Perché noi donne dovremmo imparare a gestire al meglio i nostri soldi

  • 27 05 2021
Il gender gap finanziario è una realtà che si combatte con due strumenti: conoscenza e consapevolezza del valore del proprio denaro. Da dove iniziare? Lo spiegano Claudia Segre e Tia Taylor.

Quando si parla di risparmio e investimenti, le donne restano da sempre nelle retrovie. Secondo l’Ocse, in Europa, quelle italiane sono le meno competenti in ambito finanziario. Non riusciamo a fissare degli obiettivi economici di medio e lungo termine, con cui dare più valore ai nostri soldi. E, come se non bastasse, il gap si acuisce non solo tra le colleghe europee, ma anche quando si mettono a confronto uomini e donne italiani.

Eppure siamo più brave negli studi, più attente al risparmio e in molti casi mandiamo avanti l’economia familiare. Ma da qualche parte, a un certo punto, il meccanismo si inceppa. Superare il gender gap finanziario è fondamentale e l’educazione finanziaria è uno degli strumenti più importanti da mettere in campo: due esperte ci spiegano perché

Donne e risparmi: a che punto siamo?

Nonostante siamo protagoniste delle nostre vite, andiamo via di casa e riusciamo a pagare l’affitto o a comprare casa da sole, siamo anche soggetti finanziariamente fragili. Solo il 53% delle donne conosce la differenza tra un’azione e un’obbligazione.

Inoltre, solo il 21% sa cos’è la previdenza complementare e quindi si fanno pochi progetti a lungo termine per sopperire al profilo pensionistico ahinoi molto incerto. Solo il 51% sa quanto costa un conto corrente e, nonostante le donne siano delle ottime risparmiatrici, solo il 25% investe i propri soldi in prodotti finanziari.

«È un problema culturale – spiega Claudia Segre, presidente di Global Thinking Foundation, fondazione che si occupa di alfabetizzazione finanziaria – che si unisce a una scarsa partecipazione lavorativa e quindi a un minor reddito da gestire, oltre a una minore inclusione finanziaria. Noi siamo impegnati su questo, per evitare quelle situazioni di violenza e abusi economici che vanno a depauperare la possibilità di gestire e accumulare dei risparmi in modo consapevole. Ma sappiamo anche che la consapevolezza deriva dalla conoscenza e dall’avere queste competenze».

Quando iniziare a parlare di soldi?

Secondo Segre in famiglia bisogna parlare dei soldi sin da subito, quando i ragazzi sono ancora piccoli. «Può essere utile legare piccole azioni quotidiane a una sorta di remunerazione positiva, condivisa in famiglia». Quando si parla di una vacanza o di un investimento, si deve condividere la discussione anche con i bambini, per far capire loro che i soldi non piovono dal cielo e che sono frutto di lavoro e tanto impegno. «Partendo dalla condivisione di questi temi sin da piccoli, si possono responsabilizzare ragazzi e ragazze, e sensibilizzarli all’accantonamento».

Come se la cavano i nativi digitali?

Le generazioni più giovani hanno poca familiarità con il denaro contante. Si destreggiano con app e conti online, ma spesso non hanno le conoscenze necessarie per aggirare qualche tranello della finanza dematerializzata. Per questo bisogna documentarsi bene sui costi delle commissioni per i prelievi, sui pagamenti digitali e sulla cybersecurity, tema su cui sembrano particolarmente vulnerabili. Il rischio è anche quello di spendere molto di più di quanto si guadagni.

Studia il tuo conto corrente

Nel suo libro RacConti (Magazzini Salani), Tia Taylor spiega come nella sua vita, da studentessa a giovane donna, si sia ritrovata più volte a doversi confrontare con la costruzione di un budget o anche solo con la scelta del posto economicamente giusto in cui studiare.

Secondo Tia Taylor il primo passo da fare per diventare donne consapevoli dei propri soldi e del loro valore è «guardare il nostro conto corrente e studiare le transazioni che si fanno ogni mese, confrontando le entrate e le uscite. Solo così possiamo capire dove ridurre le spese, come aumentare il nostro stipendio magari con un lavoro parallelo. Sono questi i passaggi che ci possono permettere di risparmiare di più ed eventualmente arrivare a chiedere un mutuo».

Vinciamo il timore di investire!

Non c’è un investimento giusto o sbagliato, ma quello più adatto a noi, costruito come un abito su misura. Il mondo delle azioni è molto vasto: ci sono strumenti e prodotti che hanno diversi gradi di rischio tra cui scegliere. Secondo Tia Taylor è bene affidarsi a strumenti che portino il denaro in più parti del mercato. Tra gli ultimi trend finanziari ci sono i prodotti legati alla sostenibilità, noti anche come ESG. Particolarmente amati dai giovani e dalle donne, sono considerati una scelta lungimirante.

Ma come si sceglie l’investimento più adatto? «Prima di tutto bisogna valutare quanto siamo disposti a rischiare – sottolinea Taylor – Poi dobbiamo capire il nostro orizzonte temporale: se si è più giovani, si può scegliere un orizzonte temporale più lungo. Si può decidere di investire in diversi strumenti, associando immobili e un portfolio azionario, in modo tale da creare diverse entrate passive che mi aiutino a non contare solo sul lavoro».

Pensione integrativa: sì o no?

La previdenza integrativa è uno strumento finanziario che permette di accantonare denaro per un godimento futuro. Può essere fatto con fondi pensione, piani di investimento personalizzati e individuali, che gestiscono i fondi con diversi profili di rischio e che permettono di aggiungere alla pensione una rendita ulteriore.

«Prima si fa, meglio è – sottolinea Claudia Segre – In un quadro in cui il regime pensionistico è cambiato e non ci sono più le aspettative di prima sull’ammontare della pensione, tenendo conto anche di tempistiche differenti, che spostano sempre di più l’eta pensionabile, diventa uno strumento molto importante su cui puntare. Consigliamo di farlo già alle ragazze più giovani: si può iniziare anche con cifre molto basse». Non facciamoci tentare dalla prospettiva a lungo termine: il futuro si costruisce già da oggi.

Cosa sapere prima di chiedere un mutuo

«Quando si chiede un mutuo bisogna fare attenzione a tutto – aggiunge Tia Taylor – Ma prima di tutto, bisogna sfatare un mito: quello che non si può accedere a un mutuo se non si ha un contratto a tempo indeterminato. Magari vengono richieste altre garanzie, magari da un genitore o da un partner, ma è possibile vedersi approvata la richiesta».

Bisogna però fare attenzione ai costi aggiuntivi: ogni banca ha le sue regole, per questo Tia Taylor consiglia di consultarne almeno cinque. «Non conta solo il tasso di interesse sulla rata, che è più o meno simile: le maggiori differenze stanno negli obblighi imposti dalla banca, come quello di avere un polizza o diverse spese d’istruttoria».

Mutui e donne: amore impossibile?

Il sentire comune è che, quando si parli di concedere mutui alle donne, queste siano considerate inaffidabili. Segre conferma e aggiunge: «Nonostante le donne siano migliori pagatrici sul mutuo e più resilienti sul track record legato alle rate, il problema della diffidenza degli istituti di credito è legato al fatto che meno donne lavorano, sono maggiormente precarie, più impegnate in part time e hanno meno garanzie».

Ma secondo Tia Taylor non è così. «Nella mia esperienza non ho trovato diffidenza legata al genere sessuale. Si tratta più di diffidenza legata all’età e al contratto di lavoro. Le banche danno mutui a persone capaci di pagare». Questo elemento crolla spesso se, ad esempio, si sceglie di accedere a un mutuo cointestato.

«Quando si è acceso il mutuo insieme e il rapporto finisce, iniziano i problemi – spiega Segre – Magari il partner va via, smette di pagare le rate. Autamaticamente donna si trasforma in una cattiva pagatrice. Attenzione dunque a questa scelta».

Prendi le redini del tuo futuro finanziario!

Imprenditrici, professionisti, partite Iva, impiegate con possibilità di crescita personale: a tutte noi può tornare utile un po’ di educazione finanziaria al femminile. Oggi tra le donne e i temi dell’investimento sembra esserci un muro quasi invalicabile. Per abbattere questa resistenza e far sì che il denaro delle donne acquisti valore e trasformi le risparmiatrici in investitrici responsabili e pronte a decidere per se stesse, la cosa più importante è studiare.

«Ci sono tantissimi strumenti a cui attingere per creare una vera educazione finanziaria – spiega Segre – Ma non tutte le ragazze sono intraprendenti e preferiscono rivolgersi a un consulenze. Ma formarsi e informarsi resta importantissimo per chiudere questo differenziale di genere».

Anche i social possono fare la loro parte. «Internet è un’ottima risorsa – spiega Tia Taylor – Nonostante io abbia una laurea in economia, non mi sentivo sicura a investire. Così ho iniziato a guardare video su YouTube, dove ci sono tantissimi contenuti che spiegano come investire, da dove iniziare, quali strumenti scegliere. Dopo aver acquisito più consapevolezza, ho iniziato a fare: molte cose le si impara così».

L’impegno di BPER Banca nell’educazione finanziaria

Per perseguire questo obiettivo BPER Banca ha messo a punto il programma Wealth Management, che offre una gamma di servizi e prodotti per costruire il proprio piano di risparmio e d’investimento, accompagnando le clienti passo dopo passo con una consulenza dedicata e personalizzata.

Con un linguaggio chiaro e inclusivo, BPER Banca vuole aiutare le persone a capire come costruire un futuro sostenibile, fatto di risparmi, ma anche di investimenti che soddisfano il bisogno di protezione. Da tempo l’istituto di credito si rivolge alle donne per colmare il gender gap sui temi finanziari: solo rimettendo le donne al centro dell’economia e del lavoro, il Paese può crescere.

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