Logopedia: quando serve

1/9 – Introduzione

Per prima cosa occorre spiegare in maniera semplice e sintetica che cos’è la logopedia. Si tratta della branca della medicina che si occupa di studiare il linguaggio e le sue eventuali problematiche. Non sempre, infatti, per un bambino, l’apprendimento del codice linguistico avviene senza ostacoli e nei tempi corretti, per cui è bene intervenire in tutti quei casi in cui ci si accorge di un apprendimento tardivo o di una difficoltà nel pronunciare certe parole o suoni, come pure in quei casi dove l’uso della voce viene in qualche modo distorto. L’importanza del linguaggio, oggi, è un aspetto ben presente in tutte le scuole dell’infanzia che, spesso, organizzano in collaborazione con i Comuni, incontri con logopedisti che, recandosi direttamente a scuola, verificano il grado di apprendimento linguistico dei nostri figli, denunciandoci eventuali problemi e/o ritardi in maniera preventiva. Prima ci si accorge di un disturbo linguistico prima, infatti, sarà possibile risolverlo, aiutando il nostro bambino non solo a comunicare nella maniera più completa e corretta, ma evitandogli anche problemi di isolamento che potrebbero, poi, complicare la sua situazione in ambito sociale. Questa guida serve, quindi, per aiutarvi a capire quando è necessario rivolgersi alla logopedia.

2/9 Occorrente

  • Pazienza
  • Supporto professionale
  • Dove necessario aiuto psicologico sia per il bambino che per i genitori

3/9 – Vocabolario ristretto

Uno degli allarmi che potrebbero rendere necessaria la visita da un logopedista è quando ci si accorge che il bambino ha un vocabolario troppo limitato per la sua età. Normalmente un bambino di due anni dovrebbe conoscere dalle 100 alle 200 parole, oltre naturalmente a saper pronunciare alcune semplici frasi. Quando ciò non avviene è opportuno chiedersi perché e, in alcuni casi, rivolgersi ad un professionista. Un linguaggio ristretto, però, non deve spaventare quando il bambino in questione parla due lingue. Nei casi di genitori dalla doppia nazionalità è, infatti, normale che un bambino abbia un tempo di apprendimento, apparentemente, più lungo. In realtà in questi casi specifici, i bambini useranno poche frasi o, spesso, le medesime parole, ma solo perché hanno necessità di tempo per “dividere” nel loro cervello i due linguaggi. Solitamente verso i tre anni, senza bisogno di alcun aiuto, inizieranno a parlare entrambe le lingue in maniera corretta e fluente.

4/9 – Linguaggio tardivo

Un altro campanello di allarme che potrebbe rendere necessaria una visita da un logopedista potrebbe essere quando il bambino non parla. Ci sono, infatti, bambini che non solo pronunciano poche frasi o sempre le medesime parole, ma che proprio non vogliono parlare. In questi casi, nel loro silenzio, potrebbero nascondersi diverse patologie, ma la prima cosa da fare è rivolgerci ad un professionista del linguaggio per capire se il parlatore tardivo può essere recuperato spontaneamente grazie ad un semplice aiuto esterno che abbia le necessarie competenze verbali. Uno degli elementi che può ritardare l’uso della parola è sicuramente l’abuso del ciuccio. I bambini che hanno sempre la bocca impegnata dalla tettarella saranno sicuramente i più pigri nell’apprendere. Si consiglia, quindi, a tutti i genitori di non permettere ai propri figli di usare il ciuccio costantemente, ma di spronare i propri bambini a manifestare in maniera verbale le loro necessità ed emozioni, anche se ciò significa esprimere un disagio con un pianto, per noi, fastidioso.

5/9 – Difetti di pronuncia

In alcuni casi, non sempre complessi, ci sono bambini che parlando esprimono difetti di pronuncia. Questi sono i casi più comuni e meno difficili per ogni logopedista, ma che vanno comunque affrontati con un percorso mirato ed attento. In questi casi l’attenzione dei genitori è fondamentale. Siamo noi, infatti, i primi a doverci accorgere di tali difetti, essendo i primi ascoltatori dei nostri figli. Quando il bambino dopo i 5 anni non pronuncia ancora bene alcune consonanti come la Z, la R, la S, si rende necessaria una visita di controllo ed un eventuali supporto medico che insegni ai nostri bambini a pronunciare tutti i suoni in maniera scandita e corretta.

6/9 – Falsi allarmi

Una cosa da dire a tutti è, però, di avere la giusta consapevolezza nell’affrontare situazioni di linguaggio tardivo o limitato o di difetti di pronuncia. Le linee guida ci dicono, infatti, che i bambini devono iniziare a parlare bene verso i due anni, ma non sempre questo accade. Ogni bambino è diverso per personalità, per ambiente in cui vive, per stimoli a cui è quotidianamente sottoposto, per cui occorre valutare tutti questi aspetti prima di affermare un problema o il reale bisogno di rivolgersi ad un logopedista. Oggi le scuole sono attente e collaborative sulle questione inerenti al linguaggio, occorre per cui parlare e confrontarsi con educatrici e maestre per capire se, davvero, il problema esiste e per risolverlo insieme. Lo stimolo e il supporto dei compagni di classe, in questi casi, è importantissimo in quanto, per i bambini l’emulazione influenza il 90% dei loro comportamenti per cui coinvolgerlo in pomeriggi di gioco con bambini “chiacchieroni” potrebbe essere il primo passo da fare verso la guarigione.

7/9 – Utilizzo del gioco

Quando si verificano situazioni complicate per i bambini che siano esse legate al linguaggio o ad altri aspetti della loro vita è fondamentale ricordare sempre quanto, per loro, sia importante il gioco. Nel gioco c’è la leggerezza con cui i bambini affrontano tutte le situazioni, ma nel gioco ci può essere anche una facilità di apprendimento che arriva direttamente al bambino. Utilizzare quindi giochi in cui la comunicazione verbale sia alla base dell’attività e, forse, uno dei modi più efficaci per affrontare e migliorare un problema di linguaggio. Chiaramente è basilare che al gioco prendiamo parte noi genitori, facendo sentire nostro figlio al centro della nostra attenzione e ricordando a noi stessi che, spesso, la semplicità è il modo migliore per comunicare con gli altri.

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9/9 Consigli

  • Chiedete pareri ad aiuto ad educatrici ed insegnanti
  • Non fate mai una diagnosi personale
  • Spronate vostro figlio a parlare e correggete sempre i suoi errori di pronuncia
  • Leggete libri a vostro figlio e fategli ascoltare canzoni – lettura e musica sono fondamentali nell’apprendimento del linguaggio
  • Non fate mai sentire vostro figlio in difetto e con un problema

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