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Come smettere di avere il senso di colpa per il cibo che mangiamo

Scopri perché il senso di colpa ti sta avvelenando e come cambiare vita

Mangi, giuri che sarà l’ultima volta e… lo rifai: chiami la tua voglia “tentazione” e non sai più se è desiderio o necessità. Il cortocircuito del senso di colpa ti imprigiona in uno schema che si ripete e intanto, ogni volta, la tua autostima si incrina.

Creare una nuova abitudine è possibile? Allearsi con il nemico potrebbe farti scoprire che… il nemico non esiste e la soluzione è dentro il tuo cuore, là dove vivono le emozioni profonde e i bisogni che neghiamo per paura.

Di che cosa ti stai accusando?

“Tentiamo di dominare ogni cosa, dentro e fuori di noi, inclusa Madre Natura” scrive Tsultrim Allione, autrice di “Nutri i tuoi demoni” (Oscar Mondadori), tuttavia anziché goderci la vittoria finiamo per essere divorati da una lotta che ci mantiene eterni prigionieri. Autrice e insegnante di meditazione, Tsultrim Allione è stata fra le prime donne americane a essere ordinata monaca. Dal popolo tibetano ha portato in Occidente la lezione di un’antica maestra di saggezza, Machig Labdrön e il metodo del Chöd: nutrire i propri demoni e trasformarli in alleati.

Chi sono i nostri demoni? Senso di colpa, rabbia, impotenza, sfiducia: i nostri demoni sono ciò di cui abbiamo paura. Vivono nell’ombra perché non abbiamo il coraggio di guardarli, ma finiscono per dominare e opprimerci proprio perché abbiamo paura di vederli. Crediamo di poterli mettere a tacere, eppure ciò che rimane nascosto acquista tanto più potere, quanto il nostro sforzo nell’ignorarli.

Il senso di colpa è un’emozione complessa e nasce dal senso di responsabilità e dalla sensazione di aver sbagliato: “avrei potuto” o “avrei dovuto”, ecco l’accusa che non ti lascia scampo

Il senso di colpa è un verdetto di colpevolezza capace di ridurre l’autostima a zero. Quando ci sentiamo in colpa ci aspettiamo di dover ricevere, giustamente, una punizione, tuttavia la tendenza a esagerare la portata dell’errore può trasformarsi in un senso di colpa esasperato e continuo. La tendenza a autocolpevolizzarsi crea un circolo vizioso: trasgressione, punizione e… una nuova trasgressione, all’infinito. Nel caso del cibo questo meccanismo tenderà ad aumentare tristezza e frustrazione, generando una vera e propria crisi della fiducia: “anche oggi non sono riuscita a resistere”, “l’ennesima tentazione ha avuto la meglio”. Quante volte ti sei trovata bloccata in un braccio di ferro fra corpo e mente?

Questo è uno dei motivi alla base della pratica di nutrire il proprio demone come metodo per una trasformazione di sé. Abbiamo bisogno di allenarci a integrare aspetti diversi di noi, anziché farci la guerra. La pratica del Chöd è un rito ben codificato e prevede, per esempio, l’uso della musica e di strumenti come il tamburo tradizionale, in ogni caso puoi avvicinarti a questo lavoro attraverso un momento di introspezione personale. Con la creta o il disegno, crea il demone: sarà una rappresentazione delle tue emozioni profonde suggerita dall’inconscio. Le immagini aiutano a far apparire in superficie temi rimasti bloccati dentro di noi e permettono di articolare l’immaginazione. Frammenti sepolti della tua storia potrebbero emergere dando modo di comprendere emozioni fino ad ora rimaste inspiegabili.

Dietro al cibo… non c’è mai solo il cibo. Ci nutriamo di ciò che serve per sopravvivere, ma il nutrimento è anche verso le nostre speranze, aspettative, bisogno di amore e sicurezza. Uno degli alleati di cui hai bisogno per trasformare la relazione con il cibo è l’onestà. Sì, smettere di mentire è il primo passo verso il cambiamento perché solo quando iniziamo a riconoscere la realtà che viviamo per quella che è entriamo in sintonia con le nostre reali motivazioni. Mangiare a sproposito salvo poi sentirti in colpa non servirà a migliorare la tua alimentazioni. Anzi, ha molte probabilità di innescare un meccanismo malato che può portarti a sgarrare di nuovo, con metodo, e subdolamente, innescare dentro di te la sensazione di essere una persona sbagliata, incapace di far bene, senza spina dorsale. Hai già sentito parole come queste nell’arco della tua vita? Malauguratamente tendiamo a diventare ciò che pensiamo di essere. Questo è un altro degli effetti negativi del senso di colpa: farti trovare colpevole, di nuovo, e sgretolare l’autostima giorno dopo giorno.

Impara a fare pace con il corpo

Il nostro giudice interiore ci condanna, inesorabilmente, su tutti i fronti e allora diventiamo inefficaci e fallimentari. Da un cioccolatino si finisce per soccombere a una scatola e di lì a sentirsi sconfitti per tutto ciò che non va nella vita, dall’amore agli insuccessi lavorativi: sconfitti per tutto ciò che pensiamo di non saper gestire e tenere a bada. In realtà, il controllo non aiuta granché a superare il senso di colpa. Un conto è il lento esercizio zen della disciplina, un altro è essere convinti che la nostra mente debba avere il potere assoluto. La mente non è staccata dal corpo, siamo un unico organismo, solo che lo abbiamo dimenticato e finiamo per vivere facendoci la guerra e affamandoci. Come quando vivi in uno stato di eterna dieta. Anche tu fai parte di questa categoria? Chi smette di provare piacere rischia che il bisogno di appagamento si ritorca contro come un boomerang.

“I carboidrati fanno ingrassare”… ma sono anche la base dell’alimentazione, in giuste quantità e modalità.
“Il cioccolato fa bene.. fa male”… ma di quali quantità stiamo parlando?
“Quanto hai mangiato oggi?”… ma che lavoro fai e quanto ti muovi?
Quanti sono i pregiudizi di cui ci rendiamo schiavi? Il pregiudizio è un pensiero senza fondamento. Soprattutto nel caso del cibo la realtà è estremamente varia, perché ognuno di noi è diverso e fa cose differenti. Se viviamo a dieta tutta la settimana ma ci concediamo il giorno dello sgarro in cui mangiare perché “i carboidrati fanno male ma sono buoni” stiamo già mettendo le basi per creare nella nostra mente una serie di false verità.

Mindful eating: scopri le strategie per mangiare più consapevolmente

Smascherare i pregiudizi che abbiamo è liberante e ha un doppio effetto positivo perché se da una parte nutre la nostra consapevolezza, dall’altra è contribuisce all’instaurarsi di nuove abitudini. Ti è mai capitato di osservare un bambino piccolo nelle sue prime esperienze con il cibo? Se lasciati liberi di esplorare e sperimentare, i piccolissimi hanno una connessione incredibile con la verità dei loro bisogni. Prima che qualcuno ti dicesse di finire tutto ciò che c’è nel piatto o, per educazione, mangiare anche se non ti va, anche tu eri così: all’inizio della nostra vita non abbiamo vie di mezzo. C’è la sete, la fame; esiste un sapore che ci va e uno che non ci va: viviamo nel momento, sempre l’attimo presente. Il corpo sa ciò che vuole, all’inizio. Adesso non lo sai più, perché magari avresti fame ma non hai tempo per cucinarti ciò che vorresti davvero e allora una cosa vale l’altra, senza contare la potenza delle immagini veicolate da televisione e giornali. Oppure finisci per mangiare solo perché sei triste o hai voglia di fare pausa.

Prenditi il tuo tempo, fosse anche 1 minuto

“La paura maggiore in tutti i pazienti è la perdita dell’autocontrollo” ha scritto Alexander Lowen, fondatore della Bioenergetica. I bambini accettano come naturale ogni emozione, ma crescendo iniziamo a valutare e giudicare ogni nostra azione. Ecco perché in un certo senso per acquisire libertà dobbiamo compiere un cammino a ritroso e ritrovare ciò che siamo stati, imparando a fluire nel nostro corpo in armonia con le sue necessità.

Torna a sentire il sapore e gli odori del cibo. Chiudi gli occhi, come si faceva un tempo, quando la fame rendeva ogni cibo prezioso e non ovvio. Quando mangi con il senso di colpa niente ha sapore, ci hai mai fatto caso? Prenditi tempo per respirare. Quando respiriamo torniamo a percepire ogni dettaglio e il profumo ci avvolge, i messaggi dei sensi diventano più potenti. Goditi il momento, questo è il segreto. Smettere di rimpiangere il passato e non rimandare la felicità a domani è l’ingrediente che può rimetterci in pace con il nostro cuore. E con lo stomaco.

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