JO NESBØ – Il leopardo – Einaudi, € 21,00, pp. 759.
Detesto le morti cruente, ma questo thriller norvegese in testa alle classifiche di mezzo mondo mi ha incuriosita. Dopo 5 pagine volevo mollare: una ragazza è uccisa con una sfera di metallo in bocca da cui, tirando una corda, schizzano delle lame. Tranquilli, non ho detto nulla che non si deduca dalla copertina. E non vi svelerò il trucco psicologico messo in atto dall’assassino, ma è quello che mi ha convinta a continuare, resistendo anche agli stereotipi, come la bella poliziotta che vola a Hong Kong a cercare Harry Hole, alcolizzato ma esperto di serial killer. Da qui in poi, però, niente è scontato. Nemmeno verso pagina 580, quando sembra che l’assassino sia stato preso, si è alla verità; si corre ancora, con ansia, per quasi 200 pagine in cui Nesbø semina fili e alla fine li intreccia tutti con logica ferrea. La trama è complessa ma non ci si perde; il movente dei delitti non è banale, è il più oscuro e universale dei moventi: la tragedia esistenziale di ognuno. Siamo tutti vittime, dice lo scrittore, e riesce a far riflettere sulla genesi del male. Ho letto fino all’ultima pagina, la 759, in 4 giorni: dà dipendenza, vi avverto. Per fortuna ci sono altre avventure del poliziotto Harry Hole, edite da Piemme.