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5 modi per riuscire a trattare con un capo che non sa fare il suo lavoro

  • 01 05 2021
Ti svegli la mattina col terrore di andare al lavoro e incontrare il tuo capo. Quando arriva alla tua scrivania stringi il mouse fino a sbiancarti le nocche per paura che ti dica qualcosa. Questo non è un ambiente professionale sano, ma tu puoi fare qualcosa

Trattare con un capo difficile è come camminare sulle uova. Prima o poi succede qualcosa di irrimediabile e, purtroppo, inevitabile. Un boss dal temperamento ruvido, difficile o che magari non è capace di fare il suo lavoro è una presenza terribile. L’ufficio soffre di questa figura autorevole e anche troppo autoritaria – o troppo poco – e la vita lavorativa viene prosciugata da ogni stimolo positivo.

Ecco qualche consiglio che potrebbe aiutarti a gestire una situazione così delicata.

Capo difficile? Rimani positiva, sempre

Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che i dipendenti che lavorano sotto un capo difficile sono più propensi alla depressione clinica. È un fatto, e non una congettura. L’umore del capo influisce largamente sul clima dell’ufficio, e tutti ne risentono anche se l’ambiente è puramente virtuale. Se il comportamento persiste nel tempo, è perché probabilmente l’azienda lo permette. Dunque, chi vuole fermare questa spirale discendente, dev’essere capace di prendere in mano la situazione.

Il tuo obiettivo è quello di chiudere l’orario di lavoro in maniera pacifica. Non possiamo prometterti che uscirai dall’azienda col sorriso sulle labbra, ma mantenere un atteggiamento positivo è il primo passo. Tu non sei il tuo lavoro, e di conseguenza se svolgi con cura i tuoi compiti non hai nulla di cui rimproverarti. Pensa positivo: alla fine tutto si risolverà.

Armati di tanta pazienza

Emettere un giudizio su un capo autoriferito o che ama delegare il 150% del suo lavoro è facile. Questa attività, però, ti espone a critiche e potenziali scontri. Perché rischiare? Le prime impressioni possono essere, spesso, peggiori della realtà. Un capo difficile si vede nel tempo, e la tua pazienza è l’arma migliore con cui combattere questo temibile avversario. Le cose andranno meglio, col tempo: devi solo crederci e continuare a vivere a testa alta.

Il capo tsunami è quel tipo di capo che arriva, stravolge completamente il progetto otto volte nell’arco di un’ora, sbraita e se ne va. Qualcuno ha capito qualcosa? Naturalmente no. Il capo che non attende una risposta, salta alle conclusioni o inizia a lamentarsi di tutti è una spina nel fianco del team. Lascia che questi momenti di sfogo abbiano fine, poi rivolgiti a lui o lei per domandare, educata, delucidazioni costruttive. Essere i primi a raccogliere i cocci di un disastro è il primo passo verso un clima conciliante.

Non lasciare margini al dubbio

Il tuo capo è un maniaco del controllo? È un campione nazionale di sollevamento della polemica, o ama fare la punta ai chiodi? Affronta il tuo lavoro in maniera tracciabile e trasparente. Solo così riuscirai a tutelare la tua salute mentale.

Il “micromanager”, ovvero il capo che vorrebbe gestire ogni singolo nanosecondo della vita dei suoi dipendenti, è una terribile realtà. Il suo lavoro dovrebbe essere quello di gestire, ma a conti fatti vive le ore di lavoro con lo scopo – forse involontario – di appesantire il team. Non solo questo comportamento denota una mania di protagonismo compulsiva, ma anche una chiara mancanza di fiducia nei confronti dei lavoratori.

Se vuoi evitare di finire sotto l’occhio imperscrutabile del “micromanager”, conquista la sua fiducia battendolo d’anticipo. Forniscigli report dettagliati sul tuo lavoro e, in caso, chiedigli un parere in anticipo. Fagli domande, anche se conosci già la risposta. In questo modo sarà più conciliante, forse, e si sentirà parte della produzione.

Sii inappuntabile

Documentare il tuo lavoro è il primo passo per evitare reprimende successive. Ogni critica può essere respinta se si ha a disposizione lo strumento giusto per farlo.

Alcuni professionisti sono talmente “quadrati” che non lasciano spazio a niente che non sia il lavoro. La vostra presenza equivale a un numero? Il vostro apporto a un progetto è misurato unicamente dall’obiettivo da raggiungere? Ritaglia qualche minuto del tuo tempo a rispondere con prontezza alle accuse del capo automa. Dimostra con numeri e dati che tu hai fatto ciò che dovevi, e magari anche di più. Non lamentarti né perdere la calma: usa i fatti dimostrabili e misurabili.

Costruisciti una corazza

Il capo difficile è un osso duro che può rovinare le ore di lavoro e seguirti perfino a casa. Non letteralmente (si spera), ma di sicuro nei pensieri. Impara a fare della rabbia e della frustrazione un’opportunità per imparare. Queste figure fin troppo autorevoli faranno di te una persona più dura da piegare. Ti insegneranno, attraverso il comportamento opposto, diplomazia e tolleranza da vendere.

La corazza diviene fondamentale anche quando il capo fatica a delineare i limiti del rapporto di lavoro. Quando il tuo boss ti tratta da amicona, in buona o cattiva fede, o magari non rispetta gli orari lavorativi e ti chiama alle nove di sera. È importante evitare di perdere il controllo, al tempo stesso imparando a tenere il punto. Così non avrai nulla da rimproverarti e, soprattutto, riuscirai a veicolare il messaggio che i tuoi spazi sono sacri.

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