aggiustare persone

Smettila di aggiustare persone e situazioni e concentrati su come ti senti e cosa vuoi

L'empatia è una qualità molto bella, ma se non stai attenta, potrebbe danneggiarti: impara a non farti travolgere dal dolore degli altri, senza far mancare loro il tuo supporto

Se sei dotata di empatia, potresti avere la tendenza ad aggiustare le persone sofferenti e le situazioni difficili.
In inglese saresti definita “fixer“, dal verbo to fix, che significa appunto “aggiustare”, sia nel senso di riparare gli oggetti sia in senso emotivo.
Essere un “fixer”, cioè una persona che applica la propria sensibilità per aiutare gli altri a superare i momenti difficili, è un atteggiamento di sicuro molto altruista, ma che potrebbe portarti a stare male.
L’empatia, infatti, è una qualità molto bella che andrebbe coltivata, ma che può trasformarsi in un’arma a doppio taglio, evolvendo nella cosiddetta “sindrome da empatia”.

Cos’è l’empatia

L’empatia è una qualità fondamentale, che ti permette di relazionarti in modo assertivo con chi ti circonda. Essere in grado di metterti nei panni degli altri e comprendere appieno i loro sentimenti ti permette di capire meglio la loro situazione e di aiutarli nel modo migliore possibile.
In realtà, ci sono diversi tipi di empatia.

C’è l’empatia cognitiva, che è quella in cui ti limiti ad adottare la prospettiva degli altri per comprendere il loro punto di vista a livello mentale.

Poi c’è la preoccupazione empatica, che implica la capacità di comprendere e sperimentare gli stati emotivi delle altre persone. Questo tipo di empatia emotiva produce in te una preoccupazione sincera e ti rende in grado di aiutare l’altra persona, senza mettere a repentaglio il tuo equilibrio psicologico. Praticamente, comprendi i sentimenti e le necessità dell’altro perché anche tu li hai sperimentati, ma non ne vieni travolta. Per esempio, se una persona che ti è cara vive un’esperienza che hai conosciuto anche tu (un lutto, un divorzio, un trauma specifico), avrai la sensazione di sapere esattamente quali emozioni sta passando. Un altro esempio può essere quello degli operatori sanitari o degli psicologi, che hanno studiato e sono formati per aiutare e supportare le persone.  

Infine, c’è un’empatia che viene descritta dagli esperti come un “contagio emotivo“, che genera un’enorme sofferenza. In questo caso, vieni contagiata dalle emozioni delle altre persone, ma non sei in grado di proteggerti. Così finisci tu stessa per soffrire con loro, con il rischio di esserne devastata.  

Cos’è la “sindrome da empatia”

Il poeta Walt Withman scrisse: «Non chiedo alla persona ferita come si sente, io stesso divento la persona ferita». Questa frase descrive bene la condizione in cui potresti ritrovarti se non smetti di aggiustare gli altri.
Se ti preoccupi eccessivamente del dolore emotivo degli altri senza avere gli strumenti psicologici per gestire quella situazione, potresti sviluppare la sindrome da empatia, nota anche come “stanchezza da compassione”.

L’espressione “sindrome da empatia” venne proposta dallo psicologo Charles Figley per riferirsi a coloro che sperimentano una profonda stanchezza come risultato dell’aver aiutato persone che hanno attraversato situazioni difficili o traumatiche.
Naturalmente, la sindrome da empatia è più comune tra i professionisti che sono in contatto diretto con le persone che hanno più bisogno d’aiuto, come psicologi, psichiatri, assistenti sociali e il personale medico e sanitario. Tuttavia, se sei una persona particolarmente empatica, potresti anche tu essere vittima dell’esaurimento da empatia.

Come si sviluppa la “sindrome da empatia”

Uno studio condotto presso la Universidad Adventista del Plata ha individuato che la stanchezza da compassione è legata all’attenzione emotiva e alla riparazione emotiva.
L’attenzione emotiva si riferisce alla capacità di prestare attenzione alle emozioni e agli stati d’animo degli altri. In pratica, le persone che soffrono della sindrome da empatia prestano troppa attenzione alle emozioni altrui, rimanendo travolte dalla loro sofferenza.

La stanchezza da empatia è stata anche collegata a una scarsa riparazione emotiva. Questa è la capacità di attuare piani d’azione che ti permettano di regolare i tuoi stati d’animo. Una di queste strategie consiste nell’assumere una certa distanza psicologica per proteggere il tuo equilibrio emotivo – come fanno, per esempio, gli psicologi, che infatti possono avere degli intervalli tra una seduta e un’altra particolarmente intense. Questo è il motivo per cui se sei emotivamente molto sensibile e tendi a essere una “fixer”, ma non conosci le strategie di riparazione emotiva, potresti sviluppare la sindrome da empatia, che implica anche una condizione di esaurimento.

Sei emotivamente esausta? Come capirlo e come superare questa fase

VEDI ANCHE

Sei emotivamente esausta? Come capirlo e come superare questa fase

Come evitare la sindrome da empatia

In rete viene citata una favola di autore sconosciuto che racconta di una bambina che osservò la fatica di una farfalla per uscire dal bozzolo prima di spiccare il volo. La bimba provò ad aiutare una seconda falena, per risparmiarle lo sforzo di rompere il bozzolo. In questo modo, tuttavia, la farfalla venne privata di una sostanza vitale e morì.

La favola suggerisce una prospettiva insolita per una persona “fixer”, perché spiega che, spesso, la sofferenza è una prova che le persone devono attraversare per stare meglio. Quindi, dovresti considerare che non puoi aggiustare le persone, ma dovresti avere cura del tuo equilibrio emotivo. Va bene usare la propria empatia per supportare gli altri, ma se poi stai male anche tu, non puoi aiutarli.

Le strategie utili

Naturalmente, imparare le strategie di riparazione emotiva non è una cosa semplice, proprio perché fanno parte dei professionisti della psicologia. Tuttavia, quando ti trovi coinvolta dalla sofferenza di una persona cara, dovresti provare alcuni comportamenti che salvaguardino il tuo equilibrio emotivo.

  • Prenditi delle pause. Anche se tu fossi un’esperta, non potresti comunque farti assorbire tutto il giorno, tutta la settimana, da un paziente. Ecco, in un certo senso, dovresti considerare anche la persona che vuoi aiutare come un paziente e prenderti delle pause. Dedica del tempo allo svago per allontanare lo stress e non sentirti frustrata perché non puoi aggiustare il problema.
  • Medita. Proprio come dovresti fare nei momenti di stress personale, ricordati di “ricaricare le pile” emotive. Prova con la meditazione o con altre tecniche di rilassamento che ti aiutino a ritrovare la calma.
  • Prendi le distanze. Dovresti imparare a prendere la distanza psicologica necessaria dai problemi, sia i tuoi che quelli altrui. Questo non significa essere egoista, anzi. Al contrario, mantenere lucidità ti porta ad assumere un atteggiamento che ti permette di affrontare le situazioni nel miglior modo possibile.
Riproduzione riservata