L’udito nel neonato

1/5 – Introduzione

L’udito rappresenta il senso più sviluppato, al momento della nascita del neonato. Basti pensare, infatti, che già all’interno del feto il neonato è in grado di avvertire i suoni, anche se naturalmente gli arrivano attutiti ed ovattati, a causa del liquido amniotico. In questa guida, il nostro obiettivo è quello di farvi conoscere meglio l’udito del neonato, scoprendo quali sono le sue sensazioni, le varie fasi che affronta e gli eventuali problemi che possono insorgere.

2/5 – I neonati avvertono i suoni

Come abbiamo indicato in sede di introduzione, l’udito è presente e sviluppato nel neonato già molto tempo prima della sua nascita. Oltre al fatto che i neonati sono in grado di riconoscere i suoni, un altro aspetto da chiarire riguarda l’intensità degli stessi. In buona sostanza, a differenza di quello che si pensa, i neonati preferiscono i suoni alti rispetto a quelli bassi. Il neonato è in grado, dal secondo/terzo mese di vita, di dirigere lo sguardo e la testa verso la fonte del suono. In lui è già sviluppato il collegamento tra la vista e l’udito. I neonati, in altre parole, adorano la voce umana, e preferiscono particolarmente quella femminile.

3/5 – Il riflesso di Moro

Basti pensare che al momento della nascita, il neonato è in grado di riconoscere la voce materna e addirittura una canzone che solitamente ha ascoltato quando si trovava all’interno dell’utero materno. A questo punto, è necessario spiegare in cosa consiste il “riflesso di Moro”. In poche parole, consiste in quella reazione spontanea ed involontaria che il bambino presenta quando sente dei rumori forti. In pratica, in quelle circostanze sarà possibile vedere sussultare il neonato, oltre a sbattere le palpebre e ad allargare le braccia, aprendo le dita della mano.

4/5 – Verifica dell’udito

È possibile verificare autonomamente l’udito del proprio bambino, effettuando dei piccoli test. Per i bambini al di sotto dei tre mesi di età, è fondamentale cercare di attirare l’attenzione, battendo le mani dietro la sua testa. Se il bambino sobbalza, significa che sta in buone condizioni di salute. Dai tre ai sei mesi, è consigliabile chiamarlo per nome, in quanto si vedrà la sua reazione al suono della voce. Dai sei ai dieci mesi, invece, chiamandolo per nome si potrà riscontrare se risponde al suono, magari anche soltanto con un verso oppure con un sorriso. Dai dieci ai quindici mesi, inoltre, è necessario provare a fargli indicare degli oggetti a lui familiari, come la palla, il cane o un parente stretto. È fondamentale ricordarsi che è molto importante risolvere eventuali problemi legati all’udito, necessariamente prima dei sei mesi, in modo tale da aiutarli a sviluppare meglio.

5/5 – Problemi dell’udito e risoluzione

Esistono anche determinate circostanze che potrebbero limitare le capacità uditive del bambino, le quali possono verificarsi prima della sua nascita, oppure nei primi mesi di vita o nel corso dell’infanzia. Ad esempio, il tappo di cerume, la presenza di oggetti estranei, un’infezione batterica chiamata orecchio del nuotatore, e l’otite, sono le cause principali di anomalie legate ad una ridotta capacità uditiva del bimbo. Sono presenti anche dei casi di sordità congenita, magari preesistenti fin dalla nascita, che possono essere risolti con l’utilizzo di apparecchi acustici. Fondamentale è stimolare l’udito del bambino. Un metodo efficace, ovviamente, è l’uso della comunicazione. È importantissimo che si parli spesso al bambino, oppure che si canti una canzone, o lasciarlo ascoltare della musica. Riveste una certa importanza anche il gioco, come strumento indispensabile per stimolare l’udito.

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