Check up ai piedini

Se tuo figlio ha un problema al piede, in due casi su tre puoi tirare un sospiro di sollievo. Oggi non è quasi mai necessario ricorrere al bisturi. E anche quando non se ne può fare a meno, l’intervento è decisamente soft, a tutto vantaggio di una ripresa più rapida.

«Se la mamma si accorge che qualcosa non va deve portare il bambino dall’ortopedico» dice Antonio Memeo, primario di ortopedia all’ospedale Gaetano Pini di Milano. «Purtroppo invece è ancora diffusa la cattiva abitudine di fare di testa propria. Massaggi e plantari, se non vengono prescritti da uno specialista, possono solo peggiorare il difetto».

Ma quali sono i tre segnali che ti fanno capire se c’è qualche problema? Vediamoli con l’esperto.

Problemi ai piedini: come intervenire

Controlla come cammina. E scopri subito se c’è un difetto da correggere. Con l’aiuto dell’ortopedico

La ricetta di un pediluvio caldo antidolorifico? Aggiungi all’acqua una tazza di sale grosso e due cucchiai di rosmarino e di fiori di lavanda.

 

 

Vediamo insieme quando è giusto programmare una visita di controllo per il bambino

È appena nato e ha un piedino piegato in dentro

Probabilmente soffre di piede torto, una malformazione congenita che riguarda un neonato su mille, non grave, provocata da muscoli e tendini che per ragioni sconosciute sono come irrigiditi. «Si comincia subito con un mix di manipolazioni e fisioterapia» dice l’esperto. «Sciolgono le tensioni e man mano aiutano il piedino a raddrizzarsi. Se entro un mese, però, non si notano miglioramenti la soluzione è un micro tutore in gesso. Va sostituito ogni otto giorni circa in base ai progressi».

In una minoranza dei casi, queste cure non riescono a raddrizzare il piedino e resta allora l’intervento chirurgico. «Viene eseguito tra il quarto e il sesto mese» dice l’esperto. «È un lavoro di cesellatura. Con micro strumenti vengono allungati i tendini e corrette le eventuali imperfezioni che impediscono al piede di tornare diritto». Dopo l’operazione va seguito un altro ciclo di fisioterapia. Nel giro di due o tre mesi il piccolo è a posto: giusto in tempo per muovere i primi passi.

Gli fa sempre male il calcagno anche se cammina scalzo

Il disturbo si chiama patologia del nucleo di accrescimento. Può succedere durante la fase di sviluppo dello scheletro, tra gli otto e i dieci anni. Se affrontato correttamente, si risolve al massimo in sei mesi.

«Prima si fa una cura d’urto con paracetamolo per disinfiammare la zona» dice Antonio Memeo. «Per una decina di giorni si applica anche del ghiaccio. Ci vuole, poi, una soletta nella metà posteriore della scarpa, per aiutare il bambino a camminare senza sentire dolore». Bisogna anche fargli sospendere temporaneamente tutte le attività sportive su terreni accidentati che comportano un rischio di microtraumi, come il calcio e il basket. Sì invece al nuoto e alla bicicletta.

Appoggia male il piede tanto da consumare le suole soprattutto nella parte interna

È il piede piatto, il disturbo più diffuso tra i bambini. In pratica, lapianta, invece di essere curva, è a contatto con il terreno.Non cercare di correggere il difetto se il bimbo è ancora piccolo, perché il cosiddetto arco del piede si forma naturalmente solo tra i cinque e i sei anni.

Se dopo quest’età non è successo, però, ci vuole il plantare. Viene costruito su misura con le tecnologie biomeccaniche e modificato in base ai progressi. Il più innovativo ha una specie di pallina nella zona dell’astragalo (la parte posteriore del piede subito dopo il calcagno). E a ogni passo del bambino stimola naturalmente la creazione dell’arco plantare. «Certo, c’è anche l’intervento, ma vi si ricorre solo nei casi più difficili e dopo i 10 anni» conclude l’esperto.

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