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Pos obbligatorio: dal 30 giugno scattano le multe

Dal 30 giugno entrano in vigore le sanzioni per negozianti e professionisti che non accettano il Pos (senza soglia minima). Ecco cosa cambia

Ormai se ne parlava da quasi 10 anni, ma finalmente i pagamenti con Pos diventano una realtà e soprattutto arrivano anche le multe per chi non li accetta.

Cosa cambia dal 30 giugno per i pagamenti Pos?

Dal 30 giugno 2022 gli esercenti e i professionisti, quindi negozianti ma anche medici, avvocati e persino personale tecnico come idraulici, elettricisti, ecc., che non si sono dotati del Pos anche portatile saranno sanzionati. La multa vale 30 euro per ciascuna transazione negata al cliente, con una maggiorazione del 4% della cifra da pagare. Una svolta, anche se dal provvedimento rimangono esclusi i pagamenti con le App, che nel frattempo stanno crescendo moltissimo.

Il Pos vale anche per pagamenti minimi?

D’ora in poi tutti i pagamenti dovranno essere resi possibili anche con Pos, insomma con la carta bancomat. Pena una multa. Lo prevede il decreto Pnrr 2, che è in fase di conversione. Si tratta, quindi, di un successo? «L’obbligo di accettare pagamenti con POS in realtà esiste da tempo nel nostro ordinamento, ma adesso viene ora accompagnato dalla previsione di sanzioni, che fino ad ora non erano previste» spiega Raffaella Grisafi, Presidente Operativo Osservatorio Imprese e Consumatori. La vera “novità” è che, dopo l’ennesimo slittamento dell’entrata in vigore delle multe, ora queste diventano realtà «con un anticipo rispetto alla precedente data fissata del 1° gennaio 2023» osserva Grisafi, che aggiunge: «Con la previsione delle sanzioni si dovrebbe incentivare ulteriormente l’accettazione di pagamenti digitali soprattutto in quelle ipotesi di spese a basso importo in cui non sempre il consumatore riesce a pagare con carta o altra forma di moneta elettronica».

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Cosa succede se viene negato il pagamento Pos?

La svolta era attesa da anni, esattamente da 8: le sanzioni, infatti, erano previste dal 30 giugno del 2014, ma finora l’obbligo di dotarsi di Pos e quindi di accettare tutti i pagamenti con il bancomat (senza una soglia minima) era rimasto lettera morta. C’è da dire che all’epoca i dispositivi erano solo 1,5 milioni a fronte di 72 milioni di carte mentre oggi, come ricorda Il Sole 24 Ore, si è arrivati a 4,2 milioni di dispositivi e 106 milioni di carte. Da qui l’urgenza di non attendere più. Ma cosa succede, in concreto, se un cittadino si sente negare la possibilità di pagare col bancomat? «L’utente che non si vede accettare il pagamento deve segnalare l’accaduto, sporgendo denuncia. Ciò attiverà le verifiche dell’autorità e quindi l’applicazione delle sanzioni. Non risultano al momento altri sistemi automatici di rilevamento della violazione – spiega l’avvocato. Tra l’altro le sanzioni non si applicano nel caso di «oggettiva impossibilità tecnica» a ricevere i pagamenti via Pos. Andrà dunque chiarito cosa di intende con questa definizione, per evitare che diventi una scusa per eludere il pagamento col Pos. «Si ricordi in ogni caso una regola fondamentale in materia di pagamenti elettronici: non possono essere applicati sovraprezzi se si paga con moneta elettronica. L’importo del bene o servizio rimane lo stesso quale che sia lo strumento di pagamento utilizzato».

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I pagamenti con le App sono inclusi?

Rispetto al 2014, però, oggi è possibile pagare anche con smartphone e smartwatch, tramite apposite App che consentono il trasferimento immediato di denaro online. Queste modalità, però, sono rimaste escluse dal provvedimento: «Questo è uno dei passaggi di questa normativa che non aiuta consumatori e imprese ad affrontare con chiarezza il cambiamento». In realtà, infatti, l’esperta spiega che il testo è ambiguo: «La norma definita come “pagamenti elettronici” richiama all’obbligo di pagamento con “carta” a cui ricollega la sanzione. Lo stesso riferimento a carte di debito e credito era presente anche nelle versioni precedenti. Verrebbe da dire che – nell’ottica della digitalizzazione dei pagamenti – il focus sia l’obbligo di Pos quale che sia lo strumento utilizzato (carta, smartphone, ecc.)». Eppure anche il Politecnico di Milano sottolinea come molti dei pagamenti tracciati avvengono tramite bonifico, che però non è menzionato, come neppure il Paypal. «Tuttavia una multa per strumenti diversi dalla “carta” potrebbe incontrare dei limiti» spiega Grisafi, che dunque auspica «che arrivino chiarimenti in tempo, per permettere di gestire il pagamento in modo trasparente e sereno».

Perché tanti ritardi con le multe?

Come detto le sanzioni erano previste da tempo, eppure si è dovuto attendere il Pnrr2 perché entrassero in vigore: «Le motivazioni che hanno ostacolato l’entrata in vigore sono numerose e di varia natura. Più semplice ipotizzare cosa abbia motivato il Governo ad intervenire adesso: questo meccanismo rientra tra i così detti “traguardi” del Pnrr da realizzarsi proprio entro il secondo trimestre 2022. Il Consiglio dell’Unione Europea ha richiesto espressamente l’entrata in vigore di una riforma legislativa che garantisse sanzioni amministrative efficaci, in caso di rifiuto da parte di fornitori privati di accettare pagamenti elettronici». Non si sarebbe potuto, quindi, attendere altri sei mesi.

Con il Pos obbligatorio si contrasterà l’evasione fiscale?

L’obiettivo del provvedimento resta la lotta all’evasine fiscale, che viene seguita anche con strumenti come la Lotteria degli scontrini. Quanto potrà incidere? «La lotta all’evasione è senza dubbio un tema centrale ma c’è tutto un ulteriore pacchetto che ruota intorno alla digitalizzazione, sicurezza, sviluppo che non va trascurato, altrimenti si rischia di ridurre i pagamenti elettronici ad un problema di rischio sanzioni per alcuni, trascurando i benefici in termini di opportunità per tutti – spiega la Presidente Operativo Osservatorio Imprese e Consumatori – Non saranno le sanzioni a far diffondere i pagamenti elettronici, sarà la creazione di un eco-sistema informativo, formativo, agevolativo anche sotto il profilo economico in grado di salvaguardare gli interessi di tutti, consumatori ed esercenti, a fare la differenza. L’innovazione non basta farla, va raccontata e condivisa parlando un linguaggio comprensibile a tutti» conclude l’esperta.

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