qualità di un buon capo

Che la squadra sia grande o piccola non importa: è sempre il capo a determinare il clima che si respira in ufficio.

«Per ottenere il meglio dai propri collaboratori oggi un dirigente deve tirare fuori il suo lato più umano, puntare sull’empatia e fare da esempio» sostiene Giordano Fatali, presidente di HRCommunity, il network che riunisce i direttori del personale di grandi aziende italiane. Ecco i tre comportamenti vincenti.

Le vere qualità che dovrebbe avere un buon capo

Una ricerca internazionale ha scoperto che sei dipendenti su dieci vorrebbero superiori più disponibili. Che diano pochi ordini e tanti consigli

Impariamo ad affrontare le situazioni spiacevoli che possono capitare sul lavoro e a creare un clima sereno fra noi, i colleghi, il capo

Ma come comportarsi quando il capo è un vero tiranno? Strategie di sopravvivenza

Fare da mentore

Il capo comanda, il mentore consiglia. Per questo al primo si obbedisce malvolentieri mentre il secondo si imita e si rispetta. «A un capo, spesso, viene automatico comportarsi in modo autoritario. Al contrario, fare da guida richiede disponibilità e attenzione» spiega Fatali. «Vuol dire ricordare a se stessi le ragioni per cui si è a capo di una squadra. Cioè qual è il valore aggiunto che si è in grado di rappresentare per gli altri».

Il primo passo. «Comincia a fornire consigli pratici su questioni piccole, come l’uso di un particolare programma per svolgere un lavoro al computer o qualche strategia organizzativa per portare a termine un progetto nei tempi previsti» spiega Graziana Bartoli, coach del lavoro. «Così dimostri interesse verso i collaboratori. E spirito di squadra (metti a diposizione degli altri le tue conoscenze). È la strada giusta per conquistarsi la stima degli altri».

Assicurare un feedback

Non c’è nulla di peggio che portare avanti un compito senza sapere se si sta lavorando bene o male. «I feedback sono come le indicazioni del navigatore in auto: non basta inserire una destinazione, bisogna via via aggiustare il percorso in base al traffico e alle deviazioni» spiega Fatali. «Nel farlo, quindi, ricorda che da te gli altri si aspettano input sempre nuovi e precisi per raddrizzare il tiro».

Il primo passo. «Impara la tecnica del sandwich» suggerisce Graziana Bartoli. «Consiste nell’inserire il commento positivo tra due osservazioni negative. E la critica tra due valutazioni incoraggianti» dice Bartoli. «In questo modo il feedback offre in un solo colpo stimoli e gratificazione. Ed è più efficace».

Essere amichevoli

Avere con i dipendenti un rapporto sincero e trasparente serve a distendere il clima e a lavorare meglio. «Ma attenzione: è un equilibrio delicato» avverte Fatali. «Facciamo l’esempio di una riunione: ci si ritrova per parlare di questioni professionali ed è giusto che un capo conduca l’incontro senza perdersi in chiacchiere. Ma se non ci sono tensioni e tutti sentono di poter dare il loro contributo, i risultati sono migliori. Basta liberarsi dalle inutili formalità». E iniziare ogni incontro con un sorriso.

Il primo passo. «Per rafforzare lo spirito di squadra proponi alla tua azienda di organizzare un appuntamento fuori dall’ufficio» suggerisce la Bartoli. «Per esempio, una cena al ristorante o due ore passate alla Spa possono essere un buon modo per celebrare tutti insieme un risultato raggiunto dalla squadra» consiglia la coach. «E diventano l’occasione per conoscere meglio i colleghi».

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