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L’Experience Store visto con gli occhi di una donna geek (moderna)

  • 04 11 2011

L'Experience Store di Donna Moderna a Salerno da chi l'ha vissuta in prima persona, in un "diario di viaggio" foto, parole ed emozioni

Experience store a Salerno

(di Francesca Ferrara)
“Carica di meraviglie” è stata l’espressione che mi è uscita dalla bocca quando sabato, 29 ottobre, i battenti del prefabbricato targato Donna Moderna si sono chiusi, alla vigilia dell’ultimo giorno di temporary shop dedicato alle donne e lettrici salernitane ma anche oltre confine della seconda città campana.
Ci sarebbe da domandarsi il perché di questa espressione. Beh, se avete un poco di tempo e di “pacienza”, come di dice a Napoli, e non andate di fretta, vi racconto, punto per punto, il mio diario di viaggio di una due giorni tutta dedicata all’universo femminile.

Girando per l'Experience Store di Salerno

(di Francesca Ferrara)

Martedì 25 ottobre 2011. Solco la soglia dell’Experience Store situato in Piazza della Concordia, in riva al mare, dopo il caffè. È l’ora del Casting per la campagna “Donne Vere”. La prima cosa che mi viene da pensare è: “come l’affronterei io un casting? Cosa mi uscirebbe dalla bocca e dall’anima spontaneamente alle domande dello staff addetto ai lavori? Saprei essere disinibita e disinvolta dinanzi a fotografi e video-operatori?”. Nel mentre della ricerca di queste risposte che sanno tanto di “Si faccia una domanda e si dia una risposta” alla Marzullo by night, mi sono addentrata nello store e ho visitato i vari stand. Le grandi aziende, partner dell’iniziativa, hanno, a turno, abitato gli spazi, di questa struttura mobile (che vista da lontano, tanto sapeva, di opera d’arte urbana, dalle linee squadrate, minimalista e contemporanea).
Talune aziende hanno presieduto in maniera fissa, e hanno vissuto tutto il periodo della permanenza di questa “casetta” dedicata alle donne, mentre altre hanno occupato gli stand solo in taluni giorni.
Ho avuto modo, quel pomeriggio, di assistere a due workshop: lezione di portamento e lezione di intimo…

Experience Store di Salerno, lezione di portamento

(di Francesca Ferrara)

Lezione di portamento. Nel primo, offerto da Met- Jeans, ho appreso che un jeans non è solo un pantalone per qualsiasi occasione ma che è espressione di un modo di sentirsi, di essere, di voler apparire e che è sbagliato pensare che un jeans, di qualunque taglio e forma, possa essere affiancato da qualsiasi scarpa, solo in quanto jeans. La scarpa è un accessorio fondamentale (in primis, perché regge il peso del corpo e quindi, possibilmente, bisognerebbe optare sempre per scarpe comode). La scarpa può valorizzare o meno il jeans ma per ogni taglio di jeans esistono solo alcune combinazioni di scarpe. Inoltre, c’è un jeans per tutte. Non si tratta di una questione di misure: magre sì e oltre la 46 no, ma di tagli e, appunto, di portamento. Se un corpo dalla taglia 44 in giù si può permettere di indossare tutto, un corpo più giunonico e di stampa felliniano si potrà permettere gli stessi abiti, adottando qualche accorgimento in più. Piccoli trucchi per mascherare i fianchi troppo larghi, oppure un seno molto abbondante, e più che generoso, e stare bene, con disinvoltura, senza rinunciare allo stile che si è voluto adottare per quel giorno oppure che ci si sente cucito addosso per filosofia di vita. Per portamento, s’intende, la corretta postura del corpo affinché gli arti non siano traumatizzati da movimenti strattonati e coordinati male, da pesi o dall’assunzione di posizioni sbagliate sia stando in piedi, che sedute, che in movimento. Da qui, le indicazioni della giornalista Giancarla Barbieri e i consigli dell’ex modella Yana Fiscova, insegnante di portamento: tenere la pancia dentro e sentire gli addominali tirati, i piedi dritti e paralleli alle ginocchia, le spalle aperte senza inarcare la schiena e sentirsi un filo che tira il capo verso l’alto così da non camminare sedute sui fianchi.

Experience Store di Salerno, lezione di intimo

(di Francesca Ferrara)

Lezione di intimo. Il seno, le sue misure, il confort. Questi sono stati i tre punti sui quali si è posto l’accento durante il momento di confronto curato da Triunph al quale è intervenuta Luisella Reginelli assieme alle giornaliste Lucia Serlenga e Giancarla Barbieri. “Sapete l’esatta misura del vostro seno?” La risposta collettiva è stata “sì”, ma in realtà comprare un reggiseno, il giusto reggiseno per le proprie forme, non è proprio una roba da cinque minuti. Tre sono i parametri che bisogna tener d’occhio: circonferenza seno, circonferenza sottoseno, circonferenza spalle-sopraseno. La nota azienda tedesca veste, di base, una coppa in più rispetto alle sue competitors. Alla fine del workshop ognuna di noi aveva un metro da borsetta da cui non separarsi mai durante lo shopping dell’intimo per reggiseni, body, corpetti (per quest’ultimi si fa un poco di media ponderata tra le tre circonferenze per dedurre la giusta taglia), ma anche il rimbombo nelle orecchie della frase: «Se entrate in un negozio e la commessa vi fa: “Di che taglia siete?” è sicuro che quel negozio non fa per voi e che la commessa non conosce il prodotto e che se usate un reggiseno con ferretto la brava commessa difficilmente vi proporrà un reggiseno senza il ferretto». Per la serie: commesse stroncate.

A quel punto non ho potuto fare a meno di tornare indietro con la mente nel tempo e di pensare a quante volte le mie orecchie avessero ascoltato quella domanda e a quante volte io vi abbia risposto, almeno sul mio corpo e le mie rotondità, conoscendomi bene ed essendo preparata più di qualsiasi commessa di negozio del settore. Lo sfizio, però, di controllare quanto appreso durante quell’oretta di confronto mi è venuto: è così armata di metro-gadget, una volta a casa, mi sono ripresa le misure e mi sono resa conto che la scelta che effettuo per il mio decolletè non è sbagliata. Queste sì che si possono chiamare, alla mia veneranda età, “soddisfazioni”.

Experience Store a Salerno, Fashion/Food

(di Francesca Ferrara)

30 ottobre 2011. Eccomi, di nuovo, a Salerno, dopo l’orario del tè. Questa volta mi aspetta il connubio “Fashion/Food“, il gusto dell’abbinamento. La saletta che ospita il casting e tutti i momenti di incontro con le lettrici (ma anche con gli accompagnatori delle donne) è gremita e non c’è un posto a sedere. Sullo sfondo, alle spalle dei relatori, un palchetto dove abiti indossati da manichini sono la scenografia statica di conversazioni fluide e trasversali sul tema tra cuochi, stylist, designer e giornalisti.

Gli ospiti Antonio Rossi de Il Travaso delle Idee, la stilista Rossella Catapano, la titolare del ristorante Gattò Elisabetta Daniele, la designer Nicoletta Macrì, lo chef Alfonso Iaccarino autore de La cucina nel cuore sono coordinati dalla giornalista Sofia Catalano che modera questo momento di confronto e di scambio di punti di vista.

Experience Store di Salerno, gemelli da polso per donne

(di Francesca Ferrara)

Nel momento “Fashion/Food” l’occhio mi cade su due scatole nere con dentro oggetti piccoli e colorati: sembrano spille oppure orecchini e ce ne sono di varie forme: cannoli siciliani, pizza, sfogliatelle, auto, cornetti, corni, carte da gioco, fragole, carote, ananas…

Scoprirò solo dopo, a fine dibattito, che non si trattava né di orecchini e né di spille ma bensì di gemelli da polso (gettonatissimi anche tra le donne) firmati Il Travaso delle Idee, e si tratta di oggetti da decoro, accessori uomo-donna che stanno spopolando tra le vetrine dei negozi d’abbigliamento e gioiellerie più “in”.

Experience Store di Salerno, gioco fotografico #lamiasalerno

Premiazione gioco fotografico #lamiasalerno Donna Moderna_gram. Dopo i gemelli per le camicie, altro momento clou è stato lo scoprire che una collega, che conoscevo solo in rete tra Twitter e Instagram, fosse tra le finaliste del gioco fotografico. Lei si è classificata seconda e si chiama Maria Rosaria Sannino, in rete la trovate con il nickname @mrsannino. La sua foto è il quadro di uno scorcio antico del centro storico di Salerno, modernizzato da scritte-grafiti.

Experience Store di Salerno, Instagram

(di Francesca Ferrara)

Il momento della premiazione del gioco fotografico #lamiasalerno. La prima classificata, invece, è Rosa Tiziana Bruno che in rete trovate con il nickname @iacuvella e la sua foto è un ricordo di una visione estiva strappata al tempo e immortalato in quello scatto.
La premiazione delle due vincitrici (in realtà il settimanale aveva premiato tre Instagramers, ma una non è potuta intervenire) alla presenza del vicedirettore di Donna Moderna, Giancarlo D’Adda si è conclusa con un mio piccolo intervento su invito dello stesso D’Adda. Ancora una volta, un’emozione. Abituata a stare dal lato dell’intervistatore, quando si tratta di essere dal lato degli “intervistati”, sia in senso stretto che in senso lato, l’emozione me la sento come un piccolo respiro che viene meno. “Che cosa è Instagram? A chi si rivolge? Su quale device si può scaricare e soprattutto cosa e chi valorizza?”. Sono questi i punti a cui ho cercato di dare risposta, sperando di essere stata chiara per chi era presente nella saletta.

Experience Store, di notte per Salerno

(di Francesca Ferrara)
Con la premiazione, è calato il sipario anche sulla mia presenza a Piazza della Concordia. E quando pensavo di tornarmene in albergo, da sola, ecco la sorpresa: Maria Rosaria Sannino mi porta a spasso per il centro storico assieme al suo amico grafico Ernesto. Come prima tappa, mi fanno mangiare il dolce tipico di Salerno la “scazzetta” a base di crema e fragole.
E così, io che sono di Napoli, per una notte, sono stata salernitana e ho vissuto l’incanto dei vicoli, a tratti stile costiera amalfitana, del primo cuore e antico polmone di vita di quello che è, oggi, la city. Per una notte, l’ho fatto mia, Salerno, documentando quella lunga e bellissima passeggiata in un sentiero di fotogrammi che potete trovare nella library taggata #lamiasalerno, qui sul sito di Donna Moderna.

A Salerno un experience moment carico di meraviglie

(di Francesca Ferrara)
E sul treno del ritorno, l’indomani, in quei trenta minuti che separano le due grandi città della Campania, sono tornata con un tratto di grafite in più sulla tela del mio tragitto di vita esperienziale: da un “Experience Store“, luogo di temporary shop dove ho potuto apprezzare l’importanza della cultura della conoscenza del proprio corpo per poterlo al meglio valorizzare – e non parlo in termini di factory–marketing ma in termini “personal-user-experience” e quindi di apprendimento di come essere maggiormente in contatto con se stesse e comprendere al meglio il linguaggio del (proprio) corpo – all'”Experience Time&Site”: le nuove conoscenze, le sorprese degli oggetti, i sorrisi della community degli appassionati di Instagram che erano venuti ad assistere alla premiazione, i nuovi sapori, gli angoli della città illuminati per il by night. Un experience moment, inaspettato, e per l’appunto, “carico di meraviglie”.

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