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15 giorni a disposizione e 6000 chilometri percorsi. E’ stata dura, ma un’esperienza davvero speciale.    

Siamo partiti da Milano senza pianificazioni, né itinerari organizzati. Solo alcuni propositi: visitare il più possibile, assaggiare i piatti tipici della Spagna ed assaporare tradizioni e cultura del luogo.  

Alloggi: abbiamo scelto i campeggi, che in Spagna sono davvero economici (dai 18 ai 22 euro a notte per due persone, una tenda e un'auto), ma gli ostelli, altrettanto a buon mercato, sono ovunque e anche i bed&breakfast.  

Un consiglio: pensare bene alla compagnia, un viaggio all’avventura è un’esperienza unica, ma in alcuni momenti può mettere a dura prova i nervi, serve molto spirito d’adattamento!

Viaggi: Spagna on the road

All'avventura, per scoprire la Spagna, tra sapori e tradizioni: ecco il racconto del mio viaggio

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Prima tappa: Les Baux de Provence, Francia.    

E’ un borgo arroccato delizioso da cui si gode di una vista meravigliosa sulla campagna circostante, dove i Mas, le fattorie di campagna provenzali che producono il vino della zona, sono immersi tra ulivi e vegetazione. Alla cima, il castello dei Baux.

Camminando tra le stradine si scovano negozietti di coloratissima poterie provenzale e si respira l’atmosfera tipica francese, tra un cafè e l’altro dove fare merenda con una crepes!

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La visita del castello merita, è davvero interessante.

All’entrata, dove si acquistano i biglietti, sono disponibili delle audioguide in italiano.

Durante l’estate ogni ora viene mostrato il funzionamento di trabucchi e macchine da guerra, divertente anche per i bimbi, che vengono sempre coinvolti.

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Seconda tappa: Colera, Spagna.  

Lo so, già il nome non promette bene! E neanche la città: sembra un paesino fantasma.  

Per noi è stata una tappa obbligata: è infatti una delle prime città dopo il confine spagnolo.

In realtà ci saremmo voluti fermare sulla costa francese, dopo Perpignan, dove i paesini di mare sono molto carini, ma campeggi e hotel erano tutti completi!

Ricordo solo troppo caldo, troppe curve e troppa gente.

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Sulla strada in direzione di Valencia, abbiamo fatto tappa a Tarragona.  

E’ una città che mescola turismo marittimo e culturale e lo si nota subito tra i vicoli colorati e densi di storia.    

Una curiosità: d’estate, la domenica mattina davanti alla Cattedrale c’è un mercatino delle pulci dove si possono trovare oggetti per la casa particolari.

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Valencia, finalmente nel luogo giusto per assaggiare la paella!  

E’ una città antica con un animo moderno: basta dare un’occhiata alla gigantesca opera architettonica di Santiago Calatrava, la Ciudad de las Artes y las Ciencias. Lascia davvero senza fiato. Bellissimo per i bambini il Parco Oceanografico, uno dei più grandi d’Europa.

Per gli appassionati di cucina, consiglio una visita al mercato coperto della città: il profumo della frutta, delle spezie (gli spagnoli usano moltissimo il pimentòn, l’equivalente della paprika), delle tapas e dei piatti appena cucinati… non si può non fare tappa per il pranzo!

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Cartagena è una città particolare: la prima cosa che mi ha colpito sono stati i tantissimi edifici di cui rimaneva solo la facciata.

E’ sede di un arsenale militare e dall’alto, dal teatro romano, la vista sul porto, in posizione difensiva strategica, è molto bella.

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Con Almerìa siamo finalmente entrati nella regione che più ero curiosa di visitare: l’Andalusia. E’ proprio qui che ci si immerge nella realtà araba delle fortezze musulmane, con giardini e fontane meravigliose, che avrà il suo culmine nella strepitosa Ahlambra di Granada.

La visita dell’Alcazaba merita ed è gratuita!

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Siamo arrivati a Malaga nella settimana di Ferragosto.

La città era in fermento, la sera stessa ci sarebbe stato l’evento più importante di quel periodo: la corrida.

Nonostante io sia contraria, si respirava dappertutto un’aria di tradizione, con anziani spagnoli che discutevano in attesa della serata all’esterno della Plaza de Toros, fin dal pomeriggio.

La cosa che però mi ha colpito di più è l’imponente Cattedrale dell’Incarnazione, che spunta davanti mentre si passeggia nei vicoli.

Una curiosità: la cattedrale è ribattezzata La Manquita (la piccola monca), perché non è mai stata completata una delle torri campanarie che dovevano abbellire la facciata.

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Granada è meravigliosa.

Attenzione però a non andare sprovveduti: conviene prenotare online i biglietti per la visita dell’Alhambra, che quasi tutti i giorni nel giro di poche ore diventano “sold out”. La visita dei giardini infatti è sempre possibile, mentre l’accesso ai Palacios Nazaríes, dove si trova il famoso Patio de los Leones è limitato.

I giardini fioriti, le fontane, i palazzi costruiti in stile arabo fanno davvero capire il perché sia Patrimonio Culturale dell’Umanità dall’Unesco, oltre che essere stata nominata uno dei 21 candidati finalisti per far parte delle sette meraviglie del mondo moderno.

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Tra i vari palazzi ci si imbatte nel Generalife, che era la residenza estiva dei sultani Nasridi di Granada, con due diversi patii con aiuole, fontane, colonnati e padiglioni.

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Tra un assaggio e l’altro, pur non essendo nella zona adatta (la Galizia da cui ha origine è la regione più a nord-ovest della Spagna) una delle mie tapas preferite: il pulpo gallego.

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La visita di Gibilterra ti trasporta in un mondo completamente diverso da quello delle zone circostanti. Tutti in fila, con carta d’identità e passaporto per entrare nella città, da cui partono alcuni traghetti verso l’Africa.  

E poi la cosa più assurda: per raggiungere il centro, bisogna attraversare la pista di un aeroporto! In alcuni momenti della giornata, i poliziotti interrompono il passaggio ed è sorprendente vedersi atterrare un aereo proprio di fronte e a pochi metri!  

Appena oltrepassata la frontiera poi, ci si sente a Londra: si parla solo inglese, si mangiano fish and chips e ci si può imbattere in soldati inglese vestiti in abiti tradizionali.

Una curiosità: essendo porto franco, è una città particolarmente adatta allo shopping!

Attenzione però, la moneta non è l’euro, ma la sterlina di Gibilterra (anche se viene accettata anche la sterlina inglese).

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A parte i 40 gradi, costanti in estate, e combattuti con teli tesi tra i palazzi delle vie per creare ombra, Siviglia è una città molto bella.

Cattedrale, Giralda, l’antico minareto della moschea divenuto poi la torre campanaria della cattedrale ed ora monumento simbolo della città, e l’Alcazar, la fortezza araba con cortili e palazzi, sono meravigliosi.

E’ adatta ad un weekend culturale, visti i collegamenti con i voli low cost.

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Il passato musulmano dell’Andalusia è evidentissimo anche a Cordoba, con l’enorme moschea, la seconda nel mondo dopo la Mecca: da vedere!

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Lo confesso, adoro i trenini turistici. E a Toledo non ho potuto fare a meno di prenderne uno!

Ed è stata una fortuna: proprio al tramonto, ci ha portati in un punto dal quale godere della vista sulla città, arroccata e chiusa da mure difensive, con una cattedrale e un Alcazar che dominano.

Un consiglio: assaggiate il queso manchego, tipico formaggio della Mancha, la regione in cui si trova Toledo, famosa per le avventure di Don Chisciotte.

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Penultima tappa prima di tornare in Italia (l’ultima è stata a Sainte Maxime, in Costa Azzurra): Zaragoza.  

Devo dire che non mi ha entusiasmato. A parte la grande piazza con la Cattedrale de La Seo, il resto della città è anonima.

Ma ci siamo accontentati così, la Spagna ci aveva già dato tanto!

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