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Psicologo e psicoterapeuta: un po’ di chiarezza

  • 11 08 2016

Che cos'è una psicoterapia? Cosa fa lo psicologo? E lo psichiatra? Risposta alle domande più comuni su una materia molto affascinante. E che riguarda la nostra psiche

Nonostante spesso vengano confusi o sovrapposti, i professionisti che studiano la psiche sono specializzati in aree cliniche diverse. Per fare un po’ di chiarezza, abbiamo chiesto la consulenza del professor Roberto Pani, ordinario di Psicologia Clinica all’Università di Bologna. Ecco cosa ci ha risposto.

Che differenza c’è tra psicologo, psicoterapeuta e psichiatra?

Lo psicologo è un laureato in Psicologia che, a livello clinico, si occupa di consultazioni, test psicoattitudinali e valutazioni sulla condizione psicologica del soggetto che lo consulta.

Lo psicoterapeuta invece è un medico o uno psicologo che ha seguito l’adeguata formazione in Psicoterapia ed è quindi abilitato ad esercitare la psicoterapia. Tra i diversi indirizzi in cui il professionista può specializzarsi rientrano la psicoterapia psicoanalitica, quella comportamentale, relazionale, gestaltica e tantissime altre, come ad esempio la danzoterapia e la musicoterapia.

Lo psichiatra infine è un medico specializzato in Psichiatria che cura le malattie della psiche (ovvero patologie quali disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi del sonno, disturbi psicotici, dipendenze da alcol o sostanze stupefacenti, disturbi del controllo degli impulsi) sia attraverso consulenze verbali che trattamenti farmacologici. Essendo un medico, è l’unico tra le tre figure professionali sopraindicate che può prescrivere farmaci. Qualora diventasse psicoterapeuta, per non entrare in conflitto con la cura psichica non dovrebbe prescrivere farmaci, ma in caso di severità dei sintomi, dovrebbe inviare il paziente ad un altro medico per prescrizioni farmacologiche.

Parlando di psicoterapia, quali sono le pratiche più efficaci?

Se la persona ha una buona introspezione (insight), cioè è in grado di riconoscere le connessioni tra la propria vita presente e l’esperienza passata, in questo caso la psicoanalisi rappresenta il metodo di eccellenza.

Se invece la persona non è interessata a conoscere come funziona il proprio interno e, di conseguenza, a “guarire” in base a questo livello di consapevolezza, le terapie comportamentista e gestaltica sono più indicate, perché non richiedono introspezione. Al contrario della psicoanalisi, si tratta di metodi basati fondamentalmente su stimolo-risposta, cioè sull’apprendimento di tecniche strategiche per eliminare i sintomi.

Invece la psicoanalisi consiste in un percorso (spesso non breve) che consente di impadronirsi del proprio sé e di mirare alla propria indipendenza e autonomia.

Cosa significa impadronirsi del proprio Sé?

Significa digerire, assimilare, metabolizzare alcuni fantasmi che derivano dal passato e che bloccano la crescita e la libertà di desiderare e di attuare nella concretezza i propri desideri, il proprio sentire.

Quali sono le patologie più indicate ad essere trattate con la psicoterapia psicoanalitica?

Le patologie variano dai piccoli disturbi ansiosi e depressivi alle patologie gravi come alcune patologie psicotiche. Il criterio di distinzione dipende soprattutto dal desiderio introspettivo di migliorare la propria vita. La psicoanalisi garantisce una maggiore stabilità della personalità e della propria immagine di sé.

Le terapie comportamentali possono essere molto più brevi, ma non possono garantire quella ristrutturazione della propria personalità, garanzia di stabilità. Può essere più adatta a persone che non hanno interesse e motivazione a conoscere il proprio mondo interno, a migliorare sulla base di questa conoscenza.

Molti pazienti immaginano che la psicoanalisi assomigli a una chirurgia dolorosa, in realtà è un percorso che aiuta ad essere sereni e autentici: l’autenticità, più che la verità, penso sia l’unica vera forza dell’essere umano.

La maggior parte dei pazienti sperimenta impegno e non tanto dolore nel fare questo percorso. A mano a mano che progredisce, il soggetto diventa più attivo oltre che cosciente di come funziona.

Nelle altre terapie comportamentiste, il paziente tende invece a rimanere passivo e a non rendersi conto perché sta migliorando. L’aspetto suggestivo non è indifferente a tali terapie.

La psicoanalisi è molto costosa?

La psicoanalisi è certamente più costosa perché richiede maggiore frequenza settimanale e più tempo in assoluto, ma i risultati sono di una stabilizzazione definitiva della personalità. È una sorta di investimento su se stessi. Una volta che il paziente ha finito l’analisi, è “guarito”.

Quali sono le percentuali di guarigione?

Nel caso della terapia psicoanalitica, quando questa viene svolta con persone motivate, l’investimento ha successo per oltre il 90%. Si potrebbe dire la stessa cosa delle altre terapie, considerando che esse mirano solo alla temporanea sparizione dei sintomi, sebbene qualche volta questo incoraggiamento possa aprire a degli sviluppi ulteriori.

Che cos’è la psicoterapia breve?

Negli anni ’70 nasce questa definizione per accorciare l’intervento psicanalitico. È molto utile nelle situazioni istituzionali (come gli ospedali) dove il tempo a disposizione è limitato. Però i risultati non sono quelli di un percorso più lungo.

Perché ci si serve del lettino?

Oltre che più rilassante, il lettino è spesso usato nella terapia psicoanalitica perché permette di differire il proprio pensiero dallo sguardo fisso dello psicoanalista, e vissuto come giudicante. In altre parole il paziente non si aspetta una risposta immediata ai propri pensieri e verbalizzazioni, ma questi possono scorrere più fluidi. Accade ciò proprio perché, nella relazione terapeutica, psicoanalista e paziente non si vedono l’uno nella faccia dell’altro.

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