Il canone Rai non sarà più in bolletta

L'Unione Europea chiede che il canone Rai venga scorporato dalla bolletta. Era una misura anti-evasione che aveva funzionato. Ora si cercano nuove soluzioni

Niente più canone Rai nella bolletta della luce. La novità, che rappresenta un ritorno al passato, dovrebbe diventare realtà a breve, con il prossimo disegno di legge sulla concorrenza a cui sta lavorando il Governo, che si è impegnato a rispettare una richiesta dell’Unione europea. Bruxelles, infatti, ha chiesto di eliminare gli “oneri impropri” dai conti sull’energia: tradotto, significa che non si sommerà più il costo di quanto dovuto per il consumo di energia elettrica a quello dell’abbonamento alla Rai. L’esecutivo si è così impegnato a seguire le indicazioni europee direttamente con il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.    

La richiesta dell’Unione Europea

Al momento di mettere a punto il Pnrr, che permette di contare su oltre 200 miliardi di prestiti e sovvenzioni, il Governo ha introdotto nel testo inviato a Bruxelles l’impegno a modificare le attuali modalità di riscossioni della tassa sulla tv pubblica, che negli anni è stata estesa alla possibilità di poter usufruire anche delle piattaforme digitali Rai, come Rai Play, o di canali come Rainews24, ecc. Il piano, infatti, prevede di cancellare la norma, introdotta dal Governo Renzi, che prevede l’obbligo per i venditori di elettricità di «raccogliere tramite le bollette somme che non sono direttamente correlate con l’energia». Secondo l’Unione europea, però, si tratta di «oneri impropri» non legati ai costi e alla fornitura dell’energia elettrica e che invece finiscono con l’appesantire le bollette.

La norma anti-evasione

Il canone della Rai costa 90 euro all’anno. Dal 2015 invece che pagare la tassa entro l’inizio di ogni anno solare, l’importo viene “spalmato” in 10 rate da 10 euro ciascuna, sulla bolletta della luce. A modificare le modalità di riscossione era stato nel 2015 l’allora premier Matteo Renzi, con la Legge di Stabilità il cui obiettivo era di contrastare l’evasione della tassa. Obiettivo peraltro raggiunto dal momento che, dopo l’introduzione a partire da luglio 2016, in pochi mesi la percentuale di coloro che non pagavano l’abbonamento era crollata dal 30 al 4%.

Come evitare l’evasione e l’aumento del canone

L’Unione europea, però, ha chiesto di modificare i meccanismi di riscossione, rimuovendo «il requisito per i fornitori di riscuotere oneri non collegati al settore energetico». Ora il Governo, come anticipato da Il Messaggero, si starebbe muovendo per trovare un’alternativa efficace, che permetta di continuare a incassare 1,7 miliardi all’anno, legati al canone Rai. «In effetti il rischio, ora, è di veder aumentare nuovamente l’evasione, con un eventuale aumento anche del canone stesse a carico degli utenti che lo pagano. Quando è stato inserito in bolletta, infatti, ne è stato anche diminuito l’importo da 113,50 euro a 90» spiega Mauro Antonelli dell’Ufficio Studio dell’Unione dei Consumatori.

«Noi all’epoca avevamo contestato la scelta di portare il canone in bolletta, principalmente per due motivi: il primo è che le bollette erano e sono un rompicapo inestricabile, tra tariffe, oneri aggiuntivi e imposte, a cui si è aggiunto il canone Rai; il secondo ha a che fare con le complicazioni burocratiche soprattutto di chi, avendo una seconda casa, rischiava di dover pagare due volte, mentre la legge dice che un nucleo familiare è soggetto a una sola tassa per la tv pubblica. Viceversa, per chi aveva due case, ad esempio marito e moglie con intestate rispettivamente un’abitazione ciascuno, era previsto il doppio pagamento a meno di non dichiarare di non essere sullo stesso stato di famiglia» spiega Antonelli.

Tra le proposte, la segnalazione al fisco dell’acquisto della tv

Oggi la maggior parte di quei disagi è risolta (ma in caso di nuovo acquisto di una seconda casa la procedura è identica): «Quello che temiamo adesso che, non essendo più tenuti a effettuare una dichiarazione (che in caso sia falsa è punita come reato), aumenti la tentazione di smettere di corrispondere il pagamento del canone e quindi, diminuendo le entrate per le casse dello Stato, torni ad aumentare il canone» spiega Antonelli. «Quello che auspichiamo, quindi, è che si trovi un’altra soluzione, altrettanto efficace nella riscossione, ma senza complicazioni burocratiche aggiuntive per gli utenti» conclude l’esperto dell’Unione dei Consumatori. Tra le soluzioni al vaglio, per esempio, ci sarebbe quella di prevedere che, in caso di nuovi apparecchi, il negoziante segnali una segnalazione all’Agenzia delle Entrate.

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