Quelle che… grazie che te ne sei andato

Beate star! Quante di loro sono rifiorite dopo avere
rotto col partner sbagliato. Per le non famose affrontare un divorzio è più difficile. Tra mobbing economico,
ricatti sui figli, violenze di ogni tipo... Ma separarsi senza rimetterci si può. Lo spiega un manuale appena
uscito. Scritto da una donna dalla parte delle donne

Grazie Rossano, che sei naufragato sull’Isola. Grazie Tom, che ti sei rifatto una vita con Katie e mi hai permesso di avere un figlio con un altro uomo. Grazie Guy, che hai mollato le chiavi di casa. Certo, non siamo tutte salde al pari di Ivana Trump, Nicole Kidman o Madonna. Ma quando l’amore finisce vorremmo tanto dire a lui Grazie che te ne sei andato“. Proprio come si intitola un nuovo libro, appena uscito per Cairo Editore e già manuale cult grazie al passaparola femminile. Lo ha scritto l’avvocato milanese Laura Logli, esperta di diritto di famiglia e psicologia giuridica, che promette assistenza e tutela alla donna nella coppia, dalla A alla Z.

«Ci sono signore che rifioriscono quando escono da una relazione scomoda o sofferta» assicura l’autrice. «Dal momento in cui ha divorziato dal presidente francese Nicolas Sarkozy, Cécilia Ciganer-Albéniz è radiosa e sicura di sé. Michelle Hunziker è diventata sempre più grintosa ogni volta che ha mollato un partner sbagliato, ultimo il produttore Luigi De Laurentiis».

Ma se le star se la cavano quasi sempre, le non famose hanno bisogno di maggiore aiuto. Quante donne, per esempio, sono costrette a subire ogni giorno subdole forme di violenza economica? «Mogli che lavorano nell’azienda o nello studio del marito senza stipendio. E che spesso non hanno neanche accesso a un conto corrente» spiega l’avvocato Logli. «In questi casi sarebbe meglio esigere almeno la casa cointestata e monitorare costantemente la situazione patrimoniale del partner, tenendo traccia delle dichiarazioni dei redditi, delle spese e degli scontrini per poter dimostrare davanti al giudice l’effettivo tenore di vita durante il matrimonio».

Un legame, però, non si sfalda soltanto per questioni di soldi. Ogni giorno si moltiplicano gli episodi di mobbing familiare e stalking. Vuoi perché le donne vengono denigrate dal partner in privato o in pubblico (“Non vali niente, stai zitta!”), vuoi perché subiscono pesanti molestie telefoniche o pericolosi appostamenti sotto casa. Come difendersi da queste persecuzioni? «Il primo passo è confidarsi con gli amici o i parenti stretti, per raccogliere eventuali prove testimoniali» consiglia l’avvocato Logli. «Ed è essenziale conservare i certificati medici che attestano lividi, percosse e altre violenze fisiche o uno stato di depressione. Perché servono a dimostrare in tribunale i danni subiti. E in attesa che lo stalking diventi finalmente un reato in sé, si possono denunciare i mariti per altri tipi di illeciti già previsti dal codice penale: la diffamazione, le minacce, la violazione di domicilio». Del resto, la maggior parte delle separazioni non si fa di comune accordo. «Troppe volte si firma in fretta e furia una consensuale pur di liberarsi da un legame che fa soffrire, specialmente se lui minaccia: “Me la pagherai, ti toglierò i figli”» sottolinea Laura Logli. «Bisogna sapere, però, che non è così semplice riaprire il caso prima dei tre anni che passano in attesa del divorzio. Quindi è bene firmare una separazione consensuale solamente se si è davvero convinte, mai sotto costrizione».

E, comunque, persino dinanzi al più doloroso degli abbandoni «è necessario ripercorrere con sincerità le tappe della storia» aggiunge la psicoterapeuta Gianna Schelotto. «Sì, è vero, è stato lui a mollarci, ma dobbiamo chiederci: prima o poi i nodi sarebbero venuti al pettine comunque? Ci saremmo stancate anche noi? L’uomo, spesso, fa da portavoce a una delusione comune. Ben venga la collera, se serve a sfogarsi, ma non come atto di vendetta. Perché peggiorerebbe il nostro stato d’animo, imprigionandoci nell’orizzonte ristretto del carcere affettivo passato. Scriveva Elena Ferrante nel romanzo I giorni dell’abbandono: “Conserva la tua interezza, non farti rompere come un soprammobile, non sei un ninnolo, nessuna donna è un ninnolo”. È questo l’atteggiamento giusto: non farsi spezzare dal potere che l’altro aveva su di noi». Mai considerarsi un oggetto nelle sue mani: «Il rispetto per se stesse prima di tutto!» si sfoga Alba Parietti, attrice e conduttrice tv che ha alle spalle un divorzio (da Franco Oppini nel 1990) e diverse separazioni. «Nella vita ho imparato che non vale la pena insistere e sacrificarsi per tenere incollati i cocci di un rapporto saturo. Bisogna avere la forza di andarsene, senza aspettare di essere trattate come uno zerbino».

Eppure c’è chi, a distanza di molti anni, ha il coraggio di ammettere che un amore finito non si dimentica. «La separazione lascia dentro un lutto che dura per sempre» sospira la regista Simona Izzo. «Se tornassi indietro agli anni Settanta, ai tempi del mio divorzio da Antonello (Venditti, ndr), mi direi: prenditi una pausa di riflessione. Perché certe ferite non si rimarginano». Chi, invece, non ha più intenzione di leccarsi le ferite è Jennifer Aniston, ex inconsolabile di Brad Pitt, oggi donna dell’anno per il mensile Usa Gq. Lei non mostra rimpianti: anzi, mostra se stessa senza veli. In barba al vecchio marito e al nuovo compagno tira-e-molla John Mayer.

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