QUANDO L'AMORE VINCE

Questa storia nasce da un grande amore, quello di due genitori verso un figlio. Tommy nasce con una lesione cerebrale: sono gli anni Sessanta, nel New Jersey. Quando il primario parla alla famiglia le sue parole non lasciano speranza: non avrebbe mai potuto camminare o parlare e il suo destino sarebbe stato un istituto, per tutta la vita, in una condizione simile a un vegetale. «Quello è il nostro ragazzo» replica il signor Lunski, padre di Tommy. Il padre e la madre di questo bambino impegnano ogni energia, nei successivi tre anni, per cercare uno specialista per il figlio, un dottore con una visione diversa. La vita di Tommy e dei suoi genitori prenderà una nuova piega una volta approdati agli Institutes for the Achievement of Human Potential di Philadelphia. Seguendo un programma di esercizi da fare a casa insieme ai genitori, Tommy mostra rapidi progressi. Questo bambino a cui era stato raccontato un futuro avverso non solo imparererà a camminare e parlare: a quattro anni e due mesi sa leggere, come spiega il genitore di fronte ai medici increduli. All'età di sei anni l'abilità di Tommy nella lettura è pari a quella di un bambino di 11-12 anni. A raccontare il caso è Glenn Doman. Scomparso nel 2013, fisioterapista e pioniere nella ricerca sullo sviluppo del cervello infantile, per tutta la vita si è occupato della cura di bambini con lesioni cerebrali. Il metodo Doman per leggere a tre anni (e meno!) nasce grazie all'esperienza di Tommy e all'audacia infinita di due genitori che hanno combattuto con entusiasmo per il loro bambino. Come suggerisce l'autore in un testo ormai celebre, il problema non è chiederci se sia giusto o no imparare a leggere prima di andare a scuola. La questione è un'altra. Come possiamo aiutare tutti i bambini a sviluppare le loro potenzialità?

LEGGERE... PER SCELTA

Un cartellone pubblicitario, l'insegna del cinema, gli spot in tv: quante volte accade che siano queste le prime parole lette da un bambino? Glenn Doman spiega che la televisione ha reso possibile la comprensione di un meccanismo semplice eppure fondamentale. I bambini fino a tre anni circa hanno bisogno di caratteri grandi. È il motivo per cui la pubblicità fa presa sui più piccoli. Gli spot concentrano alcuni elementi chiave: un messaggio semplice e diretto, ripetuto in modo chiaro e forte, scritte grandi e colorate, l'accompagnamento della musica, immagini in movimento, brevità. Oggi l'industria dell'intrattenimento sa che la fascia dei piccolissimi costituisce una fetta di mercato decisiva, per questo si investono cifre sempre più importanti per i giovanissimi consumatori da 0 a 6 anni, dal cinema ai gadgets. Tuttavia, questo periodo, estremamente vitale per lo sviluppo del cervello, è quello su possiamo decidere di investire più energia, tempo, risorse... e non è questione di acquisti, bensì di abilità.

LO SVILUPPO DEL CERVELLO

In Italia, nei primi anni del Novecento Maria Montessori studia l'apprendimento dei bambini e si rende conto che le difficoltà riguardano gli adulti in misura di gran lunga maggiore rispetto ai piccoli. I bambini apprendono con facilità e questo avviene tanto più velocemente quanto più siamo capaci di vivere l'avventura dell'imparare come uno splendido gioco. Gli studi confermeranno quella che all'epoca è un'intuizione in grado di rivoluzionare il sistema: a partire dal concepimento il cervello cresce a velocità esponenziale, tuttavia la velocità di crescita necessariamente è ogni giorno inferiore al precedente. Al momento della nascita il cervello rappresenta circa l'11% rispetto al peso totale del corpo, in un soggetto adulto è il 2,5% circa. Lo sviluppo del cervello è virtualmente completo all'età di 7-8 anni, ecco perché l'esperienza fatta durante i primi anni di vita è unica, ineguagliabile e costituisce in assoluto un periodo straordinariamente fertile.

LA CURIOSITÀ DEI PICCOLI

I bambini amano apprendere, di qui la scatenata e indomita curiosità naturale che essi hanno verso ciò che li circonda. Siamo noi adulti a stancarci in fretta quando si tratta di rispondere a domande infinite; spesso sono interrogativi geniali, a cui replichiamo con poca voglia e altrettanta poca pazienza. La rete web in questo caso potrebbe essere un modo intelligente per cercare risposte, eppure le volte in cui uno smartphone viene utilizzato con questa funzione scendono drasticamente rispetto alla frequenza con cui si usa la tecnologia per giocare, stare sui social o fare gossip. Stimolare la curiosità di un bambino, leggere storie insieme a lui e recitare favole significa avvicinarlo al linguaggio: allenare il suo cervello, fin dalla nascita. Ascoltare la tua voce non solo rende più forte il legame empatico e lo aiuta a riconoscere le emozioni attraverso i toni differenti, ma costituisce un modo per imparare il mondo e venire a contatto con la lingua materna. Il primo passo per realizzare questa magia? Il gioco.

VIAGGIO NELLA LINGUA

Secondo una vecchia tradizione i maestri rabbini preparavano per i giovani alunni le lettere dell'alfabeto sotto forma di biscotti. Immerse nel miele, quelle lettere dovevano essere toccate e assaggiate così che le parole avessero una forma e persino un sapore. Imparare con i sensi ha un valore importante, perché il processo di apprendimento va oltre la sfera del cognitivo e quando tocca l'emozione riesce a creare una rara alchimia. Presenta al tuo bambino il momento della lettura come un gioco, ecco la chiave per amare davvero ciò che si sta facendo e seguire la curiosità con entusiasmo. Nel suo libro Doman indica come preparare il materiale: è possibile ritagliare le parole in cartoncino, in rosso su sfondo bianco. L'altezza delle parole dovrebbe essere circa 12 cm di altezza, la base 10 cm circa di modo che la parola sia chiara e ben visibile. Le prime parole che potresti insegnare sono "mamma", "papà": si tratta semplicemente di ripetere la parola indicando quanto scritto sul cartello. Come suggerisce l'autore, inizialmente è possibile leggere la parola tre volte, a distanza di mezzora, mentre si gioca. Successivamente, dopo due-tre giorni si chiederà al bambino che cosa significano i segni sul foglio e, passo dopo passo, secondo le necessità del piccolo si potrà procedere alla scoperta di nuove parole.

PERCHÉ LEGGERE FA PAURA?

L'età da 0 a 3 anni, fino a 7-8, rappresenta un potenziale incredibile. Si tratta del periodo in cui il cervello è più duttile, estremamente plastico e questo è chiaro se pensiamo alle capacità dimostrate da un neonato, che in breve tempo riesce a imparare a muoversi, mangiare, camminare, comunicare, dunque comprendere e farsi capire: operazioni che a noi adulti richiederebbero un'ingente quantità di energia e sforzi frustranti. Dagli studi emerge che imparare una lingua straniera durante i primi anni di vita è più facile, con risultati molto diversi rispetto a ciò che si può ottenere in seguito. Tendiamo a immaginare la lettura come un'attività da fare a scuola e questo è il motivo per cui spesso un genitore intimamente non si sente in grado di insegnare a leggere. La verità è che si impara a leggere... da soli. La gratificante sensazione di farcela in fondo è la stessa che si prova la prima volta in cui riusciamo a tenerci in equilibrio e andare in bicicletta o camminare, lo sa bene chi ha dovuto affrontarlo in un percorso di riabilitazione. Si tratta semplicemente di accompagnare, il momento sacro in cui avverrà è uno scatto naturale. Mettere a disposizione dei bambini cartelli colorati con le parole, leggere la favole, raccontare e allo stesso stimolarli in veste di narratori significa stimolare e sensibilizzare l'abilità visiva dando ai piccoli la possibilità di un dono straordinario: poter essere autonomi nel viaggio della fantasia. Saper leggere da soli è immergersi nella propria immaginazione, imparare cose nuove, seguire la curiosità. Forse è proprio questo a far paura: chi legge è una persona più consapevole di sé e del mondo. Vale per gli adulti e... per i bambini.

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APPROFONDIMENTO

Leggere è fondamentale per il processo di crescita del bambino: racconta le fiabe della tua infanzia, inventa nuove storie, mima usando i gesti e le espressioni del tuo viso in maniera teatrale. Fin dai primi mesi i piccoli imparano a sentire la tua voce, riconoscere le emozioni attraverso la vibrazione: leggere insieme crea connessione, aumenta l’empatia, nutre la relazione.

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