Crescere figli autonomi

Un po’ dipende da noi: desideriamo che i nostri bambini non conoscano frustrazioni. Un po’ siamo bersagliati: come resistere al cucchiaio ergonomico o alle scarpe con il velcro? «Invece sarebbe l’ora di mettere un freno» esordisce Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile che, con il pediatra Paolo Sarti, ha scritto La giusta fatica di crescere (Feltrinelli).

«Se ai bambini vengono sottratte di continuo le difficoltà dell’impegno e dell’esperienza sul campo, anche quella banale di allacciarsi le scarpe, insieme agli ostacoli togliamo loro la speranza: quella di farcela. La gran parte dei nostri figli vive in una bolla di protezione e questo, oltre a produrre un rallentamento sul piano cognitivo, non favorisce doti come la creatività, cioè la capacità di trovare soluzioni personali a un problema, e l’empatia, il sapersi mettere nei panni degli altri».

Con Manuela Trinci, ecco tre classiche fatiche di cui i  genitori tendono a farsi carico anche quando i figli crescono. E come cambiare rotta.

Figli: lasciamoli fare da soli

Scarpe senza lacci, cerniere al posto dei bottoni... Genitori, attenti! Facilitare troppo la vita ai nostri bambini li rende meno creativi. E più introversi

Un “no” detto nel momento giusto, con razionalità e coerenza aiuta il  bambino a rafforzare la propria personalità

Liberiamoci dall’ansia tipica delle mamme iper-protettive!

Praticare uno sport in linea con la propria personalità favorisce, nel bambino, la costanza e la voglia di impegnarsi maggiormente

Primo errore: ti porto lo zaino

E ti accompagno a scuola in auto.
«Perché mamma e papà si mettono in spalla la cartella o la sacca sportiva? Perché non si spostano a piedi, in bici o con i mezzi? Per fare più in fretta e per non affaticare il figlio» esordisce l’esperta.

«Ma così il bambino cresce come in una bolla, scollegato dagli aspetti pratici dell’esistenza. La scuola è il suo impegno e, quindi, è lui che deve abituarsi a preparare lo zaino la sera e a portarlo l’indomani».

Secondo errore: faccio i compiti insieme a te

Di più, te li spiego e poi te li correggo.

«In genere questo aiuto viene giustificato come indispensabile perché, da solo, il piccolo non ce la fa, fatica a organizzarsi e, se lasciato a se stesso, trascina i compiti fino a sera» commenta l’esperta. «In verità, dietro, c’è un po’ di ansia per i risultati scolastici, vissuti come un giudizio su di sé. E un certo bisogno di controllo.

Peccato che, così, il bambino si “sdrai”, non diventi autonomo. I genitori dovrebbero limitarsi a creare le condizioni per permettergli di concentrarsi. E, poi, riuscire a fare un passo indietro».

Terzo errore: non insisto per lo sport

Due mesi di nuoto, tre di danza e poi basta perché «Non gli piace».

«Se un bambino vuole mollare alla prima difficoltà o dopo un rimprovero del coach, non va subito assecondato» spiega l’esperta. Il rischio è che cresca fragile, con uno spirito rinunciatario.

«Dietro l’incostanza dei più piccoli, spesso ci sono genitori un po’ troppo accondiscendenti. «Sono quelli che tendono a soddisfare capricci e richieste. E che usano spesso la formula della domanda, dando ai figli il potere di decidere su tutto: «Cosa vuoi mangiare oggi?»; «Non è ora di andare a nanna?».

Invece un bambino non vuole comandare su adulti deboli. Per crescere sereno, autonomo e creativo ha bisogno di amore, buone regole e occasioni di sbagliare».

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