La dieta di Fiorello sarebbe la dinner cancelling. Funziona?

Lo showman Fiorello ha dichiarato di seguire la dieta dinner cancelling, la dieta “cancella cena”. Spieghiamo come e se funziona a lungo termine

Fiorello ha 59 anni e li porta bene: oltre ad avere lo stesso spirito dei tempi del Karaoke e di quando aveva l’inconfondibile “codino”, è apparso prima di Natale in gran forma. Forse merito anche della dieta “Dinner cancelling”, ossia lo stile alimentare che “cancella la cena” che pare segua.

Cos’è la “dieta cancella cena”

La “dieta cancella cena” è un digiuno intermittente che segue lo schema 16-8, ossia 16 ore senza mangiare e otto nelle quali invece ci si alimenta in modo normale (evitando però gli eccessi da “recupero”). In realtà e a dispetto del nome “cancella cena”, l’obiettivo è quello di lasciar passare un certo numero di ore (almeno 2 o 3) tra l’ultimo pasto della giornata e il riposo notturno. A metterla a punto è stato il nutrizionista tedesco Dieter Grabbe. Il modello base prevede di consumare l’ultimo pasto alle 17, anticipato da uno spuntino leggero che permette di appesantirsi troppo e di non “soffrire” la fame nelle ore serali. Nella “dieta cancella cena” c’è dunque un lungo periodo di digiuno serale fino al mattino, ma che dovrebbe essere accompagnato dall’assunzione di tutti i nutrienti necessari in occasione degli altri pasti principali, colazione e pranzo. Il tutto per 2/3 giorni alla settimana o, nella variante “light”, seguendo un digiuno moderato per due settimane, a cui se ne aggiunge una di regime più ferreo. Secondo Grabbe i benefici si possono comunque ottenere anche seguendo un solo giorno di dieta alla settimana. Il ciclo può essere ripetuto per più mesi o persino per un anno, in modo da stabilizzare il peso. Il metodo del nutrizionista tedesco permetterebbe di perdere 5/6 chili in 15 giorni.

Cosa ha in comune con la mima-digiuno?

Il fatto che si preveda qualche ora di digiuno, in questo caso in fascia serale, ricorda le diete mima-digiuno. Ad esempio quella del discusso Valter Longo (5 giorni al mese con solo 800-1000 e niente proteine di origine animale) o la dieta 12-12 (si mangia solo dalle 8 alle 20 e si digiuna per le altre 12 ore) o la 5-2 (cinque giorni di alimentazione normale e 2 di digiuno con massimo 500 calorie al giorno). Alcune diete si basano, invece, su una sola giornata “di magro”, a base di verdure condite con olio d’oliva e accompagnate da frutta secca, mentre in casi estremi si arriva a digiuni di più giorni, sconsigliati in modo categorico dagli esperti: «La “salta cena” ha molto in comune con la dieta mima-digiuno perché in effetti è una sorta di digiuno, prolungato anche per 15/16 ore, ma i cui presunti effetti benefici per la salute sono ancora tutti da dimostrare, specie sul lungo periodo. Nell’immediato di sicuro si ha il risultato di mettere sotto stress l’organismo, che cercherà i nutrienti non dal cibo ingerito da poco, ma dalle riserve» spiega Luca Piretta gastroenterologo e nutrizionista presso il Campus Biomedico di Roma

Fa ringiovanire?

L’idea che la dieta “salta cena” possa aiutare a mantenersi giovane deriva dal fatto che l’organismo, prima del riposo serale, mette in atto un processo di “rigenerazione” e depurazione. In pratica elimina le tossine accumulate durante il giorno drenandole, insieme ai radicali liberi e ad altre proteine collegate ai processi di invecchiamento. Se si mangia tardi, a ridosso dell’ora in cui si va a letto, questo processo non si attiva perché il fisico è ancora impegnato a metabolizzare quanto appena assorbito con la cena. «Per poter dire che questo meccanismo possa giovare in termini di ringiovanimento o di aumento della longevità o riduzione dei tumori, come sostenuto per altre diete analoghe che simulano il digiuno, occorrerebbe uno studio condotto nell’arco di 30 anni, condotto almeno su due gruppi di persone omogenee, dei quali uno segua questo tipo di regime alimentare e l’altro uno normale, confrontandoli poi dopo un lungo periodo. Ad oggi ci sono solo studi di laboratorio condotti per brevi periodi (pochi mesi) e sui ratti. Non basta: sono punti di partenza, non di arrivo» spiega il nutrizionista.

L’importanza dell’attività fisica

Un altro aspetto riguarda i tessuti: se in fase dimagrante è risaputo che si perdono acqua, massa grassa ma anche massa magra, se non si pratica una quantità sufficiente di attività fisica si rischia di perdere tono muscolare che poi non si recupera semplicemente riprendendo peso. In questo caso ad aumentare sono solo la massa grassa e la quantità d’acqua nell’organismo. «Il risultato di scelte drastiche come questa è discutibile: forse si avrà dimagrimento, ma non sarà salutare. Bisogna piuttosto puntare su una miglior distribuzione dell’apporto calorico nell’arco della giornata, riequilibrandolo tra i pasti principali e privilegiando quelli della prima fase del giorno in cui c’è maggior dispendio energetico, e scegliendo alimenti sani: non ha senso saltare la cena, se magari si sono mangiate patatine fritte durante il giorno» spiega il nutrizionista e gastroenterologo.

Dieta o “terapia del sacrificio”?

Secondo Grabbe, che si rifà agli studi di Roy Walford sulla longevità tramite riduzione calorica, il suo programma alimentare consente a organi come reni, fegato e intestino di non sovraccaricarsi e dunque di rigenerarsi. «Il concetto di base da un punto di vista metabolico è che l’organismo si “aspetta” le calorie durante il giorno, nelle ore di luce, quando è pronto a trasformarle in energia e a consumarle. Per questo, quanto ingerito di sera o di notte segue un percorso differente: invece che ursarlo lo si accumula. L’estremizzazione, però, lascia il tempo che trova: saltare la cena, specie in un paese mediterraneo come il nostro, non può essere sostenibile a lungo» spiega l’esperto. La Dinner Cancelling potrà avere l’effetto immediato di perdere peso in modo rapido, ma in tempi altrettanto limitati quei kg saranno ripresi, con il rischio che sotto stress aumenti il cortisolo e venga più voglia di “abbuffate” o ci senta nervosi: «Uno degli errori più comuni è pensare che la dieta sia temporanea. Occorre cambiare lo schema alimentare in modo che sia sostenibile, sia da un punto di vista nutrizionale che da un punto di vista di social-culturale: i pasti hanno a che fare anche con la convivialità e socialità, oltre che con la salute, altrimenti diventano una terapia del sacrificio, destinata a fallire sul lungo periodo» spiega Piretta.

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