Bambini che giocano con le bambole

In America hanno già trovato una definizione ad hoc: «Bambini di genere non conforme». Un po’ asettica, ma rende l’idea del fenomeno.

Stiamo parlando dei maschietti che giocano “alla mamma” e guardano le Winx e delle femmine che fanno la lotta e sognano supereroi e armi laser. Non occasionalmente: sono proprio i loro giochi preferiti. In Italia si comincia a parlarne adesso. E, secondo una ricerca del dipartimento di psicologia clinica dell’Università Bicocca di Milano, si tratta di un fenomeno in crescita: il 7 per cento dei bambini sotto i 12 anni preferisce giocattoli convenzionalmente pensati per l’altro sesso.

E i genitori? Nella gran parte dei casi non sanno come comportarsi: fare finta di niente, mettere dei paletti o portare il figlio da uno psicologo? Cosa dire poi ai nonnni che se ne escono con frasi come: «Ma non ti vergogni? Con le bambole giocano le femmine!». Qui due esperti ci aiutano a fare chiarezza.

Se tuo figlio gioca con le bambole e tua figlia con i robot

Maschi che giocano con la Barbie, femmine che amano Spiderman. Per i genitori è uno shock. E invece...

I bambini, senza alcuna distinzione, amano disegnare, “pasticciare” e sperimentare con colori e pennelli. Proviamo ad interessarli all’arte nelle sue diverse forme, stimolando la loro naturale curiosità

Anche l’interesse per la natura non ha età né sesso, e anzi andrebbe incoraggiato e stimolato fin dalla più tenera età. Un bambino che ama e rispetta l’ambiente sarà senz’altro un adulto migliore

Devo vietargli dei giochi?

«I giocattoli sono gli strumenti che i bambini usano per conoscere e conquistare il mondo attraverso l’immaginazione. Quindi non ne esistono di consentiti e di vietati per questioni di genere» esordisce Daniele Novara, pedagogista e direttore del Centro psicopedagogico per l’educazione di Piacenza (www.cppp.it). «Con una precisazione: di solito quella dei “giochi selettivi” è una fase passeggera. Durante la quale il bambino esplora la realtà con la sua fantasia e l’aiuto di quello che al momento lo attrae e interessa. Giocare con le bambole, insomma, non guasta l’identità sessuale di un maschietto. Anzi, con giocattoli differenti sarà un bambino più creativo e interiormente ricco. Il disagio nel vedere una bambina che preferisce la spada alle principesse è solo di noi adulti, che ragioniamo per categorie di genere».

Quindi nessun divieto sui giochi. E attenzione anche al contesto: se in famiglia ci sono due femmine e un maschio, è naturale che quest’ultimo scelga anche le bambole. Ogni comportamento va sempre riportato alla realtà in cui si manifesta. E non va caricato delle paure che noi grandi possiamo avere rispetto all’identità sessuale».

Cosa dico a chi giudica i suoi giochi?

«Dipende dal grado di confidenza» precisa Elena Urso, pedagogista e autrice, con Elisabetta Rossini, del libro I bambini devono essere felici. Non farci felici (in vendita online dal sito dell’editore Edicart, www.edicart.it).

«In generale, occorre troncare sul nascere i commenti fatti davanti al figlio: lui è tranquillo finché non sente lo scherno o il giudizio dei grandi. Allora sì che comincia a sentirsi “strano” e ad avere un problema. Poi occorre spiegare agli adulti che il piccolo o la piccola sono liberi di sperimentare giochi e giocattoli differenti».

Diventerà omosessuale?

«Non c’è alcuna corrispondenza tra la tipologia di giochi prediletti durante tutta l’età scolare e le future inclinazioni sessuali» spiega Daniele Novara. Quindi i genitori non devono trarre alcuna conclusione. «Sarà molto più in là, negli anni dell’adolescenza, che un ragazzo o una ragazza cominceranno a scoprire da quale genere sono attratti. E faranno le loro prime esperienze eterosessuali oppure no».

Un’altra cosa che, fino a 6-7 anni, può interferire sull’identità sessuale, poi, è l’eccesso di confidenza su certi temi. Per esempio, la mamma che spiega alla bambina cosa sono le mestruazioni dà un’informazione delicata che, invece, va trasmessa al momento giusto e con tatto». A quell’età può spaventare. E alimentare nella piccola, per la quale il sangue è legato al dolore, la paura di diventare donna.

Se i compagni non smettono di prenderlo in giro?

«Questo è un tema delicato perché ha a che fare con la capacità di sostenere una trasgressione» spiega Elena Urso. «Se, per esempio, una bimba ha voluto a tutti i costi uno zaino da maschio e in classe la prendono in giro, è probabile che ne soffrirà e non vorrà più usarlo. In questo caso, invece di dare in escandescenze per i soldi spesi, i genitori devono ricordare quanto è importante per un bambino sentirsi parte di un gruppo: a 7 anni non si possono fare battaglie anticonvenzionali. Con calma, le si può spiegare che è possibile cambiare lo zaino se questo le permetterà di stare meglio. Ma che non deve sentirsi obbligata a fare questa scelta perché gli altri la prendono in giro».

Diverso il caso del maschietto deriso perché preferisce la compagnia delle femmine, i colori pastello e le storie di principesse. «I bambini tendono a ripetere comportamenti e opinioni che assorbono in casa. In questo caso, per evitare che il figlio venga isolato, è importante parlare con le maestre» continua Elena Urso. «Le insegnanti, senza fare riferimenti espliciti e diretti a questi episodi, avranno così l’occasione per affrontare in classe temi come la diversità e l’uguaglianza, il rispetto e l’intolleranza. Con le parole adeguate all’età, e l’aiuto di giochi utili a rafforzare il concetto, i compagni cambieranno il loro atteggiamento».

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