5 regole della felicità

La felicità esiste! 5 cose da fare ogni giorno per raggiungerla e mantenerla viva

Essere in sintonia con il mondo è uno stato di grazia, è felicità: un'aspirazione di tutti da afferrare e tenere stretta. E puoi raggiungerla e mantenerla in modi che non ti aspetti

5 regole per raggiungere la felicità

Per trovare la felicità iniziamo a goderci il presente e a riscoprire la gentilezza verso il prossimo: a guadagnarci saremo noi per prime. 

C’è chi la insegna, come l’Accademia della felicità di Milano, chi la misura con un vero e proprio indice, il Fil (Felicità Interna Lorda), che al denaro preferisce la qualità dell’aria, la salute o l’istruzione. E l’Onu le ha dedicato addirittura una giornata (il 20 marzo) perché ricercarla è «uno scopo fondamentale dell’umanità». Insomma, tutti parlano della felicità, molti la desiderano, ma chi sa davvero come si ottiene? 

Noi abbiamo chiesto a quattro esperti (un medico, uno scrittore, una psicoterapeuta e una ricercatrice universitaria) come riuscire a raggiungerla. E non lasciarsela scappare.

1. Avere un amico felice

Aristotele lo diceva già tanto tempo fa: «Non si può essere felici da soli». Ebbene, oggi ne abbiamo una prova in più: un amico sereno ci renderà migliori. 

Possibile? «Proprio così» dice Filippo Ongaro, medico e autore del libro “Star bene davvero”. «L’atteggiamento allegro e disteso di chi ci sta vicino ci influenza anche se non ce ne accorgiamo, perché crea in noi la stessa risposta neurofisiologica. In altre parole, ci “contagia”, che lo vogliamo o no».

Meglio allora farsi passare quel pizzico d’invidia verso l’amica promessa sposa mentre noi non vediamo mezzo uomo all’orizzonte, perché la felicità è virale: «Secondo alcuni studi» prosegue Ongaro «ogni persona serena e appagata che fa parte della nostra rete sociale aumenta del 9 per cento le nostre chance di essere felici». Mica noccioline!

Basti pensare che un aumento di salario di 5mila dollari all’anno accresce la felicità solo del 2 per cento. A quanto pare, il buon umore di un amico è più proficuo del nostro conto in banca.

2. Mangiare i cibi del buonumore

Hai già pensato al cioccolato, vero? In effetti, è così. Solo in piccola parte, però. «I dolci e le patatine hanno la capacità di sollecitare i centri del piacere e di raggiungere il bliss point, il “punto di beatitudine” in cui il rilascio di dopamina è massimo» spiega il medico anti-aging Filippo Ongaro. Ma è una gioia rapida che, come viene, se ne va.

Nel piatto della felicità, possiamo proporvi alcuni cibi che aiutano a star bene: «per esempio quei cibi che contengono i nutrienti capaci di agire direttamente sul cervello» dice Ongaro.

«Fra questi ci sono gli omega 3, che si trovano nel pesce azzurro e nelle noci, la cui mancanza può provocare ansia e depressione. O le proteine, che non agiscono solo sui muscoli, ma anche sui neurotrasmettitori in grado di regolare il sonno e la sensazione di appagamento. E ancora la vitamina B6 (si trova nella carne e nei cereali integrali) e la vitamina D (di cui sono ricchi latte, uova e verdure verdi), fondamentali per l’umore. Mangiare bene, come si vede, non è solo una questione di salute fisica, ma anche emotiva».

Cioccolatino sì, dunque, ma solo dopo una scorpacciata di sardine.

3. Essere gentili con gli altri

Vuoi diventare felice? Sii gentile. Lo dice uno studio pubblicato sul Journal of happiness studies: se poi lo sei in maniera continuativa, aumenti le possibilità di esserlo sempre. I ricercatori hanno dimostrato che ti puoi sentire meglio adottando questa abitudine: contare gli atti di delicatezza che hai avuto verso gli altri nel corso della settimana.

«Siate affamati, ma senza perdere la gentilezza» è il consiglio dato dallo scrittore George Saunders nella sua lectio alla Syracuse University (un po’ diverso dal «Siate affamati, siate folli» di Steve Jobs), che è diventato un libro.

Sembra che l’abitudine alla cortesia si stia perdendo. «Negli ultimi anni, quasi la metà delle famiglie italiane ha rimosso i termini “per favore” e “posso?”» dice Antonio Galdo, autore di L’egoismo è finito (Einaudi). «A rimetterli in campo ci ha pensato Papa Francesco che, con il suo linguaggio diretto, ha invocato l’uso di tre parole: “grazie”, “permesso” e “scusa”.

«Essere gentili conviene e non costa nulla. Non esserlo è uno spreco in termini di qualità della vita, sentimenti e salute», conclude.

4. Darsi micro obiettivi

«Perché fai meditazione?». «Perché mi rende il 10 per cento più felice». Da questo scambio di battute è nato il libro negli Usa 10% happier di Dan Harris, conduttore del programma tv della Abc Nightline. «Siamo bombardati da guru della felicità che ti dicono come risolvere i tuoi problemi con il pensiero positivo» ha detto. «Balle. Non ci sono cure miracolose. Ma ci sono minime cose che puoi fare per essere un po’ più felice».

Ecco il trucco: fissa piccoli traguardi. «Darsi obiettivi è fondamentale. E quelli micro sono più importanti per il nostro benessere perché sono raggiungibili» dice la psicoterapeuta Laura Costa. «Il grande obiettivo, invece, è spesso inafferrabile e non fa che generare frustrazione. È inutile, per esempio, prefiggersi di buttare giù 5 chili tutti in una volta: meglio puntare a perdere 300 grammi alla settimana».

Stesso discorso per la quotidianità: «Non segnare in agenda 10 cose da fare: scegline 2 o 3 importanti e portale a termine» consiglia l’esperta. «A fine giornata ti sentirai soddisfatta, e un po’ più leggera».

5. Prendersi meno sul serio

Ti senti oppressa, vittima di quello che ti succede? Per cambiare ed essere felice, scegli! Hai sempre molte opzioni a disposizione, più di quelle che pensi, sostiene Ludovica Scarpa, ricercatrice all’Università Iuav di Venezia e autrice di Liberi di scegliere. «Sentirci burattini in balia del destino è frustrante» dice la studiosa. «Fare gli autisti del nostro autobus, al contrario, ci dà immediato sollievo».

Di fronte alle scelte della vita chiediamoci allora quando è il caso di imparare a dire “preferisco di no”. E quando, semplicemente, riderci su: «Solo noi aggiungiamo alla realtà buoni motivi di ironia» spiega. «Impariamo a prenderci meno sul serio, con un po’ di umorismo. L’importante è uscire dagli automatismi e scegliere come preferiamo essere».

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