Gelosia tra fratelli

È arrivato il fratellino. E il primogenito non sembra molto contento. Tutto normale. Deve scendere dalle ginocchia della mamma per lasciare posto al minuscolo usurpatore. Vediamo come comportarsi.

Come affrontare la gelosia verso il fratellino

Il primogenito si sente messo da parte: qualche consiglio per superare questa fase delicata

Tutti i genitori vorrebbero vedere sempre felici i propri figli, ma spesso la vita di tutti i giorni ci fa dimenticare il benessere dei bambini. Vediamo come fare per crescere un bambino in modo sereno.

Affrontare la gelosia del più grande

Come comportarsi? Innanzitutto occorre spiegargli che la mamma durante il giorno sarà molto impegnata, ma alla sera, quando tornerà papà e potrà occuparsi del più piccolo, sarà di nuovo tutta per lui.
Questo perché è importante essere sinceri e mostrargli non solo gli aspetti positivi dell’avere un fratellino, ma anche i cambiamenti che questo comporterà. La mamma poi potrà coinvolgere nelle cure al neonato il fratello più grande, ma senza insistere se non vuole partecipare.

La regressione è normale

I primi tempi sarà un po’ dura per tutti, perché la famiglia dovrà abituarsi a ritmi diversi. Occorrerà poi mettere in conto episodi di regressione da parte del primogenito: potrebbe tornare a bagnare il letto, o chiedere di nuovo il biberon, e via dicendo. L’atteggiamento migliore è minimizzare e assecondare queste esigenze: rappresentano una specie di rifornimento affettivo di cui il bambino ha bisogno per rassicurarsi.
L’importante è che mamma e papà riescano a ritagliarsi degli spazi esclusivi da dedicare al più grandicello, per fare insieme qualcosa di speciale, da “grandi”: leggere insieme un libro, fare una passeggiata, guardare insieme un film.

Per essere felici i figli hanno bisogno di stare con la mamma

VERO, MA

Il bambino è felice quando si sente protetto e, fino ai 2 anni, è soprattutto la mamma a trasmettergli la sicurezza. Il consiglio migliore, quindi, è dedicarti a lui nel tuo tempo libero. «Dopo i 2 anni, subentra anche la figura del padre che, compatibilmente con gli impegni, dovrebbe riservargli cure e attenzioni» sostiene la pedagogista. «Crescendo, la presenza fisica diventa meno indispensabile» sottolinea Marco Masella. «Un esempio: mio figlio di 2 anni. Quando, la mattina, lo porto all’asilo nido, mi saluta dicendosi “tanto poi mamma e papà mi vengono a prendere”. Insomma, è tranquillo anche se non siamo lì con lui perché è certo che torniamo».

Per essere felice, da una certa età in poi, non bastano i genitori: servono gli altri bambini con cui interagire, sperimentare, confrontarsi. In America c’è un paesino di nome Roseto dove gli abitanti tengono delle sedie fuori dalla porta di casa: servono per fermarsi a parlare con i vicini. Quella cittadina ha il più basso tasso di malattie della nazione. Possibile? Sì, e la spiegazione è semplice: l’amicizia è la base del benessere di una persona. Piccoli compresi.

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