L’intesa sessuale

L’intesa sessuale

È più frequente di quanto si creda, ma la fortissima intesa sessuale – che evidentemente non è a sua volta scalfita dalle “intemperie” che stanno mettendo a dura prova la relazione – costituisce uno dei principali motivi per cui si tende a trascinare un rapporto ormai in dirittura di arrivo. Il sesso è talmente importante che arriva a volte ad annebbiarci la vista, illudendoci che l’appagamento tra le lenzuola posse sopperire ai vari deficit di cui la nostra storia soffre: auto-convincendoci (erroneamente) che non saremo mai in grado di trovare un partner così perfetto da un punto di vista erotico, continuiamo allora a portare avanti quella che – più che una relazione – sembra un bizzarro accordo di mutua convenienza fisica.

Amori che non funzionano: perché non ci si lascia quando si dovrebbe

Spesso le relazioni si trascinano quando dovrebbero finire. Ecco i segnali d'allarme

La pigrizia

La pigrizia

E con questo non intendiamo la scarsa – se non nulla – voglia di iscriversi in palestra o di indossare la scarpe da corsa e fare due giri completi del parco: l’indolenza in una relazione diventa assai più grave quando ci fa credere di “stare bene” e di sentirci “a nostro agio”, sebbene i fuochi d’artificio siano finiti da un pezzo e nessuno pare interessato a volerli accendere di nuovo. Cosa succede allora? Letteralmente, ci si siede sul rapporto, che a sua volta scorre come un lungo fiume tranquillo, senza particolari scossoni ma neanche picchi di irrefrenabile felicità. Sono i casi in cui le storie vanno avanti per inerzia, ed entrambe le persone coinvolte ne sono talmente assuefatte, da aver dimenticato il vero motivi per il quale si dovrebbe stare insieme.

La riconoscenza

La riconoscenza

Spesso, il fatto che il nostro compagno ci sia stato vicino in un momento particolarmente difficile della nostra vita diventa un’arma a doppio taglio: la riconoscenza che infatti sentiamo nei suoi confronti si trasforma in un boomerang, che ci impedisce di lasciarlo nonostante ormai ci rendiamo conto il rapporto sia agli sgoccioli. Se il lui in questione si dimostra poi ancora innamorato, la situazione si complica ulteriormente, perché la (finta) scusa del “non voglio farlo soffrire” ci impedisce di prendere qualsiasi decisione definitiva, che – paradossalmente – andrebbe a beneficio di entrambi. Pensandoci bene, cosa c’è di peggio per noi che portare avanti una relazione per gratitudine e – dall’altra parte – essere vittime della compassione della propria partner?

L’agio

L’agio

All’inizio ci sembrava di vivere un sogno, in cui tutto ciò che desideravamo di avverava: vacanze, cene, feste, vestiti… il nostro compagno ha sempre dimostrato di volersi prendere cura di noi sotto ogni punto di vista, abituandoci a uno stile di vita che ora ci risulta difficile abbandonare, nonostante il sentimento stia via via scemando. Scendere dalla giostra sfavillante e ritornare dentro una quotidianità che appare opaca e poco sfavillante è (purtroppo) ancora per molte la scusa numero uno per protrarre una relazione non appagante sentimentalmente e spesso anche sessualmente, continuando così ad alimentare un circolo vizioso di insoddisfazione e frustrazione che rischia di avere effetti deleteri a livello psicologico.

I figli

I figli

In cima alla lista delle scuse per cui non ci si lascia anche quando è palese che la relazione non funziona, ci sono gli eventuali figli che la coppia ha. La paura che questi possano soffrire, infatti, impedisce ai genitori di avere una visione più ampia e a lungo termine della propria situazione, e fa sì che – inevitabilmente – tutta la famiglia si ritrovi intrappolata in un vortice di recriminazioni e cattiverie che non giovano a nessuno. Spesso poi sono i figli stessi a desiderare la separazione, per interrompere appunto quella spirale di litigi e di infelicità che grava sull’intero nucleo familiare e che costringe i diversi membri a non vedere più dove stia il bene comune.

La paura della solitudine

La paura della solitudine

È un grande classico: si è da talmente tanto tempo in una relazione che – sebbene questa abbia già dato evidenti segni di cedimento – si continua imperterriti a portarla avanti perché si è terrorizzati dal pensiero di dover ricominciare la propria vita daccapo senza una persona accanto. Il paradosso è che – più tempo trascorriamo a cercare di salvare un qualcosa che non può più essere salvato – peggiore sarà l’impatto con la realtà esterna una volta in cui decideremo di troncare il rapporto ormai “deceduto”. Il luogo comune da sfatare, qui, è che spesso si crede che essere single sia la peggiore condizione psicologica e sociale possibile, quando invece la vera solitudine consiste nell’avere una storia d’amore, in cui l’amore – per l’appunto – non c’è più.

Le rispettive famiglie

Le rispettive famiglie

Non è solo la coppia a riporre aspettative a volte esagerate nella relazione: sempre più spesso anche l’intromissione delle rispettive famiglie è in grado di generare quello che poi rischia di diventare un vero e proprio gioco al massacro, la cui unica vittima è l’amore stesso. Capita quindi di evitare di lasciarsi quando si dovrebbe per paura delle reazioni di pletore di parenti che – indispettiti – potrebbero rinfacciarci tutte le attese e le speranze che abbiamo disatteso lasciandoci, incuranti di stare alimentando come non mai il fuoco della nostra personale sofferenza. Ecco allora che molti decidono di rimanere insieme, confidando in un miglioramento improvviso del rapporto – che non arriverà – e aggravando una situazione già di per sé labile, solo perché non si è in gradi di mettere la propria felicità davanti ai desideri altrui.

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