«Attrae sempre più giovani» continua Bazzana. «Un’azienda su 3 è nata da neanche 10 anni e il 7 % dei titolari è under 35». Grazie a Internet, poi, i contadini trovano facilmente acquirenti e possono vivere della vendita dei loro prodotti. «L’altro giorno ho messo una mia foto su Facebook: con la zappetta scerbavo il terreno in cui crescono le cipolle» racconta Federico Leonardi, che ha un frutteto, 2 ettari di orti e 6 di ulivi a Narni, in Umbria. «Nel post ho scritto: “Se avessi usato il diserbante, sarebbero bastate 5 ore. Così, invece, ci ho impiegato 5 giorni”. Chi ha cliccato “Mi piace” e poi ha inviato l’ordine ha pagato quelle cipolle più che al supermercato. Ma lo ha fatto volentieri, perché io gli ho dimostrato dove sta la qualità. Con la stessa logica organizzo serate nei ristoranti che rifornisco, per spiegare ai clienti come coltivo quello che hanno appena mangiato. In questo modo si diffonde la consapevolezza della buona agricoltura».
Federico, che ha studiato all’università e ha rilevato l’azienda agricola dei nonni, consegna a domicilio i suoi prodotti ed è il prototipo del giovane contadino italiano. «Se guardiamo su scala globale, questo tipo di agricoltura, per quanto lodevole, non basterà a sfamare il mondo, che avrà 9 miliardi di abitanti nel 2050» avverte l’economista Roberto Pretolani. «La coltivazione intensiva continua ad avere un ruolo importante, però i singoli possono ritagliarsi uno spazio significativo unendosi in rete». Qualche esempio? In Trentino le mele sono commercializzate da consorzi di produttori con meno di 2 ettari di frutteto ciascuno. E le cooperative di agricoltori si stanno diffondendo nel Sud del mondo: il 70% di cacao e caffè arriva da famiglie e villaggi. «Non dimentichiamo che sono stati proprio contadini di questo tipo a nutrire gli abitanti della Terra per millenni» dice Edie Mukiibi, agronomo in Uganda. «E continueranno a farlo, contro le logiche delle grandi imprese che molte volte sfruttano il Pianeta senza curarsi della salvaguardia delle risorse e delle comunità».