Testo di Luisa Nannipieri
Giorgia Spinelli aveva sei anni quando ha iniziato a giocare a calcio “con i maschi” nella squadra del suo paese in provincia di Bergamo. Oggi ne ha 23 ed è difensore e capitano dello Stade de Reims, squadra in testa alla classifica di D2, la serie B francese. Come lei, anche Norma Cinotti e Amanda Tampieri, rispettivamente centrocampista di 22 e portiere di 21 anni, hanno preferito la seconda divisione al campionato italiano, quando l’Albi ha offerto loro un contratto a tempo pieno e una preparazione fisica che “non ha niente a che vedere con la nostra”.
Giorgia, che ha debuttato con l’Atalanta in serie A, ha giocato al Mozzanica e all’Inter, vantava già diverse convocazioni in nazionale quando è arrivata la proposta, due anni fa: “Mi hanno contattata dal Reims e sono rimata subito colpita dalle attrezzature all’avanguardia a disposizione della squadra. Non credo sia così per tutti i club di D2 ma noi siamo fortunate, condividiamo la struttura dei maschi. Ci sono una quindicina di campi, come ad Appiano Gentile o Milanello, mangiamo nella stessa mensa e siamo seguite da uno staff e dei preparatori molto competenti. All’epoca era impensabile trovare queste condizioni in Italia. Ora per fortuna le cose stanno migliorando anche da noi, con l’acquisto delle squadre femminili da parte di club maschili. Il livello si alza e nomi come Juventus e Milan hanno il loro peso.”
Al salto di qualità nella preparazione atletica si accompagnano altri vantaggi, economici ma non solo: “Lo Stade de Reims mi ha offerto un contratto federale, che mi ha permesso di lasciare il lavoro da impiegata e di vivere giocando a calcio, ma mi ha anche dato un obiettivo che mi ha convinto a partire: vincere il campionato e passare in prima divisione. L’anno scorso siamo arrivate seconde, speriamo questo sia l’anno buono!” Nel frattempo, le soddisfazioni non le mancano, come quella di essere diventata il capitano della squadra: “L’allenatrice mi aveva scelta perché avevo già una certa esperienza internazionale e nonostante fossi appena arrivata ero un esempio per le altre. Quest’anno abbiamo cambiato cinque o sei giocatrici, c’è stata una votazione e mi hanno riconfermata”, spiega tra l’orgoglioso e l’imbarazzato.
L’onore e la responsabilità di “essere un sostegno e un leader” dentro e fuori dal campo sono ancora più importanti “visto che non sono nemmeno francese”. Dalla sua ha senz’altro una buona dose di sangue freddo e fairplay: “Per forza! Qui in Francia, se vai a protestare con l’arbitro ti ritrovi direttamente un cartellino rosso in faccia.”
Le differenze tra gioco italiano e gioco francese non sono poche. Lo sanno bene Norma e Amanda, che proprio per la loro voglia di allargare i propri orizzonti si sono ritrovate insieme all’Albi quest’estate. Il club occitano ha finito la stagione con una retrocessione in D2 e si sta riorganizzando attorno ad un nuovo gruppo di calciatrici francesi e internazionali, tra cui la centravanti toscana – una carriera tra ACF Firenze ed Empoli – e la giovane portiere che si è fatta le ossa in serie A con il San Zaccaria, a Ravenna, e con le varie nazionali under.
“Volevo assolutamente uscire dall’Italia”, ricorda Amanda, “per vedere altri livelli di gioco da un lato e dall’altro perché il mio contratto mi legava al San Zaccaria fino ai 25 anni. Le altre squadre non ti chiedono nemmeno in prestito quando lo sanno. Il solo modo per svincolarsi è andare all’estero. Ma l’ho presa anche come sfida personale. Vivi sempre con i tuoi e una volta che esci dall’Italia devi essere autonomo. Prima la lavatrice la faceva la mamma, ora la responsabilità è tua.”
Dal canto suo, Norma aveva da sempre pensato di partire: “All’Empoli non c’era da lamentarsi per la struttura o le attrezzature, ma era il momento di andare a vedere all’estero perché, se non provi a buttarti a questa età, quando lo fai?” Anche un po’ per combattere la nostalgia, le due compagne di squadra che sognano di diventare professioniste hanno deciso da subito di andare a vivere insieme. “Siamo state fortunate, ci troviamo bene. Anche perché le prime settimane non sono state facili… L’Italia un po’ manca, e da un punto di vista sportivo io un lavoro così duro non l’avevo mai fatto. Per essere la serie B è veramente impegnativa.” Il campionato di D2 ha molte meno pause della serie A italiana e si gioca tutti i weekend. All’Albi come al Reims, le ragazze si allenano quattro giorni a settimana sia in campo che in palestra, con due doppie sedute settimanali. “L’aspetto fisico qui conta tantissimo, quello tecnico invece conta di più in Italia. Noi siamo più attente agli schemi, alla tattica, alle formazioni…” spiega Norma, da brava centrocampista. “A me questo campionato piace parecchio, anche perché visto che il fisico conta di più, mi arrivano molti più tiri, ridacchia Amanda. Per un portiere è più divertente.”
Oltre ad esercitarsi, per contratto le tre giocatrici italiane devono allenare una squadra di bambine tra gli 8 e gli 11 anni tutti i mercoledì. Giorgia le segue anche durante il torneo nel fine settimana. Un’esperienza davvero gratificante: “In Italia non mi sembra ci siano così tante bambine che vogliono giocare a calcio, riflette Amanda, qui invece sono tantissime. E si interessano molto a noi della prima squadra. È una bella sensazione. Quando cammini per strada con la felpa dell’Albi, ti dicono ‘dai, domenica si vince, veniamo a vedervi!’ a me non era mai capitato, sinceramente!” “Nella nostra città il calcio femminile è molto seguito, più di quello maschile (i due club non sono affiliati), analizza Norma. Siamo un po’ dei modelli. E allo stadio viene sempre parecchia gente a vederci giocare.”
Tornare in Italia? Le tre calciatrici non escludono nulla ma l’obiettivo principale è diventare professioniste. “Certo, se mi chiamasse la Juventus…”, esita Amanda. Che come Giorgia spera anche in una convocazione in nazionale. “Ma quando giochi all’estero è più difficile che ti chiamino, ammette la veterana, purtroppo fa parte dei sacrifici da mettere in conto.”