cover libro audrey hepburn

Audrey, la prima… donna moderna!

Col suo tubino nero la Hepburn è diventata un’icona di stile. Ancora oggi attuale e glamour. Tanto che, per i 50 anni di Colazione da Tiffany, un libro la celebra. E molte (star e vip) fanno a gara per essere come lei

Colazione con Audrey

Quando è nata la donna moderna? All’alba di domenica 2 ottobre 1960. È stato allora che una figura esile, fasciata da un lungo abito nero, si è avvicinata alla vetrina della gioielleria Tiffany, Fifth Avenue, a New York per il ciak di un film. Si chiamava Audrey Hepburn, e la pellicola che stava girando, Colazione da Tiffany, regia di Blake Edwards, usciva un anno dopo. Da quel momento nulla è stato più come prima e ancora oggi, dopo mezzo secolo, quel misto di sofisticatezza, understatement e ingenuità tipiche dell’attrice è un paradigma d’eleganza per le signore di ogni età. Un libro pubblicato da poco da Rizzoli, Colazione con Audrey. La diva, lo scrittore e il film che crearono la donna moderna di Sam Wasson, indaga la genesi di quella pietra miliare del cinema, ma soprattutto il fenomeno di costume che ha generato.
«Tutto d’un tratto, la classe non era più una realtà remota, riservata ai ricchi» scrive l’autore. «Quell’approccio tramutò il glamour da inaccessibile a pratico. Dopo Colazione da Tiffany, chiunque, a prescindere dalle possibilità economiche, poteva essere chic, nel quotidiano e in ogni luogo». Il merito era di chi aveva scommesso su Audrey Hepburn, bellezza non canonica, sottile e imperfetta, lontana dal “modello Marilyn” in voga negli anni Cinquanta e apparentemente più vicino alla Holly Golightly disegnata da Truman Capote nel romanzo che aveva ispirato il film. Non solo: al successo ha contribuito il rapporto tra l’attrice e Hubert de Givenchy, conosciuto sul set parigino di Sabrina. Lo stilista «disegnava i suoi abiti sulla forma delle donne così come sono, non come lui o la cultura avrebbero voluto che fossero» continua Sam Wasson. E di colpo Audrey, con gli occhiali Ray-Ban calati sul naso, la collana di perle attorno al collo e la sigaretta con il lungo bocchino in mano, è diventata un modello di riferimento deflagrante, anticonformista e ancora oggi imitatissimo.

Audrey Hepburn

Nell’anno in cui si festeggia il 50esimo anniversario di Colazione da Tiffany, la domanda da porsi è: chi sono le Audrey Hepburn del nostro tempo? Partiamo da un episodio recente: il casting per l’annunciato remake, ancora rimasto sulle scrivanie dei produttori, del musical My Fair Lady, interpretato dalla Hepburn tre anni dopo il successo di Colazione da Tiffany. I due nomi più papabili, secondo gli addetti ai lavori, sono quelli di Keira Knightley e Carey Mulligan. Inglesi, decisamente trendy (la prima è testimonial di Chanel, la seconda ha una predilezione per Prada), stimate dai critici, votate alla riservatezza, lontane da mondanità e paparazzi. Il progetto per ora si è arenato, ma il profilo professionale e privato di entrambe resta decisamente “Audrey-oriented”. Sempre da terra britannica viene Emma Watson, genere molto pulito e grazioso, pupilla di Karl Lagerfeld e testimonial di marchi famosi (Burberry e Lancôme). Ma forse, prima di essere equiparata alla Holly di Colazione da Tiffany le serve un ruolo più adulto di quello della maghetta Hermione di Harry Potter.
In Francia restano alte le quotazioni dell’esile brunetta Audrey Tautou, che parte avvantaggiata fosse solo per il nome di battesimo. È stata anche lei una squillo di lusso, come la Holly di Colazione da Tiffany, nel misconosciuto Ti va di pagare?, e ha un carnet di solide collaborazioni fashion (per Chanel N. 5, mica un profumo qualsiasi) che l’ha resa negli anni un’icona di stile, specie in patria. Al di là dell’oceano invece c’è la bellezza bon ton di Rose Byrne, avvocatessa del serial cult Damages che ha ora deciso di prendere la strada della commedia con Le amiche della sposa, campione d’incassi al botteghino Usa e in uscita questo mese da noi. Brava e divertente, come la Hepburn comica nella sequenza del party scatenato di Colazione da Tiffany. Alla Byrne manca ancora però il fascino glamour per sfondare. Che invece dispensa in quantità Olivia Palermo, professione “socialite”, posto fisso nelle classifiche delle meglio vestite del Pianeta. Ricorda Audrey Hepburn per gli occhi da cerbiatto, le forme di raffinata delicatezza, lo chic naturale, ma chissà se riuscirà a sfondare col grande pubblico.
E dunque, a chi può andare il titolo di nuova Audrey? Giocando d’azzardo, la figura più simile potrebbe essere la neo duchessa Kate Middleton: magrezza aristocratica (la Hepburn era erede di una dinastia di baroni olandesi), attenta alle tendenze della moda (l’abito di nozze disegnato da Sarah Burton per il compianto Alexander McQueen parla da sé), novella principessa del popolo, già molto imitata, animo gentile come spesso veniva descritta Audrey, ma non per questo riluttante alle luci della ribalta. E anche lei è capace di portare una ventata di anticonformismo: la borghese discreta, lontana dai costumi “cafonal” contemporanei, che sposa un principe e viene accolta nella più granitica famiglia reale del mondo è un fatto a suo modo rivoluzionario. Una donna moderna che non starebbe male davanti alla vetrina di Tiffany o sul davanzale di una finestra, strimpellando Moon River alla chitarra.  

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