Sono diventata mamma su Tinder

Sono diventata mamma su Tinder

L’illustratrice Cristina Portolano inizia a usare Tinder dopo la fine di un amore. Senza pregiudizi né aspettative (e lo racconta anche nei fumetti). Finché un “match” dopo una giornata al mare… Qui condivide la sua storia. Con sincerità e ironia

Nascere a Napoli, diventare grandi a Bologna disegnando fumetti e dribblando gli stereotipi. Dal sesso occasionale («poi così nessuno ti sposa») all’istinto materno (tutt’altro che innato!), passando per l’incontro fortuito con un ragazzo conosciuto su Tinder e diventato 7 mesi fa il papà di mia figlia.

Come inizia la mia avventura

Tutto comincia nell’estate del 2016. Alla vigilia del mio 30esimo compleanno mi chiedo: sono single e precaria, che faccio? Risposta: parto per New York – non sono tipa da paesaggi naturalistici – dove affitto per 2 mesi una stanza a Brooklyn con i risparmi messi da parte in modalità formichina da quando a 19 anni mi sono trasferita all’ombra delle Due Torri per studiare illustrazione e fumetto. La verità è che mi sento in stallo (ho da poco pubblicato il mio primo graphic novel, Quasi signorina) e quand’è così la cosa migliore da fare è mettermi in pista. In quei 2 mesi mi commissionano tre illustrazioni per Storie della buonanotte per bambine ribelli e sull’esempio di alcuni cartonist americani imparo un modo più autentico di raccontare esperienze di ogni tipo, dalle malattie al sesso.

Perché decido di iscrivermi su Tinder

Da più di un anno, dopo la fine di una storia d’amore importante, ho cominciato a usare Tinder per distrarmi dalla tristezza e sentirmi desiderata. Il sesso occasionale è piacere, ma anche scoperta di sé e dell’altro. Lo dico sempre: le dating app non danno certezza di trovare l’amore né una storia di sesso da mille e una notte. Sei tu che pian piano, in una sorta di auto-analisi, aggiusti il tiro e capisci meglio chi sei e cosa ti piace. A New York su queste app ho conosciuto ragazzi con cui sono andata semplicemente al cinema e nei musei. Diversamente dall’Italia, dove – almeno fino a qualche anno fa –  trovavi il latin lover che collezionava storie mordi-e-fuggi o uomini che non dovevano chiedere mai. Per non parlare dei pregiudizi sulle ragazze: una donna che ha una vita sessuale attiva è una da cui stare alla larga.

Comincio a disegnare gli incontri che faccio su Tinder

Al mio ritorno in Italia comincio a disegnare per gioco le prime tavole sulle avventure di una ragazza italiana su Tinder che pubblico su una piattaforma di crowdfunding. Un editor le nota e mi chiede di rielaborarle in vista del mio secondo libro. Non so chi sei racconta un anno d’incontri di sesso occasionale della protagonista, che per schiettezza a molti uomini sembra un fake. La vediamo prendersi il rischio di offendere il partner dicendogli di non provare piacere e scegliere di archiviare una storia di dipendenza affettiva perché la vita è troppo breve per farsi rallentare da qualcuno che non starà mai al tuo stesso passo.

I disegni pian piano diventano un fumetto

Non è la cronaca dei miei incontri sessuali – è un fumetto, non un reportage – ma una storia in parte autobiografica in cui c’è spazio per riflessioni sul sesso, l’amore, l’autostima o il vuoto che certe volte ricompare dopo la passione. I disegni in rosa e nero parlano di corpi normalissimi: la protagonista non nasconde i rotolini, mentre gli uomini sono ritratti con canottiera, peli e stempiature. Nessuno è un caso umano, perché anche nella vita reale su Tinder non mi è mai capitato di incontrarne. Chi prende fregature, forse, è perché si fa troppi film. O magari l’altro è in una fase della vita diversa dalla tua, non necessariamente è uno stronzo.

Su Tinder conosco il papà di mia figlia

A libro consegnato, nell’estate del 2017, torno a Napoli in vacanza, apro l’app e tra i parametri digito “entro 40 chilometri”. Matcho con un ragazzo di Salerno che mi colpisce per la foto e l’aspetto curato. Con quello che è poi diventato il padre di figlia è andata così. Un giorno, tornando dal mare, gli scrivo: “Sono dalle tue parti. Vediamoci!”. Mi presento in pizzeria con il costume bagnato sotto il vestito e la salsedine sui capelli. Molte ragazze pensano di doversi “apparecchiare”. Ceretta, messa in piega, trucco: non è il mio caso. La prima sera abbiamo chiacchierato e basta. La seconda mi ha raggiunto a Napoli e, quando a settembre sono tornata a Bologna, ogni tanto mi è venuto a trovare. In concomitanza con l’uscita di Non so chi sei, mi ha accompagnato in alcune tappe del tour di presentazione del libro. Non si è minimamente infastidito per l’argomento: tutti gli uomini che avevo conosciuto prima di lui! Perché, come me, crede nel potere delle storie.

Quando capisco che devo togliermi da Tinder

Dopo pochi mesi di frequentazione ho capito che volevo investire sulla nostra storia e mi sono cancellata da Tinder. Per i primi 2 anni è stato un amore a distanza e poi a un certo punto nel 2019 – per fortuna, perché poi c’è stato il lockdown – è venuto a vivere con me a Bologna. La convivenza forzata, invece di farci scoppiare, ci ha unito. Ci siamo scoperti amici, oltre che partner. Entrambi non ci precludevamo la possibilità di diventare genitori, ma per me la condizione fondamentale era trovare la persona giusta. Tra noi non c’è mai la percezione che l’altro possa essere un ostacolo alla crescita personale.

Divento mamma

Ho scoperto di essere incinta a marzo 2022. Durante la gravidanza la mattina insegnavo come supplente al liceo artistico, nel pomeriggio in una scuola privata, in più ero in tour con il mio nuovo libro Tettonica. Mi spostavo con la bici elettrica e il pancione, che in realtà era ancora un pancino (per me che sono in carne si è visto solo ad agosto). Una settimana dopo il parto ho anche ripreso a disegnare, con la bimba da un lato e l’iPad dall’altro. Prima o poi mi piacerebbe raccontare della gravidanza dal mio punto di vista, di quando per esempio la psicologa del consultorio sentenziò “Tu odi gli uomini” solo perché avevo espresso la convinzione che l’istinto materno non esiste, è un modello culturale creato per condizionare le scelte delle donne. O di quando mi hanno presentato come un fatto biologico la storia delle caverne in cui le donne accudivano i bambini e gli uomini uscivano a cacciare. Mentre poi si è scoperto che questa leggenda è nata con i primi scavi archeologici avviati nell’800… E chi li faceva, gli scavi? Gli uomini!

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