Arrivando a Tolentino da via Nazionale, appena dopo essere entrati nel centro storico, sulla sinistra c’è un bel palazzo liberty. Lo avevo notato durante la mia prima visita a dicembre del 2016, quando era chiuso e transennato. Avevo chiesto all’amica di Tolentino che mi accompagnava cosa fosse e lei, con una naturalezza stupita nel tono di voce, aveva risposto: «Il Politeama!».
Così mi sono documentato: il Politeama Piceno è stato un punto di riferimento per la vita culturale di Tolentino, e di buona parte delle Marche, fin dal 1927. A volerlo fu un piccolo gruppo di cittadini facoltosi con un’idea di cultura decisamente moderna per l’epoca: costituitisi in una società anonima, fondarono un centro polifunzionale con un teatro e sala cinema, due sale da gioco, un circolo di lettura e sale per conferenze e audizioni. L’entrata costava 2 lire: il Politeama attirò spettatori anche da fuori di Tolentino, nel 1930 fu fra i primi cineteatri in Italia ad avere un proiettore con il sonoro e negli anni ’50 venne usato per proiettare i primi telequiz televisivi.
Dopo la chiusura nel 1991, tutti ne aspettavano la riapertura: i lavori di ristrutturazione affidati all’architetto Michele de Lucchi erano cominciati nel 2015. Poi, il terremoto… Con il centro di Tolentino trasformato in una grande scenografia vuota di edifici curati ma inagibili, i miei amici che abitano qui temevano che per il Politeama non ci fosse speranza.
Torno alla fine di settembre e noto l’entrata libera dalla transenne. Roberta mi dice felice: »Andiamo al Politeama! L’hanno finito, te lo faccio vedere!». Michele De Lucchi ha fatto uno straordinario lavoro di restauro, lasciando intatta la “scatola” esterna dell’edificio e la ex scala di accesso alle gallerie, che già rappresentava la spina dorsale della struttura. Da quella che era la platea ha ricavato una sala polifunzionale, i solai in corrispondenza del foyer sono stati sfondati per dare luce all’entrata e alla caffetteria, dalle gallerie è stata ricavata una grande sala cinema e nei seminterrati tre sale musica.
In tutta la precarietà e la distruzione che ho visto in queste zone, il progetto del Politeama rappresenta il più lineare inno alla determinazione ad andare avanti, senza deviazioni e senza lasciare che il terremoto scuota le ambizioni di una città.