Il teatro è un veicolo espressivo potente. Una forma d’arte che permette di conoscere e sperimen

Il teatro è un veicolo espressivo potente. Una forma d’arte che permette di conoscere e sperimentare i confini tra realtà e fantasia, tra verità e finzione. Ed è proprio questo incontro che aiuta ad accettare il mondo nel quale si vive per quello che è, in modo più consapevole.
Avvicinare i bambini al teatro e alla disciplina della recitazione vuol dire consegnare loro uno strumento bellissimo attraverso il quale evolvere, come individuo e come membro di una comunità, utilizzando il gioco e la fantasia.
Un percorso di crescita quindi che sa mettere in comunicazione con la propria parte emotiva, che può aiutare ad affrontare le insicurezze naturalmente presenti in ognuno di noi e grazie al quale sviluppare empatia e fiducia nei confronti dell’altro.

Abbiamo chiesto a Giulia Donelli - insegnante di recitazione a Milano, con una lunga esperienza di lavoro con i più piccini presso la scuola di teatro Il Faro Teatrale, all'interno di diversi istituti scolastici e insegnante di recitazione integrata alle persone con disabilità intellettiva per la Piccola Accademia di Cascina Biblioteca, Cooperativa sociale di solidarietà Onlus – come avvicinare i più piccoli al teatro, in cosa consiste esattamente un percorso teatrale per bambini e quali sono i suoi benefici.

“Io penso che chiunque, a qualunque età, dovrebbe cimentarsi nell'esperienza del teatro: è educativo e liberatorio nel medesimo tempo.” Ci dice l’esperta.

Scopri con noi tutto quello che c’è da sapere su questa affascinante disciplina!

Il teatro per i bambini

Un mezzo di espressione unico che può rivelarsi per i più piccoli un percorso importante di crescita insieme agli altri! Abbiamo chiesto all'esperta di guidarci alla scoperta di questa fantastica disciplina

Seguire un percorso teatrale per un bambino vuol dire avere l’opportunità di crescere attraverso la bellezza della libertà, del gioco e della fantasia. In modo naturale.

Abbiamo chiesto a Giulia Donelli, insegnante di recitazione a Milano, di guidarci alla scoperta di questa disciplina così affascinante per i più piccoli. “Spiegherò quello che è il teatro servendomi di un famoso aforisma riguardo al concetto di finzione: “se un bambino ti passa un telefono finto, non importa quanta dignità tu abbia: devi rispondere.” Ecco, è un po’ questa l’essenza del teatro: un patto silenzioso con regole stabilite in silenzio, in cui ci si diverte se ci si lascia andare alla libertà. Non è sempre detto però che un bambino lo faccia solo perché è ancora piccolo; anzi… molti rispondono che quello non è un vero telefono, magari per fuggire all’imbarazzo o per metterti alla prova. A quel punto sta a te.”
È proprio qui infatti che il teatro arriva, abbatte le barriere e aiuta il bambino a vivere l’elemento fantastico che porta dentro, diventando così un meraviglioso percorso di crescita.

Sfoglia la gallery per conoscere meglio questa bellissima forma di arte ed espressione legata al mondo dei più piccini!

Avvicinare i più piccoli al teatro

Già a partire dai tre anni si può avvicinare un bambino al teatro, in modo ludico e leggero.
“Esiste una tipologia di spettacoli che possono avere la forma di una narrazione in prosa o di un gioco di colori tra costumi, scenografie, luci e immagini. Qui l’elemento più importante sul quale far leva, per interessare e appassionare il pubblico di piccolissimi, è basato sull’interazione.” Ci spiega l’operatrice teatrale, che continua: “In questi casi, non è fondamentale che chi assiste segua una logica nella storia. La cosa importante è che raccolga in quello che vede l’aspetto ludico e fantastico, l’incanto creativo e magico della finzione alla quale sta assistendo e si emozioni di fronte all’esperienza che sta vivendo.”

Si tratta quindi di spettacoli in cui la narrazione della storia coinvolge direttamente i piccoli spettatori, che da pubblico si trasformano in protagonisti, trovandosi così a vivere una storia fantastica in prima persona.
Lo spettacolo ovviamente muta di volta in volta proprio a seconda dei bambini che si trovano a condurre l’avventura. Compito degli attori è quindi quello di riuscire a seguire il filo dell’immaginazione e delle emozioni di chi hanno di fronte, adattando e plasmando la storia su di esse.

“La quarta parete che separa il pubblico dalla scena è quasi invisibile. Gli attori che presentano ai piccoli uno spettacolo di questo genere devono essere pertanto molto abili e pronti a modificare con sensibilità quello che stanno raccontando o inscenando per arrivare a incontrare i bambini che hanno di fronte, che sono sempre diversi, che reagiscono a quello che vedono in modo sempre differente e che per questo vanno coinvolti in una maniera che ruba all’animazione, a volte, più che al teatro stesso.” Ci spiega infatti Giulia Donelli.
Quello che però questo tipo di spettacolo dedicato ai più piccini deve avere in comune con il teatro, così come lo intendiamo noi adulti, è la capacità di far credere ai bambini che quello che stanno guardando sia vero, ma solo per il tempo della sua durata. È indispensabile pertanto riuscire a coinvolgerli totalmente, farli sentire immersi in una favola, riuscire a far vestire loro i panni di personaggi fantastici. Al termine dello spettacolo però il bambino torna ad essere sé stesso, nel proprio mondo. E inizia a comprendere così il confine tra realtà e finzione.

L’inizio di un percorso teatrale tra gioco e fantasia

Così come l’avvicinamento di un bimbo al teatro in veste di spettatore può avvenire già molto presto, anche l’inizio di un percorso vero e proprio può essere intrapreso già intorno ai tre anni di età.

“Ho avuto occasione di tenere corsi anche per bambini delle scuole materne” Ci dice infatti l’esperta, che continua: “Anche in questo caso la regola dell’incontrare il bambino nel mondo fantastico, che appartiene più a lui che a me che gli sto insegnando, è una meravigliosa occasione e una sfida insieme. Chi ci crede di più? È lui a portarmi laggiù tra gli unicorni o sono io a insegnargli a credere che gli unicorni esistono davvero e che è tanto bello quanto necessario che lui continui a crederci per sempre?”

Naturalmente, a seconda della fascia di età dei bambini, gli obiettivi che si cerca di raggiungere sono diversi, ma a qualunque età, anche a cinquant’anni, il valore di un corso di recitazione è legato a quello che accade di vivere all’interno di una lezione, quindi all’esperienza stessa.
Con il tempo, i bambini infatti tendono a non credere più che quello che stanno facendo quando recitano sia unico e prezioso, perché smettono di credere al valore del gioco. Arriva quindi il momento di fare un passo deciso e importante in avanti iniziando ad esplorare il mondo delle emozioni.
“Quando inizia ad accadere questo, bisogna essere capaci di non annoiarli e di sorprenderli, avvicinandoli, alle emozioni che un personaggio può provare in una data situazione: se non vuoi fare finta di essere un drago, allora prova ad avere paura come un drago, prova a ridere come un drago, prova ad essere stanco e ad addormentarti come un drago. Non dimenticare però che hai una coda e che sputi fuoco, gioca!” Conclude Giulia Donelli.

A lezione con i bambini

Giulia Donelli ci descrive quindi nello specifico come viene strutturata una lezione tipo con i bambini.
Il primo passo è quello di presentarsi al gruppo mettendosi in cerchio, come in qualunque rito per la condivisione di un’esperienza: il cerchio aiuta a convergere le energie, a dare delle regole, a coinvolgere tutti.

Poi è importante stabilire alcuni elementi fondamentali che saranno le basi della lezione.
Il più importante su cui mettere un forte accento è, senza dubbio, quello della finzione ed è necessario stabilire insieme un linguaggio comune per viverla e interpretarla.
“Io, ad esempio, insegno ai bambini che il bello del teatro è che puoi diventare chi vuoi o fare quello che desideri, dal supereroe alla strega buona, purché sia un gioco al quale sia tu che chi recita con te crediate davvero. È, cioè, un terreno di libertà meraviglioso, l’unico in cui si ha l’occasione di non essere solo te stesso, ma puoi vivere migliaia di esperienze e avventure, senza uscire dalla stanza.” Ci racconta infatti l’insegnante.

L’ora e mezza della lezione è poi strutturata con un riscaldamento iniziale fisico-ludico in cui, il più delle volte, si lavora in gruppo. Può riguardare l’ascolto della musica e la consapevolezza del corpo (come si muove su una determinata musica tutto il corpo, o solo la pancia, o il mignolino destro, e cosa succede se la musica si ferma), piuttosto che l’uso dello spazio in gruppo, in due o da soli (dove mi metto per essere visibile a tutto il pubblico preoccupandomi anche di non coprire le persone in scena con me), oppure può riguardare la voce attraverso giochi specifici.

Dopo il riscaldamento si può dedicare la restante parte della lezione all’improvvisazione, cioè al diventare altro da sé, qui e ora, fingendo di cambiare corpo, voce e carattere per interpretare un personaggio.
“Le primissime volte tuttavia è meglio che questo accada con improvvisazioni più guidate. I bambini, divisi in gruppetti, si accordano sulla storia da preparare e su chi possono fingere di essere.” Chiarisce l’insegnante “Così, una volta che mostrano la loro scenetta ai compagni, improvviseranno comunque i dialoghi, ma sapranno da dove iniziare e dove andare a finire. Questo permetterà loro di occuparsi di altre piccole regole assolutamente teatrali come lo spazio, le spalle, la voce forte, l’ascoltare l’altro e così via. Col passare del tempo un’improvvisazione potrà, invece, avvenire senza preparazione anche tra bambini.”

Infine è importantissimo il momento finale, in cui salutarsi insieme: il rito collettivo è finito, abbiamo vissuto insieme la magia e magari chi ci ha creduto di più o ha lavorato meglio quel giorno può proporre un modo particolare, inventato da sé, per salutarsi.

L’insegnante di recitazione per bambini

Gli insegnanti, come in ogni attività, giocano un ruolo di guida fondamentale.
Al di là della formazione accademica esistono delle caratteristiche personali che fanno di un operatore teatrale un insegnante particolarmente adatto a lavorare con i più piccini.
La prima competenza richiesta ad un insegnante di recitazione per bambini è senza dubbio la voglia di mettersi in gioco con loro, così come ci spiega Giulia Donelli: “Se tu sei insieme a loro, ti diverti con loro, trasmetti attraverso il lavoro la tua energia, allora loro ti seguiranno, perché sarai loro d’esempio dall’interno. Non basta dire cosa fare e stare a guardare. Che noia sarebbe!”

Altra qualità fondamentale per un insegnante che lavora con i bambini in genere è, sicuramente, la pazienza.
“Ce ne vuole sempre molta: nei confronti degli scalmanati, nei confronti dei timidi e anche per cercare di spronarli a fare, senza mai perdere il controllo.” Ci conferma l’operatrice teatrale.
Importantissimo poi è stabilire il proprio ruolo, che è ovviamente diverso da quello dei bimbi. Bisogna essere capaci di capire nel medesimo tempo però che, quella di recitazione, non è una lezione frontale: l’insegnante è in mezzo a loro e deve essere capace di coinvolgerli usando tutta la creatività che possiede.

Infine, un insegnante di teatro per i più piccoli deve possedere molta sensibilità. Ce lo spiega l’esperta: “Capire cosa prova un bambino quando fa una cosa o quando non la fa, saperlo aspettare e rispettare, osservare e ascoltare tutto, essere duttile e pronto a cambiare direzione in pochi attimi se la lezione ti porta da un’altra parte rispetto alla direzione nella quale avevi progettato di andare. Ecco quello che un buon insegnante deve saper fare.”

I benefici di un percorso teatrale

Il percorso teatrale può essere estremamente utile a un bambino sotto più profili.
Innanzitutto, come abbiamo già detto, aiuta ad essere più consapevoli della realtà, proprio grazie alla scoperta dei confini tra il proprio mondo e la finzione della scena, che concede però nello stesso tempo di vivere emozioni e vite meravigliose appagando la fantasia!
Sul piano della libertà e della sicurezza in sé stessi poi, aiuta a far sbocciare la propria gioia di vivere vincendo le insicurezze naturalmente insite in ognuno di noi.

Dal punto di vista dell’educazione, invece, chi ha un carattere più irruento, non sa stare in comunità o viene isolato dai compagni in classe impara a fare gruppo, a vivere con gli altri, ascoltando senza giudicare.
Rispettare gli altri e le loro idee, poi, è una conquista meravigliosa. “Tutti siamo uguali in quel momento. Anche se i tempi per il raggiungimento di un obiettivo possono essere diversi, la responsabilità di quello che accade in scena è sempre di tutto il gruppo, mai di uno solo. Si impara così a occuparsi degli altri prima ancora che di sé stessi, senza accorgersene.” Ci spiega infatti Giulia Donelli.

Infine, è importante far passare ai bambini il concetto fondamentale secondo cui il terreno della libertà in teatro è talmente vario che niente di quello che vi si crea è mai davvero sbagliato. Permettersi, quindi, di dire quello che si vuole in quel determinato momento e cercare di creare insieme qualcosa sempre e comunque, anche quando sembra impossibile, è davvero molto bello e stimolante! E questo vuol dire anche concedersi di sbagliare, per poi capire come, la volta successiva, non replicare l’errore. Senza giudizi. Perché anche se si sbaglia l’importante è provarci, che è di per sé già difficile.  Per questo non ci sono mai voti di fronte alle performance.

“Il bello è che tutto questo viene insegnato e appreso lungo il percorso in modo spontaneo.” Ci dice l’insegnante di recitazione, che conclude: “non troviamo mai infatti, all’interno di un corso di recitazione, l’imposizione di un sistema canonico, di regole ferree e di schemi quotidiani o scolastici. La parola libertà è fondamentale, perché è proprio grazie ad essa che si impara e si cresce!”

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