Quando l’influenza bussa alla porta d’ingresso, il peggior nemico che può trovare ad aprirgli è una nonna armata di stracci imbevuti di candeggina e un buon brodo caldo che bolle in pentola.
A volte, per abitudine, le persone compiono gesti rituali come ad esempio arieggiare la stanza del malato o prediligere alcuni alimenti ad altri, senza sapere che molte di queste azioni sono veramente efficaci nell’accelerare il decorso dell’influenza. Ma così come esistono i falsi miti, ci sono anche antichi rimedi la cui efficacia ha fondamenta scientifiche.
Ecco cosa ci ha spiegato Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di scienze biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano.
Brodo di gallina per contrastare l’infiammazione
Quando si è in preda all’influenza, con lo stomaco in subbuglio e le ossa doloranti, mangiare non è proprio il primo pensiero che attraversa la mente del malato.
In queste circostanze, il brodo di gallina è l’alimento ideale non solo perché è un’ottima fonte nutritiva anche per chi è inappetente, ma anche perché, come dimostrato da recenti ricerche, l’assunzione di proteine facilita la ricostruzione delle cellule danneggiate contrastando l’infiammazione.
Più pulizia, meno virus
Stare chiusi in camera tutto il giorno senza aprire la finestra per paura di prendere freddo è un grosso errore, mentre pulire a fondo l’ambiente mette ko i virus. Le nonne non sbagliano quando girano per casa munite di stracci impregnati di disinfettante e pronte a far fuori i microrganismi che il malato ha disseminato nell’ambiente a suon di starnuti e colpi di tosse.
Il virus dell’influenza può sopravvivere su superfici solide come il top di un mobile o un lavandino in acciaio inox anche 8-12 ore, mentre sulle superfici morbide come quelle di un panno il tempo di sopravvivenza diminuisce vertiginosamente.
Proprio per questi motivi, un po’ di olio di gomito e tanta candeggina permettono di scongiurare i contagi creando un ambiente sano anche per l’influenzato.
Un pisolino per combattere l’infezione
Molte persone reagiscono all’influenza tentando di ignorarla e continuando a fare tutto a pieno ritmo, non curandosi del fatto che il fisico è indebolito.
Ma riposare è molto più importante di ciò che si può pensare: quando c’è un’infiammazione ci si sente stanchi perché all’interno del proprio organismo sta avvenendo una vera e propria “battaglia” tra il sistema immunitario e i microrganismi dannosi. Dormire è fondamentale non solo perché durante il sonno vengono eliminate tutte le tossine, ma anche perché il sonno ha un vero e proprio effetto anti-virale.
Recenti studi, poi, hanno dimostrato che alcune proteine che regolano il sonno sono direttamente implicate nei sistemi di risposta immunitaria in caso di attacco di virus e batteri.
Bere tanta acqua
La febbre fa sudare tanto, di conseguenza reidratarsi è la prima cosa da fare per favorire un corretto funzionamento dell’organismo: proprio per questo motivo è meglio ascoltare la nonna quando insiste affinché il bicchiere d’acqua sul comodino non rimanga pieno tutto il giorno.
L’ideale è bere acqua minerale, ricca di micronutrienti fondamentali come ad esempio il calcio, il magnesio e il potassio. L’acqua svolge anche un importante ruolo disintossicante: consente l’eliminazione sia del virus che di sostanze nocive e scorie, come ad esempio quelle che derivano dall’assunzione degli stessi medicinali.
No alle pezzuole imbevute di alcol per abbassare la febbre
Fino a pochi anni fa, uno dei rimedi più utilizzati per abbassare la temperatura corporea in caso di febbre elevata era proprio quello di frizionare le parti del corpo fortemente vascolarizzate come inguine, ascelle e polsi con dell’alcol isopropilico.
Il contatto con la pelle accaldata, infatti, induce l’alcol ad evaporare velocemente, sottraendo calore all’epidermide e quindi abbassando la temperatura corporea: il problema è che questo processo avviene così velocemente che può scatenare un effetto simile a quello di una congestione, e che può dunque portare anche a conseguenze gravi, soprattutto nei più piccoli.
Il repentino abbassamento di temperatura a livello cutaneo, infatti, induce i vasi sanguigni ad una forte costrizione, che in alcuni casi porta ad un ulteriore aumento della temperatura corporea con brividi prolungati e un ulteriore abbassamento dei livelli di energia.
Proprio per questo motivo, anche le linea guida della Società italiana di Pediatria sconsigliano vivamente l’utilizzo di questa tecnica in caso di febbre nel bambino.