adolescenti e progetto UP

Storie di adolescenti in difficoltà e percorsi di crescita con il Progetto #UP

Sono molti gli adolescenti che attraversano periodi bui, tra paure e fragilità. Raccontiamo le storie dei ragazzi che hanno trovato sostegno, fiducia e motivazione nella Fondazione Adolescere di Voghera grazie anche al Progetto #Up, voluto e finanziato da Regione Lombardia

Una mano da stringere quando la sofferenza è troppa. Un braccio a cui appoggiarsi se la strada della vita diventa tortuosa. Ecco le immagini perfette per raccontare Fondazione Adolescere, una delle associazioni in cui prende forma il Progetto #UP, voluto e finanziato da Regione Lombardia per supportare adolescenti e famiglie in difficoltà. Il percorso del Pirellone, infatti, si concentra sui giovani dagli 11 ai 25 anni e ha uno scopo ben preciso: prevenire tutti quei piccoli problemi, dalla solitudine alle difficoltà relazionali, che altrimenti sfocerebbero in disagi ben più grandi, dall’abbandono scolastico alla violenza. L”idea è nata nel 2019 e i numeri parlano da soli: 1558 ragazzi aiutati (e soddisfatti), soprattutto nella fascia under 17 e con genitori soli o senza lavoro. Tanto che per il nuovo anno la Regione ha investito ben 7 milioni di euro.

Fondazione Adolescere: da sempre un luogo che accoglie i ragazzi

Tutto inizia a Voghera, addirittura a fine Ottocento, quando è un orfanotrofio che accoglie i bambini rimasti soli. Decennio dopo decennio, diventa un centro sociale che offre tantissimi servizi e oggi continua la sua missione con molte attività dedicate ad adolescenti e genitori, dal servizio educativo pomeridiano al centro diurno per adulti con disabilità psichiatriche fino al servizio di tutela per i minori, la scuola di musica e la polisportiva. Ed è in questo contesto unico che vengono accolti anche i ragazzi del Progetto #UP. «Abbiamo appena chiuso la seconda edizione e siamo pronti per aprire la terza, che avrà anche un’anima digitale: grazie a una app, infatti, costruiremo un contatto diretto con giovani e famiglie» spiega la dottoressa Elena Mula, psicologa e psicoterapeuta della Fondazione.

Come funziona il Progetto #UP per gli adolescenti

Il percorso, che dura fino a 12 mesi, viene attivato da Ats, le aziende di tutela della salute, e accende i riflettori su preadolescenti e adolescenti. La pandemia, infatti, ci ha restituito tanti, tantissimi ragazzi a disagio, in seria difficoltà con i coetanei o a scuola. Allora, la prevenzione diventa fondamentale per arginare problemi più gravi, dal bullismo alla criminalità. «Il case manager di Asst (aziende socio-sanitarie territoriali) fa un piano personalizzato e anche noi ci mettiamo all’opera con dei colloqui per conoscere e valutare il giovane che abbiamo davanti e capire come aiutarlo nel concreto» precisa l’esperta. «Si tratta di un lavoro d’équipe, che conduciamo insieme ai nostri educatori. Uno dei punti di forza di queste progettualità è la rete pubblico – privata : Regione, Ats, ASST ed enti del privato sociale collaborano per la costruzione e realizzazione di percorsi educativi a sostegno di  adolescenti e giovani fragili. Una volta pronto il piano d’intervento, si parte». Quando pronuncia queste parole, la dottoressa Mula sorride: il suo viso si illumina e le sue parole ricordano ognuno dei ragazzi che sono entrati qui in Fondazione cupi e arrabbiati e ne sono usciti pieni di fiducia. «Sembrava che l’isolamento causato dal Covid potesse aver dato dei benefici apparenti ad alcune situazioni, magari perché aveva unito le famiglie e aveva regalato nuovi ritmi e tranquillità. In realtà, alla fine ha fatto emergere tutte le criticità che erano rimaste nascoste. In tanti ragazzini, diverse fragilità sono esplose all’ennesima potenza e li hanno schiacciati. Il nostro compito è scoprire le loro risorse, le loro potenzialità».

Le attività di gruppo per adolescenti della Fondazione Adolescere

La maggior parte dei percorsi si snoda attraverso attività di gruppo, dal laboratorio di musica a quello di teatro, fino ai corsi più creativi di pittura, disegno, che si alternano a colloqui psicologici e al supporto per i genitori. «Come nel caso di Alessandro, il nome è di fantasia, ndr, nell’Oltrepò Pavese» spiega la dottoressa Mula. «Tra gite e passeggiate nella natura ha imparato a stare con gli altri, sviluppando rapporti sani, è diventato aperto ed empatico e ha capito come gestire ogni emozione. Poi ha usufruito anche nel servizio di affiancamento per studio e compiti e dopo qualche mese anche il rendimento scolastico è davvero migliorato», 15 anni e una solitudine che gli divorava l’anima e lo rendeva arrabbiato con il mondo. «Lo abbiamo coinvolto nelle attività all’aperto che organizziamo nel nostro territorio».

Nuove passioni aiutano contro fragilità e paure

E se la situazione è davvero critica, l’approccio diventa individualizzato. Tra i ricordi più dolci della dottoressa Mula c’è la storia di Sara, anche qui il nome è di fantasia, uno scricciolo con gli occhi scuri e troppe paure. «Per ragazzini così, l’estate rischia di essere pericolosa perché senza scuola rimangono allo sbando. Così le abbiamo affiancato un educatore solo per lei. Insieme si sono cimentati in tante avventure, dal laboratorio di musicoterapia a quello di informatica. Poi l’educatore ha fatto breccia tra i suoi silenzi e ha scoperto la passione per il giardinaggio: in poche settimane hanno coltivato fiori, frutti e verdure di ogni tipo e a fine stagione ci hanno mostrato orgogliosi il loro orto delle meraviglie. Intanto, la mamma di Sara ha seguito gli incontri per i genitori. Quando a settembre Sara è venuta da me e mi ha sussurrato che aveva trascorso l’estate più bella della sua vita, mi sono commossa».

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