Sono stati tra i padri fondatori della televisione italiana, ci hanno tenuto compagnia con i loro programmi d'intrattenimento mentre cucinavamo, mentre si era a tavola con la famiglia, mentre si cercava di ricostruire l'Italia del dopoguerra e la speranza nei cuori delle persone. Il loro stile di conduzione era sempre impeccabile, professionale, non privo di battute e gag, ma sempre ricco di garbo ed eleganza. Entravano nelle nostre case ogni giorno e per tutti noi erano come uno di famiglia. Loro sono Corrado, Raimondo Vianello e Mike Bongiorno, la storia della televisione italiana. Vogliamo ricordarli così.

Corrado Mantoni, in arte semplicemente Corrado, non era il più anziano del trio (era del 1924), ma è stato quello che se n'è andato per primo, ormai già sedici anni fa. Come presentatore e autore, è stato il volto e la firma di molti dei più apprezzati programmi televisivi italiani, diventando uno dei personaggi più amati del piccolo schermo. Alla guida del Festival di Sanremo nel 1974, fece la gavetta come conduttore radiofonico per quarant'anni, prima di approdare alla tv: fu lui, infatti, ad annunciare alla radio eventi storici come la fine della Seconda guerra mondiale o la vittoria della Repubblica al referendum del 2 giugno 1946.

Lui non era la tv, era il re della tv, The King, date le sue origini americane. Parlantina trascinata, occhio ceruleo e spirito incline alla battuta (e spesso anche a doppi sensi non voluti) Mike Bongiorno era un vero mattatore, instancabile conduttore dei quiz più amati dagli italiani: da "Lascia o raddoppia?" a "Rischiatutto",  fino alla "Ruota della fortuna", tutti grandi successi del piccolo schermo, appuntamenti irrinunciabili durante la giornata. Condusse ben 11 Festival di Sanremo, di cui l'ultimo nel 1997. Con garbo e simpatia, dal 1955 fino alla sua scomparsa nel 2009, ha contribuito a cambiare le abitudini degli italiani, facendo diventare la tv sempre più un mezzo di comunicazione popolare.

Più che un conduttore, un comico vero, protagonista della commedia italiana, insieme a Ugo Tognazzi, con cui lavorò spesso: l'umorismo e l'ironia di Raimondo Vianello avevano sempre un tono british, quasi da freddura, ma erano spontanee, pulite, mai sopra le righe, proprio come lui. Tanti furono i programmi da lui condotti, compreso un Festival di Sanremo nel 1998, ma era come comico che dava il meglio di sè. Nel 1958 conosce la sua metà artistica e nella vita, Sandra Mondaini, con cui darà vita a uno dei sodalizi più proficui e duraturi della televisione italiana.

Nel 1962 Raimondo e Sandra si sposano e insieme, raccontando sulla scena in chiave ironica i drammi quotidiani di una coppia qualunque nei programmi "Sai che ti dico" e "Tante scuse", iniziano a riscuotere clamorosi successi. Ma è solo negli anni Ottanta che lanciano il programma che li consacrerà come coppia più amata dagli italiani: la sitcom "Casa Vianello" racconta, romanzandola, la loro vita tra le quattro mura e la frase "Che barba, che noia", recitata da Sandrina scalciando sotto le lenzuola, diventa un cult. Raimondo se ne va ad aprile del 2010 e Sandra appena cinque mesi dopo il marito, come se senza di lui non potesse vivere.

Inventori di un modo di fare televisione pulito eppure condito di simpatia, fondatori del varietà televisivo all'italiana, testimoni di un'Italia distrutta eppure ricostruita negli animi, anche grazie alla loro idea di televisione, hanno lasciato il testimone ai grandi conduttori di oggi, professionisti del calibro di Carlo Conti, Fabrizio Frizzi, Paolo Bonolis o Gerry Scotti, per citarne alcuni. Oggi la televisione e il modo di fare televisione si sono evoluti anche in base ai costumi moderni, i quiz e i varietà sono sempre presenti e molto seguiti, eppure sembra che manchi qualcosa. Forse quella capacità di entrare in punta di piedi nelle case degli italiani, di catturare la loro attenzione con una battuta o una risata di cuore, di gridare a gran voce "Allegria!", perchè l'allegria arrivasse davvero in ogni angolo dello Stivale.

Corrado, Raimondo e Mike: la storia della tv italiana

Entravano nelle case degli italiani con simpatia e garbo, ecco come ci piace ricordarli

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