Donne e alcolismo: un disagio da affrontare

Mentre aumenta il numero delle donne che diventano dipendenti dall'alcool, uno studio dell'Istituto Superiore della Sanità afferma che le donne sviluppano intossicazioni più gravi rispetto agli uomini, con quantitativi inferiori di sostanze alcoliche e in tempi minori
Secondo recenti studi l’alcolismo femminile è una patologia che si sviluppa in un tempo minore rispetto al suo corrispettivo maschile. Inoltre questa maggiore vulnerabilità della donna agli effetti dell’alcol fa sì che complicanze epatiche, gastriche e cardiovascolari si manifestino in maniera più repentina e con conseguenze più gravi.

L’etilismo é una gravissima piaga sociale. Solo da pochi anni però, data la predominanza in ambito maschile del problema, il fenomeno dell’abuso di bevande alcoliche nelle donne é stato studiato in maniera più approfondita.

I risultati delle ricerche condotte in materia di alcolismo nelle donne sono tutt’altro che rassicuranti. E’ ormai un dato di fatto che, negli ultimi decenni, l’etilismo femminile ha subito una preoccupante impennata, di gran lunga più sostenuta di quello maschile.

I dati allarmanti non si limitano al numero, purtroppo in costante crescita, dei soggetti coinvolti. Di fatto la donna reagisce in maniera differente rispetto all’uomo all’assunzione regolare di grandi quantità di bevande alcoliche.
La struttura e le funzionalità corporee femminili presentano delle differenze, talvolta sostanziali, se paragonate a quelle maschili: la capacità di metabolizzare l’etanolo (che si diffonde tramite l’acqua e viene ossidato dall’enzima ADH, cioé l’Alcol Deidrogenasi) si riduce di molto nella donna.

Nelle alcoliste tra i 30 e i 34 anni, i casi di mortalità riconducibile all’assunzione continuata di bevande alcoliche sono di tre volte superiore se paragonati ai casi di morte di alcolisti uomini della medesima fascia d’età.  
Uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato che le donne sviluppano intossicazioni più gravi assumendo dosi minori di alcol e in tempi più brevi. Sotto l’effetto dell’alcol, inoltre, controllano con maggiore fatica i processi cognitivi e corporei, aumentando così le possibilità di subire incidenti o violenze.

A cambiare sono anche le modalità di insorgenza della patologia (perché, non dimentichiamolo, di patologia si tratta).
Tra le donne l’età più a rischio è quella attorno ai 40 anni
. Secondo le stime, in Italia, un’alcolista su quattro é una donna. In America si arriva ad una percentuale del 50%: un etilista americano su due é di sesso femminile.

Un’altra differenza riguarda i motivi che spingono una donna verso il baratro dell’alcolismo. Alcuni studiosi indicano la casalinghe e le pensionate come le categorie più a rischio. Soprattutto nel caso in cui si tratti di condizioni imposte da problemi economici o familiari, e non accettate completamente dal soggetto. La solitudine e il senso di abbandono sono altri due fattori scatenanti: le vedove hanno maggiori possibilità di diventare etiliste rispetto alle sposate.
Anche tra le donne coniugate, però, i fattori di rischio non mancano: frustrazioni e stress dovuti alla gestione del menage familiare, incomprensioni e litigi con il compagno, mancanza di attenzioni sessuali da parte del partner.

La causa principale dell’abuso di alcol nel sesso femminile è di natura psicologica. Spesso può essere ricondotta a problemi della sfera sessuale o sentimentale, peggiorati dall’avanzamento dell’età. La menopausa può essere vissuta da alcune donne come un segno indelebile della fine del ciclo riproduttivo (e quindi vitale) e affrontata di conseguenza in maniera errata.

Il sito www.benessere.com presenta così il problema: “la natura della donna alcolista è conflittuale, nevrotica, con scarsa autostima. Molte incominciano a bere eccessivamente spinte da forti impulsi di autodistruzione; altro fattore non trascurabile per l’alcolismo è quello fisiologico, determinato dalla maggiore vulnerabilità e dalle variazioni ormonali che la donna vive in modo ciclico. In fase premestruale e mestruale, parallelamente alle variazioni di estrogeno, la donna è particolarmente attratta dall’alcol, perché questo allevia i dolori, sia per la sua azione antalgica sia per l’inibizione dell’ossitocina, ormone responsabile delle contrazioni uterine; inoltre l’alcol diminuisce la sensazione di gonfiore e di ritenzione idrica e attenua, in modo provvisorio, la depressione che spesso accompagna questo momento femminile. Le donne che usano anticoncezionali estroprogestinici hanno un consumo di alcol significativamente minore rispetto alle altre, di conseguenza a questo tali preparati vengono utilizzati per diminuire la voglia di bere nelle donne in trattamento.”
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