Ilona Staller ricorda quando era Cicciolina e gli anni ’80 «tutti gioia e sesso»

Era il 1972 e una bellissima ragazza bionda arrivò in Italia direttamente dall'Ungheria. Dopo qualche anno sedeva in Parlamento. Si faceva chiamare Cicciolina, ma il suo nome vero è Ilona (Anna) Staller. «Gli anni '80 erano tutti gioia e sesso. Gli italiani erano il popolo più allegro del mondo. Oggi? Mah, mi sembrano tutti più cupi, tristi e preoccupati»...

Una bellissima foto in bianco e nero la ritrae insieme a Moana Pozzi davanti al Parlamento. Si era alla fine degli anni ’70 e lei era già conosciutissima per la trasmissione a Radio Luna Voulez-vous coucher avec moi?, sipario radiofonico notturno tutto sospiri e domande indecenti. La si incontra spesso Ilona per le strade della Capitale: fa la spesa, chiacchiera, non fa la star. Ha un solo dolore costante nel cuore: la battaglia ancora aperta con Jeff Koons, suo ex marito e artista americano, che «Pur avendo soldi a palate, mi lesina il riconoscimento dei miei diritti». Ultimamente Ilona ha scritto un libro . Rimpiange a calde lacrime i meravigliosi e felici anni ’80. «Belli belli. Erano tutti gioia e sesso. Gli italiani erano il popolo più allegro del mondo, la gente era spensierata e si godeva tanto. Oggi? Mah, mi sembrano tutti più cupi, tristi e preoccupati». Ilona ama gli italiani in una maniera sviscerata. «Camminavo per la strada e mi dicevano “ciao bella!”, e io pensavo “come sono caldi questi uomini, come è calda questa terra!”. E sono rimasta qua». Non se n’è più andata. Il produttore e regista hard Riccardo Schicchi oggi le ha procurato delle trasferte di lavoro in Ungheria. Lei stessa nel 2002 ha tentato la carta dell’impegno politico a casa sua, candidandosi per il nuovo Parlamento ungherese. La stessa cosa ha fatto per la prima poltrona a Milano.

«Non sono più i giorni del Partito Radicale quando (era il 1987) vinsi le elezioni con 20mila preferenze. È come se qualcosa si fosse appannato oggi»

Ma non la sua bellezza. Nata nel 1951 si vocifera che si sia rifatta nuova, ma a vederla è una bambola di ceramica inossidabile e non incrinata. Soprattutto affabile: Ilona al telefono parla e sospira, sorride e ringrazia, dice «Eh be’, per le immagini video purtroppo devo chiedere un gettone, sai, vivo di questo» e in sottofondo arriva la voce da adolescente del figlio. Un figlio cresciuto sotto la luce dei riflettori e della notorietà inquinata.

Ilona ama gli anni ’80, non sa (forse) che sono stati effimeri e veloci e destabilizzanti per molti italiani. «Belli, bellissimi. Adesso anche il mestiere dell’hard è durissimo, c’è internet… Anche se senza la rete io non so cosa avrei fatto». Nel suo libro uscito per la Mondadori un anno fa, Per amore e per forza, Ilona non nasconde nulla di sé. «La vita del cinema hard non è quel godimento senza tregua che si immagina». Sarà vero, però, che la memoria arriva sempre come consolatrice, cancella tutto il resto e Ilona continua a sospirare al telefono «Belli, bellissimi anni ’80…».

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