Dimagrire alle terme con il Sistema Sanitario Nazionale

Capita a tante donne: il peso sfugge al controllo e ci si trova con un inzio di obesità. In questa storia personale raccontiamo un percorso di cura alla portata di tutte

Sono nuda, davanti alla bilancia. Ho tolto anche i punti luce, hai visto mai. I diamanti sono i migliori amici delle ragazze, sì, ma non in questo caso perché i grammi in più sono miei nemici. Ho gli occhi sbarrati e la bocca impastata dall’aperitivo di ieri, un’orgia di cibo e alcol che se ci penso mi vergogno. Ho evitato questo momento come la peste ma devo, ché se continuo così rischio di non entrare nell’immagine riflessa nello specchio, altro che prova costume!

Perché sono ingrassata: una storia come tante

È luglio e fa un gran caldo. Ho già fatto due docce e sono le sette di mattina, ma che posso farci se appena faccio un movimento sudo? Non sopporto la sensazione di umidiccio sulla pelle. Con l’animo risoluto di una novella Giovanna D’Arco in sovrappeso, salgo su quella gogna come farebbe una condannata a morte. La lancetta si impenna verso destra e segna 93 chili. Non è possibile! Mi sposto un po’ a sinistra e sollevo un piede per vedere se il verdetto cambia. Macché! Questa bilancia non funziona, mi tocca buttarla come la precedente. Con l’animo pesante mi dirigo in cucina, apro il frigo e sbrano tutto. Dolce, salato, formaggi, pancetta finiscono nello stomaco. La mia giornata inizia così, con un rituale che si ripete identico da un anno e mezzo a questa parte.

Da magra a grassa: com’è possibile?

Il mio peso è quasi il doppio dei miei anni, cinquantuno il 12 ottobre. Niente male Mrs. Ruscio, mi suggerisce una voce interiore ipercritica, per una come te che camminava a testa alta per il mondo fiera della sua magrezza. E poco importa se nel frattempo ho raggiunto obiettivi che ritenevo impossibili, nella mia testa persiste l’equivalenza tra snellezza e leggerezza. Del resto sono una ragazza dei mitici anni ottanta, cresciuta a pane e Claudia Schiffer, poco pane in realtà, e tanti ideali di perfezione fisica che sembravano un passpartout per la felicità. Poi, a venticinque anni, un grave lutto ha scatenato il mio primo episodio bulimico. Abbuffate e corse in bagno per spasmi addominali e vomito autoindotto, ma andava tutto bene pur di entrare in quei jeans striminziti, che a guardarli oggi sembrano di una dodicenne. Con il tempo e la psicoterapia i sintomi si sono sopiti ma dopo un letargo di vent’anni, la pandemia ha risvegliato il mostro.

Non riesco a rispettare la dieta

A quanto pare sono in buona compagnia, il virus ha intaccato l’equilibrio di chi soffre di DCA. Fino a poco tempo fa le mie giornate cominciavano con l’ossessione del cibo, quello che avrei dovuto mangiare e i sensi di colpa per non riuscire a rispettare la dieta dell’ultima nutrizionista. Ne avrò cambiatI almeno sette, ma in ognuno c’era qualcosa che non andava. Poi ho capito cos’era: la mancanza di empatia. Ma dai, mi dicono gli amici, per il tuo metro e settanta di altezza stai bene. Se ti ci metti in un mese e mezzo li perdi ‘sti chili. Ma venticinque chili abbondanti non sono un ingombro che scompare in due settimane e sono vicinissimi al quintale, esattamente il doppio dei mia età, appunto.

Mi curo alle terme con il Sistema Sanitario Nazionale

Quella mattina di luglio ho capito che il corpo mi stava lanciando un SOS. Il cibo mi stava divorando, dovevo assolutamente fare qualcosa. Di ipertensione alle stelle come la mia si muore. Mi ricordo che un amico di mio marito ha seguito un percorso di educazione nutrizionale con ottimi risultati. Lo chiamo e mi faccio dare tutte le informazioni. Mi parla di Camillo Ezio Di Flaviano, esperto nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione e dirigente medico di un’unità presso il Policlinico di Abano Terme dove si può essere seguiti gratuitamente grazie al SSN.

Fisso un appuntamento nel suo studio romano. La visita è accurata e lui molto affabile. Gli racconto la mia storia, i miei problemi con il cibo e i preoccupanti valori di colesterolo & co. Di Flaviano mi diagnostica un’obesità di lieve entità che presa in tempo si può contenere. Mi lascia una scheda da compilare e far firmare dal medico di base che dovrà anche prescrivere il ricovero per obesità.

Faccio quanto mi ha detto e mando tutta la documentazione alla segreteria del policlinico. La chiamata arriva dopo appena quindici giorni e il 30 agosto mi ricovero.

Come inzia il ricovero alle terme

Arrivo ad Abano accelerata, oberata di impegni e con un assembramento di pensieri e preoccupazioni per cui non esiste vaccino. Il positivo impatto con il personale medico, però, mi aiuta a stemperare la tensione.

L’accoglienza qui è di casa e si entra immediatamente in un clima empatico, esattamente ciò di cui avevo bisogno. Vengo accolta da una simpatica dietista che mi mette su una bilancia di ultima generazione. “La prego, non mi dica il peso.” la imploro. In sequenza faccio una bella chiacchierata con un medico, una psicologa e un fisiatra.

Non sono mai da sola

A fine giornata mi consegnano il programma che prevede una dieta di 1200 calorie, tanta acqua, palestra al mattino e acquagym il pomeriggio, almeno 10.000 passi al giorno e momenti di rieducazione alimentare insieme agli altri degenti. Capisco immediatamente che insieme è la chiave di tutto. Le carte vincenti di questa esperienza sono le persone con cui si condivide. Qui non si è mai soli perché il personale medico è a disposizione notte e giorno, ma ce la farò a rispettare le regole nella patria del prosecco?

Dal lunedì al giovedì abbiamo molte attività che impegnano gran parte della giornata ma lasciano anche spazi ricreativi. Ci sono persone persone di tutte le età e si ride, si sdrammatizza, qualche volta si discute e poi si fa pace. Ho cantato a squarciagola per i corridoi dell’ospedale insieme a Egizia (perdere l’amoreeeeee, quando siiiii fa sera), ho scherzato con Lele e riso come una matta con Anna, preziosa compagna di stanza e insegnante di teatro. Un mese è lungo e tra una battuta e l’altra il tempo passa in fretta.

Dimagrisco e rallenta l’ansia

Dopo appena una settimana ho perso tre chili e ho festeggiato con un’esposizione assistita (si chiamano così gli sgarri programmati) a base di prosecco e stuzzichini. Questo posto mi sta regalando una grandissima serenità e una tregua dalle ossessioni sul peso. Abano ha una natura che concilia il relax. C’è molto verde e a due passi dal policlinico ci sono le piscine termali, una più bella dell’altra. Un bagno, un massaggio e una sauna sono coccole che fanno bene allo spirito e conciliano la cura. E poi passeggiare, passeggiare tanto, è bellissimo in pianura.

Restiamo in contatto

Alla fine del percorso ho perso cinque chili e quell’accelerazione che mi faceva lasciare le frasi a mezz’aria. Una bella iniezione di fiducia per chi, come me, si stava lasciando totalmente andare. Si può rimanere in contatto con i medici tramite email e con i compagni di corsia abbiamo creato un gruppo whatsapp che ci aiuta a contenere le scivolate e a rialzarci quando cadiamo, senza cedere al catastrofismo del “ho sbagliato, non ce la farò mai!”, alibi perfetto per ricadere in vecchi schemi autodistruttivi.

Dove curarsi. Le strutture in convenzione con il SSN

L’unità di riabilitazione nutrizionale di Abano non è l’unica in convenzione con il SSN ad accogliere persone con problemi della sfera alimentare. A Jesi in provincia di Chieti c’è la Casa di Cura Villa Serena, diretta sempre da Di Flaviano, mente a Roma il Policlinico di Tor Vergata propone Obesi No, un altrettanto efficace percorso di rieducazione alimentare. Sul sito disturbialimentarionline.it c’è un elenco delle strutture italiane convenzionate con il SSN che applicano protocolli medici interdisciplinari e integrati che aiutano a nutrire l’autostima innanzitutto e a ritrovare quella motivazione a star bene in chi, per un motivo o l’altro, l’ha persa.

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