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Elogio dell’ozio: chiedere troppo a se stessi fa male!

Scopri il vero significato della parola "ozio" e come tornare a fare amicizia con il tempo per imparare finalmente a viver(ti) meglio e capire ciò che davvero ami fare.

Tempo, a volte sembra non passare mai, altre corre incredibilmente veloce… soprattutto quando si è in vacanza o si fa qualcosa che si ama, non sei d’accordo? Sembra che sia stato Thomas Edison a pronunciare una frase rimasta storica – il sonno è uno spreco criminale di tempo, un’eredità dei nostri giorni preistorici – eppure le neuroscienze non concorderebbero con questo pensiero.

Se c’è una cosa che gli studi sul cervello stanno rivalutando è il concetto di ozio, nell’antica Roma una vera e propria filosofia di vita. Sì, perché se chiedere troppo a se stessi fa male, e ora ne siamo certi, ciò che stiamo ancora imparando a capire è il valore del tempo “liberato” ovvero il riposo. Sono le pause e il tempo vissuto nell’antico senso dell’otium l’autentico acceleratore di creatività.

“La parte più felice della vita di un uomo è quella che trascorre stando sveglio nel letto la mattina”
Samuel Johnson

Vivere per lavorare o lavorare per vivere?

“Una società fondata sul lavoro non sogna che il riposo”
Leo Longanesi

Viviamo un’esistenza programmaticamente fondata sul lavoro. È la costituzione a dirlo – l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro – articolo 1. Te lo hanno ripetuto tante volte, fin dai tempi della scuola, ma ti è mai capitato di fermarti a rifletterci sopra?

Non viviamo in una società che si fonda sulla creatività o sull’innovazione, sulla parità dei diritti (ancora ben lontana) o sulla famiglia, di qualsiasi tipo la si intenda. La prima formula, presentata il 28 novembre 1946 dal deputato Mario Cevolotto non riportava questa specifica, fu il giurista Aldo Moro a chiedere il suo inserimento.

“Le lampadine si bruciano quando, dopo essersi riscaldate e raffreddate innumerevoli volte, i loro filamenti diventano fragili e, alla fine, si spezzano. Gli esseri umani si esauriscono quando, dopo aver lavorato e pagato i conti, la loro capacità di trovare un significato nella vita diventa fragile e, alla fine, si spezza”
Lou Marinoff

Il lavoro è, o almeno dovrebbe essere, un diritto. Un diritto la possibilità di sopravvivere e vivere dignitosamente, provvedere a se stessi e a chi amiamo; avere cibo a sufficienza. È un diritto anche una buona qualità di vita, essere curato quando serve, sognare e poter immaginare il proprio futuro. Ma i diritti umani sono un’invenzione relativamente recente, che risale alla dichiarazione firmata a Parigi il 10 dicembre 1948.

Nella frase pronunciata da Thomas Edison si attua lo scontro fra due mondi e non a caso l’invenzione della lampada ad incandescenza, con cui Edison passa alla storia cambierà le abitudini del mondo così come era stato conosciuto fino a fine Ottocento. Grazie alla lampadina siamo diventati entusiasti insonni.

Vai sempre di fretta?

Negli ultimi trent’anni abbiamo dimenticato la luce del sole per sincronizzarci sull’orologio, ora in versione smartphone. È una manciata di secondi che ci permette di prendere la metropolitana giusta o ci condanna a perdere anche il treno successivo finendo per arrivare a casa quando ormai c’è solo tempo per dormire…

Alle stelle diamo un’occhiata una volta all’anno per la notte di San Lorenzo e del resto in città, fra inquinamento luminoso e la mole del palazzo di fronte, suona difficile passare la serata a guardare la luna. In compenso viviamo anche di notte. Se abiti nel posto giusto puoi ordinare una pizza alle undici di sera e fare la spesa anche a mezzanotte.

“I newyorkesi camminano più in fretta, parlano più in fretta, pensano più in fretta. Non è necessario esserci nati per essere newyorkesi, ma dopo sei mesi tu camminerai parlerai e penserai più in fretta. E da quel momento anche tu potrai considerarti un newyorkese”
Edward Koch

Quando iniziamo ad alzare l’asticella delle aspettative che abbiamo verso noi stessi il rischio è… che diventi una droga. Ci ritroviamo a correre, instancabili, alla ricerca di nuovi picchi come in un ottovolante.

Quante sono le cose che stai pretendendo da te ogni giorno? Bisogni, obiettivi, ricompensa. Funziona come un sistema di gratificazione con effetto boomerang, perché se ti fermi ti senti svuotata.

Al malessere psicologico possono aggiungersi sintomi fisici. Sto per iniziare le meritate vacanze e le mie difese immunitarie crollano e compare pure la febbre; abbiamo messo a tacere per mesi il bisogno di riposo, creatività, felicità e ora, all’improvviso, le batterie si sono esaurite.

Come ti senti oggi?

“L’ozio non è il non far nulla. L’ozio è essere liberi di fare qualsiasi cosa”
Floyd Dell

Il significato originario della parola “ozio” è “sto bene”, dal verbo latino “aveo”. Lo avresti mai pensato? Nell’antica Roma otium era una vera e propria filosofia di vita, niente a che fare con il vocabolo che secoli dopo, come ci racconta la Treccani, definisce l’ozio come essere “sfaccendato, inconcludente, vano”. Tutt’altro!

Fra i filosofi greci e latini otium era il prezioso tempo per sé: tempo per pensare, coltivare il giardinaggio e la terra dell’orto, far crescere parole e piante; tempo per gli affetti e il viaggio.

Tempo come una medicina per il corpo e per la mente. Solo gli schiavi vivevano senza averne, l’essere liberi è poter disporre del proprio tempo.

“Poter stare in ozio vale quanto essere potenti”
Su Tung-Po

Non importa cosa tu stia facendo, all’improvviso ti senti pervadere dall’intensa sensazione di star bene, semplicemente. I momenti felici di solito sono fatti di questo, un benessere che nasce da dentro e si irradia intorno. A volte non è nemmeno il migliore dei contesti, eppure accade. Anche solo per un attimo stai sorridendo, sei presente qui e ora. Senti il tuo cuore che batte e vivi il momento.

È uno stato che in meditazione si avvicina a quella condizione chiamata “centratura”. Che cosa significa centrarsi? Una freccia centra il bersaglio e colpisce il centro. Quando ti rilassi e smetti di affannarti a cercare, sei tu a colpire il tuo centro.

In quel momento smetti di cercare, affannarti, correre e ti lasci andare, senti i profumi nell’aria e la voce dei tuoi pensieri; percepisci ciò che ti raccontano i desideri più segreti, perdi tempo. Ecco la lezione segreta dell’ozio, perdere tempo per ritrovarlo.

“Dolce fare niente dolce rimandare
stare con i piedi penzoloni guardando il mondo girare
andare andare
aspettare dolcemente l’ora di mangiare
guardare l’erba crescere e l’acqua evaporare”
Jovanotti

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