senso. Tra i fattori scatenanti negli adulti sembra che lo stress sia in primo piano, ma soprattutto gli orari irregolari di riposo (si pensi alle persone che svolgono lavoro con frequenti turni di notte).

Parlare nel sonno e avere episodi di sonnambulismo sono tra loro correlati?

È noto che alcuni comportamenti sono correlati al sonnambulismo, per esempio dirigersi verso il frigorifero dormendo e mangiare senza accorgersene (nel lessico medico sleep-eating). A volte invece avviene una sorta di “risveglio improvviso”, che porta la persona ad alzarsi e a mangiare voracemente, senza che il giorno dopo ricordi alcunché dell’accaduto. Ma occhio: non si tratta di bulimia nervosa. Parlare nel sonno sembra pertanto correlato al sonnambulismo.

Dal punto di vista psicologico e neurologico, sembra che il soggetto perda i freni inibitori verso qualcosa che desidera e che ha represso: è come se si liberasse improvvisamente di certi blocchi psichici.

Qual è la frequenza di episodi che fa sì che si può dire di soffrire di sonnambulismo?

Quando vi è una frequenza mensile, non quando capita una volta all’anno.
Normalmente si manifesta come evento durante la prima parte della notte del dormiente, precisamente circa allo stadio 3 e 4 del sonno Non-REM. Quest’ultimo contiene i ricordi più lucidi ed è denominato parossistico e asincrono. L’episodio dura mediamente 15 minuti, poi il soggetto torna a letto o si risveglia da solo, senza ricordarsi dell’accaduto.

È vero che il sonnambulo non va assolutamente svegliato?

Normalmente, durante l’episodio di sonnambulismo, la persona non reagisce al mondo esterno, ma se viene svegliato può trovarsi confuso.
I comportamenti che può assumere un sonnambulo sono vari: sedersi sul letto, mangiare o bere, camminare per casa, a volte anche andare fuori casa o su un balcone.

Si tratta in genere di comportamenti non complessi, anche se il controllo del corpo è scarso. Di solito si riproducono gesti abituali, come vestirsi o lavarsi ecc.

Che cosa vuol comunicare il soggetto con questi sintomi?

Se si tratta di bambini o preadolescenti nulla di così rilevante dal punto di vista psicologico, nel senso che non c’è da allarmarsi.
Se invece ad essere sonnambuli sono gli adulti, considerando che il sonnambulismo non è di per sé una malattia, possono segnalare che sono stressati o che c’è bisogno di cura e attenzione riguardo ai loro ritmi di sonno. Solo raramente possono indicare eventuali patologie, appunto rare, che possono essere repentinamente escluse.

I sonnambuli stanno bene di giorno? Se ne accorgono? Lo sanno?

I sonnambuli stanno bene di giorno, spesso non si accorgono di essere leggermente sonnambuli, ma se i loro episodi li inducono a fare qualcosa di concreto (esempio andare a sbattere contro un muro), ne diventano consapevoli. Come dire, la scoperta di essere sonnambuli è del tutto casuale, a meno che qualcuno non lo riferisca.

C’è un trattamento suggerito come cura?

In generale non esiste un unico trattamento per le parasonnie: ogni problema va valutato individualmente per correlare eventuali disturbi psicologici o fisici associati, e se necessario è opportuno rivolgersi a centri specializzati.
Se in un soggetto adulto il disagio fosse persistente e apparentemente cronico, attraverso la polisonnografia (la macchina che studia il sonno), si possono ricercare disturbi e manifestazioni che perturbano il sonno notturno e lo rendono non ristoratore. Tra le cause più comuni ci sono i problemi respiratori.

Durante l’esame vengono registrati diversi parametri: tra i più importanti l’elettroncefalogramma (EEG, che permette di registrare il profilo del sonno o ipnogramma),
 l’elettrooculogramma (EOG per distinguere le fasi di sonno REM), la respirazione e l’ossimetria (per evidenziare le apnee, causa più frequente del sonno frammentato), l’elettromiografia (EMG per osservare i movimenti muscolari, l’eccessiva attività motoria e la presenza o meno della fisiologica atonia nel sonno REM). Per valutare il ritmo sonno-veglia, cioè i ritmi circadiani, l’attigragia può essere utile come strumento diagnostico. Si tratta di un accelerometro come un semplice orologio da polso che registra in regime ambulatoriale le fasi di attività fisica sull’arco di più settimane.

L’approccio terapeutico alla parasonnia è complesso ed è caratterizzato dalla corretta igiene del sonno, dalle tecniche di rilassamento, dalla psicoterapia e dal trattamento farmacologico. La scelta della modalità terapeutica va cercata caso per caso dal medico e neuropsicologo, in funzione delle caratteristiche del paziente quando questo è motivato a collaborare.

Il sonnambulismo è preoccupante?

No, non lo è. Raramente esiste una diagnosi preoccupante, ma nel caso ci fosse, si procede con una terapia essenzialmente farmacologica (benzodiazepine antiepilessia) e se le cause riguardassero ansie e paure si consiglia una psicoterapia.
Penso che da un punto di vista psicologico il soggetto stressato non riesca ad abbandonarsi completamente a Orfeo, ma mantenga il controllo come una sentinella che deve vegliare tutta la notte. Allora succede che durante il sonno esprima un conflitto che consiste nel tentativo di dormire per ricavarne disintossicazione e riposo, ma contemporaneamente una parte del sistema nervoso centrale, piuttosto eccitata, si opponga, e porti il soggetto ad agire gli impulsi psichici repressi con messe in atto liberatorie come alzarsi dal letto o mettersi seduti e tutto il resto di cui abbiamo accennato.

 

Si ringrazia il Professore Roberto Pani, psicologo clinico, psicoanalista e docente all’Università di Bologna

Si avvisano i lettori che i contenuti di questo articolo non costituiscano materia diagnostica e che eventuali dubbi debbano essere riferiti al proprio medico.

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